La notizia è recentissima ed è cosa certa confermata dall’assessora alla Cultura Dania Perego: l’amministrazione non finanzierà più i 40.000 euro per il Centro Culturale delle Donne e la scuola d’italiano per stranieri, entrambi servizi con sede nella palazzina di via Milano 3 dal 2012, quando il trasferimento fu spinto dall’allora assessore Salzarulo e dal dirigente Luca Ferrieri. Non verrà quindi rinnovata la convenzione triennale in scadenza per le due realtà, con il CPA di Cinisello (Centro Provinciale Educazione Adulti).
PEREGO: SPESA TROPPO ALTA PER SERVIZI REDISTRIBUIBILI SUL TERRITORIO
“Spesa altissima per servizi che possono essere demandati su altri centri e altre associazioni che svolgono le medesime attività”. Questo il commento di Dania Perego, che in sede di approvazione di bilancio spiegherà al consiglio comunale il perché di questa scelta irrevocabile e politica, non lo nasconde. Questi servizi non sono priorità nelle linee di governo della giunta del sindaco leghista Angelo Rocchi, e se si parla d’integrazione: “che si parta dalla base vera, e noi lo faremo partendo dai bambini nelle scuole” aggiunge l’assessora.
SCUOLA E CENTRO DONNE COSA FANNO ? CENTINAIA GLI UTENTI OGNI ANNO
Ma se i centri chiudono cosa significa per la città ? Innanzitutto si parla di una media di 3500 adulti stranieri cittadini regolari serviti dal 1992 ad oggi dalla scuola d’italiano, unica in città autorizzata a rilasciare certificati di competenze validi per il rilascio del permesso di lungo soggiorno (nda: Alcune associazioni come le ACLI, offrono corsi che però non sono validi a questi fini).
Solo nel 2015 ci sono stati circa 250 iscritti ai corsi di lingua, e 180 le iscritte, donne italiane e straniere, per lo stesso anno al Centro Culturale Donne. Numeri alti che è difficile immaginare redistribuiti sul territorio o in transito in massa verso altre sedi scolastiche, sia a causa dell’impossibilità per la maggior parte degli utenti di spostarsi in autonomia, sia perché gli altri corsi di lingua organizzati in città e fuori, rischierebbero di collassare poiché non in grado di supportare centinaia di iscritti oltre a quelli già accolti.
“Conosciamo e capiamo le difficoltà incontrate dagli operatori dei servizi comunali come anagrafe, ASL, scuola, di fronte a persone che non parlano la lingua italiana -spiega Costanza Bargellini, coordinatrice dal 1998 della scuola, servizio in appalto alla Cooperativa Progetto A- La scuola offre ai cittadini stranieri gli strumenti linguistici per poter interagire con gli italiani nei diversi momenti della quotidianità, propone percorsi di educazione civica per permettere loro di conoscere le norme e le regole dello Stato italiano, ed è anche un luogo importante di socializzazione e di prevenzione del disagio; inoltre è uno strumento di monitoraggio sociale e arginamento delle radicalizzazioni“.
L’idea delle centinaia di cittadini stranieri, delle sei insegnanti della scuola, delle quattro operatrici del centro donne e delle due coordinatrici Bargellini e Liliana Airoldi, coordinatrice del Centro Donne dalla sua fondazione nel 1999, è che ci sia un ripensamento, anche a fronte del fatto che “il CPA di Cinisello ha trovato dei fondi con cui supportare la prossima attività da settembre 2017 , ed era intenzionato seriamente a dirottarli su Cologno, così da lasciare all’amministrazione solo i costi di gestione della sede -ha spiegato Bargellini- C’è ancora tempo per firmare e portare avanti il servizio con il sostegno del CPA, che dà un valore enorme alla nostra scuola perché di qualità, e addirittura potrebbe ampliarne la proposta con un supporto di nuovi computer. Grazie a loro ad oggi abbiamo attivato tre corsi intensivi e a costo zero per il comune”. A proposito l’assessora Dania Perego sembra non confermare la presenza di tali fondi del CPA.
Relativamente al Centro Culturale Donne, gli operatori e i docenti spiegano come sia diventato luogo ideale anche per alleggerire alcuni servizi comunali, come i Servizi Sociali ad esempio, Caritas o associazioni, che possono indirizzare al centro, utenti con bisogni specifici. “Costituisce uno dei pochi spazi di aggregazione per mamme con bambini -concludono- È uno spazio aperto a tutti, con proposte appositamente diversificate, che possano rispondere alle esigenze del maggior numero di donne, con interessi e caratteristiche differenti, dalle giovani mamme alle signore pensionate”.
PEREGO: “DIROTTEREMO I SOLDI SULLA MEDIAZIONE CULTURALE NELLE SCUOLE”
Fatti i conti sui servizi offerti proprio dal Centro Culturale Donne ad esempio (informazione, orientamento, cucina, informatica, danza, culture, laboratori di manualità) e su quelli della scuola d’italiano, anche i soli costi di gestione della sede sono parsi un di più per l’assessora Dania Perego, che spiega: “La scuola d’italiano per adulti può indirizzare i propri iscritti all’equivalente e vicina scuola di Sesto, anch’essa certificata, e a Cologno anche le ACLI hanno a avviato un corso. I percorsi attivati per le donne invece, toccano ambiti ritrovabili su più associazioni nella nostra città, dall’informatica alla danza, dalla cucina all’orientamento e informazione -spiega l’assessora- I soldi andranno dirottati per un progetto di mediazione culturale destinata ai bambini nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie, che avrà conseguenze positive a cascata in futuro, sui bambini stessi, le loro famiglie, le insegnanti e la città “.
COLOGNO SOLIDALE E DEMOCRATICA CHIEDE CONTO DELLA SCELTA
Loredana Verzino di Cologno Solidale Democratica, già tempo addietro aveva chiesto conto di quei 40.000 euro tolti dal bilancio per il capitolo in questione, e ora dice: “Chiudere questi centri è una bomba che esploderà in faccia al comune e all’amministrazione stessa, che chiaramente non vuole sentir parlare di migranti e integrazione -dice Verzino- C’è un’enormità di gente straniera che fatica nella comunicazione giornaliera, nello sbrigare pratiche in comune, nel comprendere a pieno le indicazioni date dalle scuole, dagli enti, dalle istituzioni con cui si vengono a trovare a contatto. La mancanza del supporto di queste due realtà creerà caos a catena nella quotidianità che complicherà la vita della città. Questi due servizi costituiscono luogo di formazione e apprendimento per i migranti, e di aggregazione tra stranieri e italiani, come avviene nel centro delle donne”.
Il discorso pare comunque chiuso, senza margini di riapertura, e con questo anno in corso l’esperienza delle due realtà pare destinata a concludersi.