Rita Atria, Francesca Serio, Lea Garofalo, Felicia Vartolotta, Saverio Antiochia, Barbara Rizzo
. Tra questi sei nomi potrebbe esserci quello cui sarà intitolata la nuova biblioteca di Vimodrone. Sei donne la cui vita è stata brutalmente spezzata da crimini mafiosi. L’amministrazione comunale vuole che siano i cittadini a scegliere, tra queste sei forti personalità, quella che darà il nome al nuovo polo culturale.
Per conoscere a fondo la storia di queste donne, martedì 18 ottobre alle 21.00 presso l’attuale Biblioteca comunale di via Cesare Battisti, le loro biografie prenderanno vita dalle parole e dalla narrazione del Professore Umberto Ursetta. Anche in quella serata l’amministrazione comunale metterà a disposizione le schede per la votazione, disponibili sia in Comune che in Biblioteca e a breve anche sui social. Il 10 dicembre, quando verrà inaugurata la nuova sede della biblioteca, verrà contestualmente svelato il nome scelto dai cittadini.
Ma chi erano in breve, queste figure di donne ?
Rita Atria, dopo aver deciso di collaborare con la giustizia si suicidò alla sola età di 17 anni ad una settimana di distanza dalla strage di via D’Amelio dove morì Paolo Borsellino, l’unico agitato di cui la giovane si fidasse.
Francesca Serio era la madre di Salvatore Carnevale, morto ucciso dalla mafia. Dopo la tragedia che la colpì fu ancora più convinta attivista, spendendosi contro la mafia e a favore delle donne, stringendo anche un rapporto sincero con Sandro Pertini.
Lea Garofalo fu collaboratrice di giustizia e per questo venne uccisa barbaramente nel 2009 dall’ex marito esponente della ‘ndrangheta, Carlo Cosco.
Felicia Bartolotta era la madre del giornalista e attivista Peppino Impastato, assassinato il 9 maggio del 1978 dal clan di Cosa Nostra. Anche lei dopo la morte del figlio si spese più che poté contro la mafia, e per trovare i responsabili della morte del figlio.
Saveria Antiochia disse così sulla lotta alla mafia: “La lotta contro se stessi. Ecco il vero cuore della lotta alla mafia. Battere la rassegnazione, la stanchezza, la paura”. Era la madre di un giovane poliziotto di 23 anni, ucciso durante l’attentato al commissario Cassarà nel 1985. Dopo quel fatto la donna, attivista convinta contro le mafie, scrisse una lettera all’allora Ministro degli Interno Scalfaro, in cui puntava il dito contro le “bugie dello stato”.
Barbara Rizzo fu strappata alla vita dilaniata da un’autobomba destinata al Procuratore Carlo Palermo. La donna viaggiava con i suoi bimbi piccoli, e tutti morirono nella devastante esplosione che riduce a brandelli l’auto e scaraventò i corpi sui muri di palazzi distanti duecento metri in quella che fu ricordata come la Strage di Pizzolungo.
L’invito a partecipare alla serata del prossimo 18 ottobre, è quindi molto accorato da parte dell’amministrazione. Una serata che oltre a illustrare la potenza delle vite di queste donne, sarà sicuramente un momento per continuare a ricordare l’importanza della lotta contro ogni forma di dimenticanza e d’indifferenza alle atrocità criminali commesse dalla mafia.