Dopo scontri, liti e contrasti si è giunti alla fatidica data: il prossimo giovedì 18 maggio, vi sarà un incontro tra i Comuni della periferia di Milano, il Prefetto di Milano, Luciana Lamorgese e il Ministro dell’Interno, Marco Minniti, per sottoscrivere il protocollo “per un’accoglienza equilibrata, sostenibile e diffusa dei richiedenti protezione internazionale”. Dopo aver indicato le formule per la ripartizione, in questi giorni sono state rese note le cifre. Per quanto riguarda i Comuni dell’Adda Martesana, troviamo il reticente Cologno Monzese in cima alla lista, con un totale di 131 profughi cui trovare una collocazione; segue Pioltello con 100 individui, Segrate con 95, Cernuso sul Naviglio con 91, Vimodrone con 46 e Cassina de’ Pecchi con 37.
Già nei giorni scorsi la notizia aveva visto spaccata a metà l’amministrazione della Martesana, con un gruppo di Comuni, con a capo Pioltello, impegnati a collaborare con la Prefettura per gestire l’emergenza, contrapposti ad un altro gruppo, capeggiato proprio da Cologno, che ribadiva fermamente il proprio no alle richieste di accoglienza.
A pochi giorni dalla firma del protocollo abbiamo raccolto le dichiarazioni dei primi cittadini per fornire un quadro generale della situazione. Ciò che si evince dalle parole dei sindaci è la volontà di collaborare con la Prefettura e con gli altri Comuni, in un clima di solidarietà e supporto reciproco, anche se non mancano le incertezze e i timori, soprattutto per quanto riguarda la capacità fisica del territorio comunale di assorbire tali numeri. L’unica voce fuori coro pare essere proprio quella di Angelo Rocchi, sindaco di Cologno Monzese, il quale ha dichiarato fermamente che “Cologno non vuole questi migranti”, reputando prioritaria la necessità di “risolvere i problemi stazionari di Cologno in termini di occupazione ed abitazioni”. Sull’incontro di giovedì Rocchi è chiaro: “non ci sarà collaborazione da parte del Comune“.
Toni più riflessivi vengono utilizzati dal sindaco uscente di Cerusco Sul Naviglio, Eugenio Comincini, il quale dichiara che “Noi come amministrazione dimostriamo pieno spirito di collaborazione e di solidarietà verso tutti i colleghi che si sono resi disponibili per questa criticità. Ma siamo anche consapevoli delle difficoltà che possiamo avere in un contesto come Cernusco, dove gli affitti sono tra i più altri della Martesana e si fa fatica a trovare spazi pubblici a disposizione”.
Giudizio in sospeso, invece, per Antonio Brescianini, anche questi sindaco uscente di Vimodrone, il quale ha precisato di aver deciso, assieme all’attuale amministrazione, di rimandare la decisione al post-elezioni: “Abbiamo chiesto di sospendere la decisione, in quanto ci sembrava più corretto verso chi verrà dopo”. Tuttavia, anch’egli auspica una stretta collaborazione con la Prefettura per risolvere “il problema delle strutture in grado di accogliere i profughi, che, ad oggi, non ci sono”.
Parole più entusiaste, invece, provengono da Bussero, Carugate, Cassina e Segrate. “A Bussero aderiamo perchè noi governiamo con il coraggio della responsabilità, perchè questo è l’unico modo per far convivere solidrietà e legalità e perchè non possiamo più avere paura della paura” ha dichiarato Curzio Rusnati, primo cittadino busserese.
“Sul tema dell’integrazione ci vuole coraggio e ostinazione per mettere in atto una politica lungimirante e non dettata dalla propaganza o dall’inguenuità – ha dichiarato Paolo Micheli, sindaco di Segrate -. Il modello di accoglienza che abbiamo in mente e che intendiamo realizzare dev’essere sicuro, sostenibile e diffuso: per questo abbiamo firmato il protocollo, perchè se l’impegno è di tutti l’integrazione è migliore”.
Per quanto riguarda Carugate, invece, la Città sembra essersi portata già avanti: “A differenza degli altri Comuni, stiamo già facendo la nostra parte accogliendo 12 profughi attraverso progetti con Caritas Lombardia ed altre cooperative – ha dichiarato il sindaco Luca Maggioni -. Siamo disponibili anche a valutare nuove forme di accoglienza, chiaramente nelle modalità più adeguate e sempre con correttezza”. Tuttavia, Maggioni non firmerà il protocollo giovedì “per aspettare di portarlo prima in consiglio comunale, per un confronto anche con le altre forze politiche”.
Decisamente più convinto sulla strada da seguire risulta Massimo Mandelli, sindaco di Cassina: “Se ogni Comune fa una piccola parte, insieme possiamo rafforzare il sistema di accoglienza, scongiurando il rischio di collasso per i singoli Comuni”. Per quanto riguarda invece la risposta della cittadinanza Mandelli non ha dubbi: “Sono certo che la comunità saprà dare la risposta giusta. I profughi possono essere visti come un’opportunità ed una risorsa per la comunità, ad esempio attraverso lo svolgimento di lavori socialmente utili”.
“Con la firma del Protocollo da una parte contribuiamo a fare fronte all’emergenza cui il nostro Paese è sottoposto dall’arrivo sulle nostre coste di migliaia di richiedenti asilo. Dall’altra abbiamo stabilito dei criteri condivisi per un’accoglienza di qualità, partecipata, progressiva negli arrivi, definita nei numeri e nei luoghi – ha concluso Ivonne Cosciotti, sindaca di Piotello -. Tutti temi che saranno oggetto di confronto al Tavolo con la Prefettura e la Città metropolitana, per una rendicontazione condivisa di tutte le attività specifiche volte a favorire l’integrazione e la sicurezza nei nostri territori”.
SABINA DE SILVA
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