C’era stato un corteo, poi un presidio davanti al comune sfociato in una richiesta di udienza durante il consiglio comunale di febbraio, ma la situazione, per il Centro di Lingua e Cultura Italiana per Cittadini Stranieri e il Centro Interculturale delle Donne, non era cambiata: chiuderanno a fine anno scolastico, poiché l’amministrazione comunale ha scelto di non rinnovare la convenzione in essere, dirottando il proprio investimento per servizi volti all’integrazione nelle scuole comunali (abbiamo spiegato meglio tutto qui).
Se amministrativamente parlando la questione era (ed è) chiusa così, a livello sociale la vicenda ha suscitato un’ondata di partecipazione popolare, che giovedì 16 marzo ha trovato concretezza in un’assemblea pubblica organizzata da una sfilza di realtà promotrici. L’auditorium di via Petrarca si è presentato gremito come in poche occasioni, e tutto è iniziato con un’accoglienza a base di dolcetti preparati dai migranti studenti del corso d’italiano e dalle donne del centro; un momento di condivisione e ritrovo prima di una serata piuttosto intensa.
Costanza Bargellini, docente e responsabile della Scuola, ha presentato ciò che in questi ultimi mesi ha già ripetutamente mostrato all’amministrazione e alla stampa, dati e immagini su quanto svolto dalla scuola e dal centro donne, rimarcando ancora una volta, il dato qualitativamente d’eccellenza dei corsi di studio offerti dalla scuola, la centralità del servizio, e l’importanza del valore culturale e sociale di un luogo d’integrazione come quello per le donne. Sono stati gli stessi studenti, ed ex studenti, a intervenire e testimoniare l’importanza fattiva di questo percorso nelle loro vite, con testimonianze anche commoventi sul valore di questo progetto nel quotidiano, nel loro presente e, ancor più, nelle prospettive per il loro futuro.
Moltissime sono state le domande che hanno incalzato il dibattito tenutosi nella seconda parte della serata, in cui si è lasciato spazio a chi voleva saperne di più, approfondendo nel dettaglio ogni aspetto dei due servizi in procinto di chiudere. Il concetto più volte ribadito è stato quello riportato anche sul manifesto pubblico, e cioè che l’importanza culturale e sociale dei due servizi sta nel comprendere che “l’inclusione e la prevenzione del disagio partono dalla lingua e dal fare cose insieme”, mission questa dei due centri siti nella palazzina di via Milano.
Al di là di questa ondata di emozione e partecipazione collettiva seguita alla notizia della chiusura dei due servizi, le prossime azioni saranno decisamente concrete. Se la petizione contro la chiusura ha già raccolto oltre 120 firme in una serata, con l’obiettivo di sfondare il tetto delle mille, un’altra riunione è a calendario per la prossima settimana, e prossimamente non è da escludere la programmazione di un altro evento collettivo “di allegra spensieratezza” come lo ha definito Costanza Bargellini.
Qualunque sarà l’iniziativa, sicuramente potrà contare sul supporto di tutti i promotori dell’assemblea del 16 marzo, tra cui hanno figurato anche politici locali di opposizione come Loredana Verzino (CSD) e Giovanni Cocciro (PD), che potrebbero proporre un consiglio comunale aperto sul tema. Oltre a loro però, centrale la presenza di singoli cittadini, e di una lunga serie di associazioni e realtà territoriali e non solo, eccole:
ANPI Cologno, Associazione Cittadini per la Salute, Associazione Culturale Benincomune, Associazione Oltre i Confini Onlus, Associazione QuiAltrove, CGIL Cologno, Cobas Cologno, Cologno Libera, Cologno Social Media, Cologno Solidale e Democratica, Coordinamento Donne Socialiste Area Metropolitana di Milano, FNP CISL Cologno, Libera Casa Contro le Mafie, MIMOPO Commercio Equosolidale, Partito Democratico Cologno, Partito Socialista Cologno, Rivista Poliscritture, Sinistra Anticapitalista, Sinistra Colognese e Unione Inquilini.