VIMODRONE
IL MINISTRO DELLA DIFESA CONFERISCE LA MEDAGLIA DELLA LIBERAZIONE AL PARTIGIANO ANGELO BONETTI

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Una storia, quella che ci ha raccontato il Signor Angelo Bonetti, la sua storia. La sua vita. Abbiamo incontrato Angelo perché il 15 Ottobre del 2016 ha ricevuto dal Ministro della Difesa Roberta Pinotti, la Medaglia della Liberazione, che come cita l’invito alla partecipazione:“ è in ricordo del suo impegno, durante la Seconda Guerra Mondiale, per l’affermazione dei principi di libertà ed indipendenza sui quali si fonda la nostra Repubblica”. In questo nostro incontro ha ricordato con noi le sue gesta, il suo passato.

Era l’aprile del 1944 quando intraprese il suo viaggio. Piena guerra mondiale. Le paure, le incertezze, la solitudine e i molti dubbi, sia per il futuro dell’Italia, ma ancor più per il proprio presente, venivano comunque dopo il forte desiderio di libertà. Difficile, sicuramente impossibile, capire a fondo i sentimenti che hanno spinto il Signor Bonetti, residente dal 1948 a Vimodrone, ad arruolarsi tra i partigiani della GAP. “Avevo poca scelta: con i fascisti o contro i fascisti” ci racconta lui stesso. Trascorre sette mesi con altri partigiani sulle montagne bergamasche. Erano un gruppo di quaranta ragazzi. Quaranta partigiani della Brigata Issel, armati con fucili “parabellum automatici”, caricatori da 15 pallottole calibro 9, pistole automatiche, e bombe a mano. Questo di certo non bastava per sentirsi al sicuro ma lì, tra quelle montagne, Angelo e i suoi compagni, ci rimasero comunque. “Abbiamo dichiarato guerra all’America!” si legge con un forte tono di stupore e incredulità, tra le righe della sua autobiografia: “Il ragazzo, La storia, con una strana fortuna”. Perché Angelo Bonetti si è sempre ritenuto un uomo fortunato. “ Avevo ricevuto il richiamo per arruolarmi alla Decima Flottiglia Mas –racconta Angeloma sono riuscito, per mia fortuna, a rifiutare. Ringrazio ancora adesso il Comandante della Marina di guerra che in quel giorno, dopo il mio rifiuto di aderire come volontario, non mi arrestò”. Il coraggio di queste persone ha liberato dalle truppe nazi-fasciste tutta Val Taleggio tra cui i rifugi di Pizzino, Vedeseta, Peghera, il rifugio “Castelli, e il rifugio Alben a 2000 metri.“ Ho visto piangere, e ho pianto, per la paura, per la desolazione. Ho altrettanto subito il freddo e sono scappato dai tedeschi, correndo tra le valli, che volevano giustiziare me, e i miei ormai amici”. In questi lunghi mesi di permanenza tra le valli bergamasche, gli occhi di Angelo hanno ben visto scene strazianti che non si sono arrestate nemmeno quando il suo Comandate ha sciolto la compagnia Issel nel mese di ottobre, riconoscendo le loro precarie condizioni per affrontare un inverno gelido e ancora in conflitto mondiale. “Non so ancora adesso, come io abbia fatto a tornare a Milano: avevo pochi soldi in tasca, e seppur la guerra volgeva al suo termine, non era comunque ancora finita. Sono salito su un treno, controllato dai fascisti, che da Bergamo mi avrebbe portato a Milano”. Grazie all’enorme aiuto di una sua amica, ha aspettato, come tutta l’Italia, il 25 Aprile, nascondendosi nel suo appartamento. “Per la precisione era il 24 aprile quando in radio annunciò la fine della guerra. Mi trovavo a Locate Varesino per lavoro, ma presi subito la mia bicicletta per raggiungere i miei amici a Milano. Ero felice e quando si è giovani, non si pensa al pericolo”.

Finita la guerra, come racconta anche Angelo nella sua autobiografia, l’Italia come si sa, era distrutta. Solo nel 1947 le armi in dotazione furono restituite al governo costituito, e la dura guerra civile che scoppiò dal giorno dell’armistizio, ci mise un po’ a cessare. Seppur gli anni duri del dopoguerra, Angelo trova diversi lavori e ancor più, incontra la sua futura moglie con la quale comprerà casa proprio a Vimodrone.

Settandadue anni dopo la fine della guerra, la soddisfazione e l’orgoglio di ricevere la medaglia dal Ministero della Difesa, è grande. Come è grande l’insegnamento del coraggio che quest’uomo può dare a tutti i ragazzi di oggi.