Grida elettriche

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Circola nelle vie interne della Prenestina un cielo d’avorio.

Roma,quel mattino ha un colore che struscia l’anima.

Nel prato rinsecchito e sporco che porta alla fermata della metropolitana un ragazzo cammina con le scarpe strascicate.

Ogni volta che solleva un piede prende a calci l’universo.

E’ giovane,molto magro,secco ,solo  i suoi occhi riflettono un’aria solare,ma ora è come se si fosse nuvolizzata.

Cammina velocemente,passi affrettati che calpestano il terreno.

Non ha nulla da fare in quel periodo, la scuola è finita con una sonora bocciatura.

Uno sbrigativo colloquio dal preside con sua madre .

“Non parla,non si capisce perché,ma qui non può stare è impossibile tenerlo ancora.”

Da più di un anno ha deciso di non parlare più.

Ha scelto il silenzio con tutti: a scuola,con i ragazzi,in famiglia.

Silenzio assoluto ,nemmeno : passami il pane,esco,ci troviamo al bar,vado a lavarmi,niente.

Sua madre non si affaccia mai alla finestra a volte sbatte le tende,ha riempito la casa di mobili vecchi e sporchi.

Lo ignora e lo rimpinza di cibo che lui butta nel secchio.

Il padre,impiegato comunale,torna alla sera beve vino ,  ingurgita il cibo e si addormenta sulla poltrona.

Silenzio fatto silenzio.

Sonno rinchiuso di sogni sognati.

Lui suona una chitarra elettrica che ha trovato al mercato dell’usato.

Batte lentamente nella sua gola una virgola strana.

E’ notte,sente alla radio un annuncio.

“II servizio civile ti cerca,può essere un’opportunità per te .

Pensaci!Vieni con noi”

Il cuore comincia a battere ritmato,forte.

“Potrò uscire,potrò uccidere mio padre,avrò un po’ di soldi miei”

“Io ci vado.”

Al mattino Roma si fa rosa di carne”

Ci vado,ci provo”esce e si dirige verso la metropolitana.

Ormai è giorno pieno,l’aria si fa densa di freddo,è come se lo spingesse fuori.

“Sarà un posto pieno di gente che urla,che sta in fila.

Sarà pieno di regole che io non riuscirò nemmeno a capire,sarà spaventoso.

Ma io ci vado,ci sarà pure una porta per entrare e una per uscire,”

E’ Natale,arriva alla Stazione Termini sente come un suono di batteria,sonaglini ingenui di tamburelli,girelli di pagliaccio.

Sono  bambini che lo circondano,lui ha paura persino di essere toccato.

In lontananza arriva un canto inglese militaresco ,sono un gruppo di uomini.

Ha paura,scappa,prende una via a caso.

Entra in una chiesa,sente delle voci di donna che intonano canti liturgici ,sono preghiere  che profumano di arancio.

Quei canti lo tranquillizzano ,lo curano e lo rimettono sulla strada.

Fa freddo ,ritorna verso la stazione.

Roma è nera di lampioni paurosi.

Vede degli uomini accartocciati su cartoni ondulati  con le bottiglie  di birra..

Sono vicini ai treni ,ci si butta anche lui ,prende i cartoni,i suoi sono quelli più sporchi e puzzolenti.

Nessuno gli parla,solo gesti incomprensibili.

Dorme .

E comincia a salire la sue rabbia ridente.

Si sveglia,arrivano dei ragazzi,distribuiscono caffè latte e pane.

Beve e mangia di gusto.

Sente come una malinconia riconosciuta,una fragrante tristezza e sale sempre di più la sua rabbia ridente.

Chiede ai ragazzi dove può farsi una doccia e cambiarsi.

Poi si incammina verso l’indirizzo che ha sentito alla radio.

Sul viale vede una ragazza molto carina,tutta rosa,vestita di bon bon.

“Ciao”gli dice e gli sorride,sale ancora la sua rabbia ridente.

Lui scrive un numero su un foglietto glielo dà sorride e se ne va.

Passa in una  strada molto stretta ,sente arrivare una musica dalle cantine,è jazz,John Coltrane ,Blue Train.

Dolci note,notti dolci.

Quanto tempo?

Quanti duri confini?

Quanto ferro nella gola?

Il sogno americano arriverà e lo avvolgerà come una soffice nuvola.

“Ce la farò,entrerò,saluterò dritto sull’attenti,scriverò quella domanda ,poi saluterò ancora e me ne andrò.

Sì,sì ,devo fare così,uno,due e tre,eccomi”

Entra in uno stanzone pieno di tavoli e sedie metalliche allineate,lo accolgono,cominciano a fargli domande generiche:nome,cognome,età,indirizzo.

Lui risponde meticolosamente con le mani sulle ginocchia.

Gli danno un modulo da compilare.

Deve spiegare le sue motivazioni,raccontare un po’ di sé.

Gli prende il panico,non sa cosa rispondere .

Pensa :”Ho sentito un annuncio alla radio e poi una musica;  era un rock and roll ballabile,mi è piaciuto,mi ha dato felicità”.

Ma io non so parlare ,tantomeno scrivere,ma  come faccio?

ll silenzio è stato la mia sola via ,la mia salvezza e adesso cosa faccio?

Come glielo spiego,mi sbatteranno via?

Come faccio a dire che è la musica che mi ha portato qui,mi prenderanno per matto.”

Si avvicina un ragazzo ha dei fumetti sotto il braccio ,ha un volto ridente ,occhi rivolini  neri,accoglienti, non  fa paura.

Lo vede in difficoltà ,sente il suo disagio,lo percepisce dalla pelle.

Anche lui in passato ha camminato in equilibrio sui muri,ma doveva fare in fretta a buttarsi giù ,c’erano i cani che lo scrutavano.

Si chiama Dario,come l’imperatore .

“Ma di che ti preoccupi,?

Scrivi che ti interessano i loro progetti,che hai sempre voluto aiutare gli altri ,sei sensibile e istruito,stop, e via, iah”

Scrive di corsa ha paura di dimenticarsi non le parole ma il tono,ringrazia e consegna.

Gli fanno una fotografia,perché non l’aveva portata con sé.

La macchina fotografica riflette la luce delle finestre e gli specchietti il cielo blu.

Esce ,cerca un luogo dove poter stare ,si butta su una brandina,si copre e si addormenta subito.

Sogna :Roma di pastosa felicità dormita.

Gli daranno un posto dove dovrà occuparsi di bambini autistici nelle scuole.

Il respiro comincia ad allargarsi nella sua rabbia ridente.

Roma diventerà il centro e il teatro della sua vita nuova e continuerà a suonare grida elettriche.