«Ciao, sono un cestino: salvatemi!» sul web la denuncia di un cittadino

Numerosi cestini per piccoli rifiuti sradicati e l'appello di un cittadino: il popolo del web accoglie la richiesta, risponde all'accusa e lascia al sindaco le rassicurazioni

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Buona parte dei cittadini ormai, si sa, sono molto presenti e attivi nel loro comune, pronti a richiedere ciò di cui necessitano e a segnalare ciò che non va. Talvolta, l’attenzione esercitata sul territorio si unisce a una fervida immaginazione e a una grande ironia: è quello che è accaduto a Cernusco mercoledì, quando un cittadino – giustamente indispettito da una situazione non solo di poco rispetto verso il bene pubblico ma anche di disagio per i cittadini – ha pubblicato su un gruppo Facebook un post che, corredato dalla foto di un cestino danneggiato, richiede, tra il serio e il faceto, l’intervento dell’amministrazione, lanciando un’accusa agli operatori ecologici che operano sul territorio:

Ciao, sono un cestino per i piccoli rifiuti posizionato dietro all’osservatorio astronomico vicino al Naviglio Martesana. Ho visto altri miei amici fare la stessa fine: prima cadono misteriosamente a terra, poi dopo un po’ spariscono, e a volte dopo qualche tempo sparisce anche il palo di sostegno”.
Fin qui il cittadino ritrae una situazione incredibile, alla quale sicuramente bisognerà trovare una soluzione. Poi, l’ipotesi: “Solitamente si dà la colpa di tutto questo ai ‘soliti vandali’, ma non è mai venuto il sospetto a nessuno che meno cestini ci sono in giro e meno hanno da lavorare gli operatori ecologici che devono fare quel determinato giro? A pensar male si fa peccato, ma si indovina. Vi prego non fatemi fare la stessa fine, rimettete tutti i miei amici dov’erano stati previsti, anche qualche nuovo amico non farebbe male, magari vicino alle scuole!”

Il post ha scatenato diverse discussioni riguardo gli operatori incaricati di ripulire la città dai rifiuti, tra chi li accusa di svolgere un lavoro fin troppo semplice e chi invece riconosce le fatiche dovute al loro mestiere che li costringe per le strade tutto il giorno, accusando di calunnia il cittadino colpevole di aver scritto il post. Tra i vari commenti spicca quello del sindaco Ermanno Zacchetti, che, riprendendo i toni satirici dell’autore della denuncia, risponde ‘direttamente al cestino’, esprimendo il suo punto di vista sulla faccenda.

Carissimo cestino modello Milano – inizia il primo cittadino – grazie per la nota che hai rivolto a tutti noi e per il servizio che hai compiuto fino a qui insieme ai quasi mille altri tuoi colleghi sparsi sul territorio di Cernusco sul Naviglio. Dalla foto non sembri messo male, probabilmente sei ancora in forma e tornerai in servizio. Purtroppo sei stato vittima di un atto di inciviltà che ha visto coinvolte altre realtà negli ultimi mesi: due fontanelle vandalizzate e una divelta, panchine graffittate, paletti di delimitazione stradale abbattuti da manovre d’auto e abbandonati da guidatori velocemente fuggiti via. Mi sto rendendo conto di come il menefreghismo di pochi – continua il sindaco – macchi il senso di responsabilità della stragrande maggioranza dei cernuschesi. (…) spero anche che le buone pratiche che ciascuno di noi condivide in questa piazza virtuale siano davvero segno di una concretezza d’azione. (…) lo scorso anno siamo stati costretti a installare una decina di nuovi cestini arancioni, e come sai, avete un costo di 45 euro più la manodopera di installazione del paletto”.

Il messaggio del primo cittadino si conclude con un invito ad avere fiducia nell’amministrazione, senza commentare l’accusa rivolta agli operatori ecologici. “Interverremo presto, dice, e la risposta sembra calmare le polemiche, spingendo i cittadini a cogliere l’occasione per interpellare a loro volta il sindaco per segnalare ulteriori problemi riscontrati in città.

Insomma, sembra che il web 2.0 giochi un ruolo sempre più decisivo per quanto riguarda il presidio del territorio da parte dei cittadini, e quando, oltre a loro, le denunce iniziano a partire direttamente dai beni pubblici deturpati, allora possiamo davvero parlare di una città ‘viva’.