La legge del più forte non è sempre in voga. L’esempio ce lo danno i quattro ragazzi fondatori di Business Competence S.r.l., una software house con sede a Cassina de Pecchi. L’azienda milanese in questione, nel 2012 aveva proposto al colosso Facebook un’innovativa applicazione per interagire con gli amici attraverso le proprie abitudini, tracciabili dalla geolocalizzazione di bar, ristoranti e locali frequentati abitualmente.
Faround, questo il nome dell’App, sembra convincente e per questo gli Zuckerberg & Co. decidono di prendersi del tempo per esaminarla e, fino a qui, tutto sembra andare bene. Dopo qualche tempo però, la spiacevole sorpresa. Facebook lancia un’applicazione del tutto simile nella funzionalità e nell’aspetto a quella proposta dai ragazzi milanesi, chiamata Nearby, che non può non far pensare al plagio.
Business Competence non perde tempo e prende la via giudiziaria: il Tribunale di Milano accerta la responsabilità del grande social network nei confronti della software house per “concorrenza sleale e violazione del diritto d’autore”, proibendo alla società l’utilizzo di Nearby su territorio italiano, pena una sanzione pecuniaria di 5mila euro al giorno. Si tratta della prima causa persa da Facebook la cui sentenza, per disposizione del tribunale, dovrà essere pubblicata per almeno 15 giorni sulla pagina iniziale del sito www.facebook.com.
Un sentenza questa risalente al 1 agosto, ma che è stata pubblicata solo negli ultimi giorni, pur non essendo ancora del tutto definitiva, avendo infatti Facebook deciso di impugnarla. La Corte d’Appello di Milano, provvedimento del 28 dicembre 2016, ha rigettato l’istanza di sospensione della provvisoria esecutività, ma il giudizio prosegue ancora e un’ulteriore causa deciderà la cifra dovuta come risarcimento da Facebook a Business Competence.