Entusiasmante e anche un po’ angosciante. E’ così che Cinzia Andreoni, storica insegnante della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo Monte Grappa di Bussero, descrive il suo viaggio in Somalia. Lei che dell’Africa si può dire sia una veterana: “Sono stata in Egitto, in Libia, in Marocco, in Mali. E poi in Senegal, in Etiopia, in Kenya, in Tanzania, in Namibia, in Madagascar, in Sudafrica, in Botswana…”
Ma, nonostante affermi che i due viaggi che le sono rimasti nel cuore sono quello in Mali e quello in Etiopia, con la Somalia ha un legame davvero speciale. E’ in questo Paese infatti che Cinzia sta realizzando quello che è da sempre stato il suo sogno nel cassetto, ovvero aprire una scuola in Africa, o ancora meglio sostenere l’istruzione nel Continente Nero. E’ questa la finalità dell’associazione Under the Same Sky, nata circa cinque anni fa a Bussero come progetto di gemellaggio tra alcune classi della scuola primaria locale e il CFS (Child Friendly Space) del campo di Halabooqad, una delle pochissime scuole dell’infanzia in Somalia, già sostenuta dal GCPD (Galkayo Education Center for Peace and Development).
“Per anni ho chiesto a tutte le persone che conoscevo e che avevano contatti in Africa di creare un gemellaggio, ma nessuno ha mai accettato. Mi rispondevano che era troppo complicato. Poi l’ho chiesto a Faduma M. Dirie, un’educatrice somala che è stata per lungo tempo in Italia e che oggi è la coordinatrice del progetto presso la scuola del campo. Lei mi ha detto di sì” – racconta Cinzia. “Con totale incoscienza mi sono recata in Somalia e ho visto che numerosi bambini necessitavano di essere spostati dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria”.
Da lì è partito il tutto. Oggi l’associazione coinvolge dodici classi della scuola primaria di Bussero e una terza media, mentre in Somalia si contano cinque classi della scuola primaria e 95 bambini del CFS, per un totale di 268 bambini.
“L’associazione sostiene il progetto a livello economico, stipendiando gli insegnanti e fornendo materiale didattico. Ma non solo” – spiega l’insegnante. L’obiettivo iniziale del gemellaggio era mettere in contatto i bambini tra di loro non attraverso internet, ma attraverso i loro lavori, principalmente d’arte. Le scuole somale infatti sono scuole di tipo tradizionale, senza laboratori didattici creativi. Così le insegnanti italiane, in collaborazione con Cinzia che coordina il progetto, propongono vari lavori che a loro volta gli insegnanti somali svolgono con i loro alunni.
“Tra le cose che più ricordo di questo mio ultimo viaggio in Somalia – afferma Cinzia – è il laboratorio che ho tenuto con gli insegnanti. I maestri Somali hanno seguito corsi per insegnare, ma non hanno mai fatto nulla di arte, soprattutto arte grafica. Faduma insiste molto su questa materia perché i bambini ne hanno bisogno. Sono bambini che non hanno mai vissuto periodi di pace e che non conoscono le tradizioni del loro paese, oggi governato dagli Al-Shabaab (gruppo jihadista sunnita di matrice islamista, n.d.r.). Così ho tenuto questo corso per insegnanti ispirato a Bruno Munari. L’attività richiedeva di disegnare degli alberi e i maestri li hanno disegnati esattamente come li disegnano i miei bambini di prima elementare. Non erano capaci. E mi è venuto da ridere. Mi hanno fatto tenerezza: ce la mettevano tutta, ma… Però sono stati bravissimi perché nei giorni seguenti ho visto che alcuni di loro anziché fare la lezione tradizionale, riproponevano il lavoro degli alberi ai bambini”.
L’emozione più grande per Cinzia è sicuramente stata rincontrare le ragazzine, un po’ cresciute, conosciute negli scorsi viaggi: “Si ricordavano di me, mi hanno scritto e cantato una canzone apposta per me e sono scoppiata a piangere. E salutarci, al termine del mio soggiorno, è stato difficilissimo. Credo che sappiano che una parte di me è lì con loro”.
Numerosi i progetti realizzati negli anni e tra questi c’è un libro che raccoglie le foto di tutti i bambini, somali e italiani, accompagnate da brevi testi scritti in tre lingue (italiano, inglese, somalo) in cui ognuno di loro racconta qualcosa di sé. Qualcuno parla di come trascorre la sua giornata, qualcuno del suo migliore amico, qualcuno di ciò che ama fare… “Questo progetto ci ha aiutati a far capire ai bambini italiani che siamo veramente Under the same sky, ovvero sotto lo stesso cielo. Certo agli occhi dei miei alunni era subito balzata agli occhi la povertà dei bambini somali, ma poi si sono accorti che nonostante si provenga da Paesi diversi, si abbia una cultura diversa e nonostante i bambini somali abbiano meno cose rispetto a loro italiani, entrambi hanno i propri amici; giocano e litigano; hanno il proprio l’animale domestico che magari è una capra ma non importa; si mettono occhialetti colorati per sentirsi più belli. Le bambine somale portano il velo e se le italiane si stupiscono del fatto che lo indossino, le somali si chiedono perché le italiane non lo abbiano. Per loro è un accessorio moda, con il velo si sentono più belle”.
Quello del libro è un progetto che Cinzia vorrebbe ripetere. Ma oggi le priorità sono altre: “Ad agosto inizierà il nuovo anno scolastico e avremo bisogno di due aule in più per la scuola perché il numero di iscritti alla nostra scuola continua a crescere. Inoltre con Simone Zullo, fisioterapista di professione appena entrato nel direttivo dell’associazione, su richiesta della Luna Rossa (la Croce Rossa Internazionale) vogliamo organizzare dei corsi di formazione e aggiornamento per i fisioterapisti e medici del campo e attività sportive per i ragazzi”.
Il metodo di lavoro dell’associazione è anche in questo caso legato alla formazione e all’educazione dei professionisti affinché riescano a garantire un futuro migliore ai bambini e agli adulti del campo. Ciò che Under the Same Sky ha realizzato e si prefigge di realizzare è molto più che aprire una scuola in Africa: è un progetto continuativo legato all’istruzione. “Da una parte sono molto orgogliosa di aver realizzato questo sogno – chiosa Cinzia – dall’altra ho sempre il pensiero costante di dovercela fare, di continuare, perché nel momento in cui noi smettiamo di sostenerli, loro smettono di andare a scuola. E questo non può succedere”.
E’ possibile sostenere Under the Same Sky cliccando qui.