Max e Andrea sono ancora su quelle scale grigie, a fumare una sigaretta e a guardare la trafficata via Verdi nelle prime ore del mattino, ma le insegne sono state rimosse e le vetrine, vere opere d’arte negli anni che furono, coperte da tende nere.
Ora ci sono solo scatoloni e capi ancora esposti,nel negozio che ha fatto la storia a cavallo del secolo, dell’abbigliamento milanese.
Sì perché Pilatino come lo abbiamo conosciuto noi non è nato a Cernusco bensì in viale Padova a Milano. “Nostro padre aveva un negozio di scarpe in via Padova, noi abbiamo iniziato a vendere scarpe da tennis nel suo negozio, erano nuove e diverse e ai ragazzi piacevano- racconta Massimo Pilato, conosciuto come Pilatino – quando poi nel 1994 abbiamo iniziato a vendere le Buffalo, che in Italia non vendeva ancora nessuno, abbiamo veramente iniziato a pensare in grande”. Da lì in poi gli affari hanno girato bene e il marchio inizia a farsi conoscere fino all’arrivo, nel 2001, a Cernusco.
Un negozio grande, in una posizione periferica di Cernusco, con un ampio parcheggio davanti. All’interno grandi marchi, musica alta e la capacità di creare un brand, “Pilatino Italy“, che campeggiava ovunque. Discoteche, locali, eventi, nulla accadeva nella movida milanese senza che comparisse il nome Pilatino. “La gente veniva qui perché trovava quello che in giro non si vedeva – prosegue Max – c’era la volontà di avere il marchio, la scritta, il brand. Con il tempo questo concetto si è perso e per una serie di fattori oggi ci vediamo costretti a chiudere questo punto vendita”. La perdita di appeal dei capi brandizzati, ma anche la crisi finanziaria, la crescita della grande distribuzione (e delle rispettive catene di abbigliamento) e lo sviluppo dell’ e-commerce hanno portato a non avere più i presupposti per mantenere aperto il punto vendita.
Ma due fratelli così non si sono di certo persi d’animo e hanno trovato altre strade. Da anni Pilatino apre degli store a Formentera per tutta la stagione estiva e punta molto alla parte di distribuzione. “Abbiamo marchi che vengono distribuiti in varie parti del mondo, partecipiamo a fiere a Parigi, New York, Londra. Dal dettaglio alla distribuzione, in modo tale da restare sempre aggiornati.”
Si chiude un’era dunque, si chiude insieme a quell’insegna che non c’è più, a quelle vetrine ora spente e vuote. Ma non è ancora ora di piangersi addosso, di pensare che sia tutto finito: lì, seduti su quei gradini grigi che danno su via Verdi, per Max e Andrea (e per tutti noi) è già domani.