Che ci fossero divergenze insanabili tra l’amministrazione di Angelo Rocchi e il capogruppo PD all’opposizione Giovanni Cocciro, era cosa evidente da tempo, con una brusca accelerata a toni forti a partire dall’ormai noto consiglio fiume dello scorso 8 febbraio (qui), e un epilogo che chiude il confronto con una querela per diffamazione partita a firma del sindaco e dell’assessore Dania Perego.
“Il confronto e la dialettica politica sono normali e fanno bene alla città stessa, ma il tutto deve rimanere nei limiti del rispetto reciproco e dei rapporti civili -ha dichiarato Perego- Non sono ammissibili affermazioni diffamatorie al limite dell’insulto provenienti proprio da chi ama riempirsi la bocca di parole come pace e accoglienza. Io e il sindaco abbiamo deciso di procedere per vie legali depositando dai carabinieri un esposto querela nei confronti di Giovanni Cocciro che si è fatto leader di questa campagna di bassa lega“.
In quel interminabile consiglio comunale, uno degli argomenti caldi, con tanto di protesta in aula, fu quello della chiusura della Scuola d’Italiano per Stranieri di via Milano, causa per la quale Giovanni Cocciro si è speso (e si sta spendendo) molto, così come Loredana Verzino di CSD. Le dichiarazioni del capogruppo che finiranno al vaglio di un giudice, partono proprio da quel giorno sino ai primi di marzo. Frasi e dissertazioni comparse su Facebook in questi mesi dunque, verranno passate sotto la lente d’ingrandimento per verificare se sussistano i presupposti per il reato di diffamazione del quale Perego e Rocchi accusano il collega del PD.
Spulciando vecchi post su Facebook firmati dal capogruppo Cocciro, si trovano frasi indirizzate all’amministrazione, definita “razzista“, “fascio leghista“, o appellativi indirizzati a Dania Perego definita ironicamente “assessore alla (d)istruzione“. Sono queste, con ogni probabilità, alcune delle frasi finite al centro della querela, azione che Perego e Rocchi intraprendono a titolo esclusivamente personale assumendosi personalmente eventuali oneri. “Non è possibile tacciare la mia amministrazione di razzismo solo per aver scelto di allocare in modo diverso, e non cancellare, le risorse a nostra disposizione sul tema dell’integrazione -ha spiegato Angelo Rocchi– Abbiamo deciso, in Giunta e poi in Consiglio Comunale, di usare i fondi disponibili per integrare i nuovi cittadini stranieri partendo dalle famiglie e dalla scuola, con cui abbiamo condiviso il percorso. Credo sia del tutto legittimo rivedere le decisioni intraprese dalle precedenti amministrazioni, i cittadini hanno scelto di cambiare e saranno loro a valutare le nostre azioni. Qualcuno dovrà pur farsene una ragione, prima o poi“.
Da quando il reato di diffamazione mezzo social è equiparato a quello mezzo stampa, va da sé che l’accusa di diffamazione può ritenersi aggravata, come vale per i quotidiani ad esempio, poiché il post su Facebook può raggiugnere un’utenza potenzialmente numerosissima. Recenti sviluppi giudiziari però, potrebbero tranquillizzare Giovanni Cocciro. A gennaio 2017 infatti, il GIP di Milano Maria Vicidomini, archiviò l’accusa di diffamazione mossa da Matteo Salvini (Lega) a Cecile Kyenge (PD), dopo che l’ex Ministra per l’Integrazione aveva definito la Lega un partito razzista. Il fatto non è stato considerato reato dal Giudice milanese, poiché inserito “nell’esercizio del diritto di critica politica” (qui l’ordinanza), e poiché analizzato alla luce del contesto e delle circostanze in cui si è verificato.
“Indipendentemente da questo sono tranquillo -ha spiegato il capogruppo PD- Se il sindaco con queste cose vuole mettere a tacere l’opposizione, si sbaglia di grosso. Non indietreggio di un passo e continuerà a fare il mio lavoro mettendo in luce le azioni scorrette che questa amministrazione opera contro le fasce più deboli della popolazione. Se il giudice deciderà di aprire un fascicolo, sono qui per parlarne“. A sostegno di Cocciro si è espresso anche il segretario PD Colognese Alessandro Morsilli, che proprio su Facebook ha ribadito e chiarito la sua posizione: “Credo che molti cittadini colognesi, non solo del PD, percepiscano gli atti di questa giunta come guidati da una visione xenofoba, che individua nello straniero un nemico da combattere, contrapponendo gli interessi degli italiani a quello degli immigrati, alimentando così una pericolosa guerra tra poveri” scrive il segretario, che conclude poi: “Il razzismo è nel DNA della Lega sin dalle sue origini, un tempo ne erano vittime i meridionali, adesso è il turno degli stranieri. Non si può negare l’evidenza delle cose! Esprimo a Giovanni Cocciro tutta la mia solidarietà, confermandogli che gli sono vicino in questa battaglia per una società più giusta, dove tutte le persone in difficoltà, indipendentemente dalle loro origini, vengano aiutate!”
Sebbene le accuse siano di diffamazione, Angelo Rocchi scoperchia un vaso con questa querela, e spiega come da tempo stesse annotando tutti gli atteggiamenti del consigliere PD durante le sedute consiliari: “Mi sono sentito in dovere di querelare il Capogruppo PD Giovanni Cocciro che in questo periodo sta andando ben oltre il suo ruolo di consigliere comunale -si legge nel comunicato del sindaco. […] Dopo quasi due anni di governo, ho registrato che il Capogruppo del PD Cocciro in Consiglio Comunale ha spesso atteggiamenti provocatori che vanno ben oltre la corretta e utile dialettica politica, questo a mio avviso è controproducente e non fa altro che allontanare i cittadini dalla politica locale, così come riportatomi dagli stessi“.
Dunque una pagina di politica che è indice di un momento davvero triste in cui la comunicabilità tra le parti è pari a zero. Dania Perego, che fa sapere come si stiano attivando ricorsi contro altri singoli che su social hanno espresso critiche fortemente offensive verso al Lega, conclude dicendo: “Siamo stati eletti democraticamente dai cittadini di Cologno Monzese che ci hanno dato mandato di governare secondo il nostro programma elettorale votato a maggioranza. Tutto ciò fa molto arrabbiare chi ormai si vede messo da parte […] Mi auguro che prevalga il buon senso e si ritorni a toni civili e rispettosi per tutti“.