Ci è cascato di nuovo Sergio Maino, classe “54 e brugherese doc, che ritorna sui passi del Cammino di Santiago per la terza volta, ma in questo caso sul tracciato del vero cammino portoghese, dopo aver già percorso quello francese (2014) e quello del nord (2015). Il 28 luglio, zaino in spalla sergio si è nuovamente incamminato per la sua strada.
“Non so precisamente come e’ nata la passione per il cammino in solitario -ci ha raccontato prima della partenza- è un misto di cose diverse, dalla voglia di mettermi alla prova al desiderio di restare da solo e pensare e fare un resoconto della mia vita dopo i 60 anni e la pensione. E’ come se una strana vocina ronzasse per la testa e mi chiedesse di disporre al meglio del mio tempo, di conoscere posti nuovi, nuove emozioni e sensazioni dedicando tempo a me stesso, che è poi davvero ciò che provo nei miei cammini in solitaria”.
Non fugge da niente Sergio, felicemente sposato con Gisella e padre di due figli, anzi, va alla ricerca di cose in più da aggiungere alla sua vita e pare proprio che macinando chilometri (sono in totale circa 2000 quelli collezionati nei due cammini precedenti) ci riesca. “Durante il primo cammino, mi sono sentito veramente libero come non avevo mai provato nella mia vita e mi sono sentito completamente un cittadini del mondo. È’ stato il cammino delle emozioni forti, delle situazioni irreali e delle riflessioni -ci ha confessato- Per me è’ stato il cammino magico, mentre il secondo è stato molto più avventuroso, solitario e fisicamente impegnativo”.
L’AVVENTURA 2016 (qui la mappa)
Sergio ora è nel pieno della sua terza avventura, iniziata il 28 agosto con l’arrivo a Lisbona. Qui vi raccontiamo i suoi primi 7 giorni di cui 5 di cammino. Per le prime 48 ore infatti, il brugherese si è goduto il suo status di “peretista -come dice lui- ovvero il pellegrino turista. Mi sono girato Lisbona in lungo e in largo, sotto e sopra sia utilizzando mezzi di superficie come il mitico tram 28, che l’underground ma soprattutto con le mie gambe. Lisbona è’ bellissima, coloratissima, con quartieri moderni con strade ampie e ordinate ma, basta girare l’angolo che ci si trova in quartieri con stradine strettissime che ricordano i carruggi liguri. La città è moderna in certi quartieri e antica in altri, la gente di ogni etnia è sempre molto gentile, il traffico ordinato con i tram che si arrampicano su strade strettissime sfiorando i muri delle case, e una miriade di coloratissimi taxi-apecar coloratissimi molti dei quali completamente elettrici. Ci sono chiese, castelli, piazze, musei, e tutto condito da un sole splendente ma con un clima sempre ventilato e mai afoso”.
1° TAPPA
Il cammino vero Sergio lo ha iniziato il terzo giorno, partendo da Lisbona per giungere ad Alverca do Ribatejo, per un totale di 38 km che lo trasformano subito da peretista a pellegrino. “Il primo tratto mi porta verso la periferia della capitale, e più fuori sino al Parco Das Nacoes, un’area avveniristica costruita in occasione dell’ Expo di Lisbona del 1998, e ancora in ottimo stato dopo vent’anni. Oltre ai grattacieli, agli auditorium, ai padiglioni ora adibiti ad attività terziarie, svetta il fantastico Ponte Vasco de Gama (a lato) che mi ha ricordato i progetti del nostro fantomatico ponte sullo stretto, con la differenza che qui esiste e funziona..”. Poi la prima tappa si consuma tra paesaggi brulli e aridi con ruderi abbandonati e poche meraviglie naturalistiche che lo conducono sino a sera. “Ho trovato pochissimi pellegrini e tutti gli ostelli esauriti, così ho trovato riparo in una casa privata dove mi è stata offerta una stanzetta“.
2° e 3° TAPPA
Da Alverca do Ribatejo ad Azambuja ci sono 31km la cui prima parte “è stata molto rilassante -racconta- lungo le sponde del fiume Tejo, su una pista ciclo pedonale nuovissima ornata da splendidi murales“. Una tappa non indimenticabile la seconda, degna di nota per “il sole cocente rinfrescato da una continua fresca brezza“. Così è tempo di altri 33 chilometri, da Azambuja a Santarèm: “Una tappa completamente nella natura, nella solitudine e nel più assoluto silenzio” ci racconta Sergio mentre si riposa dopo una giornata di cammino. Accanto a lui campi di pomodori e peperoni sfavillanti, preludio ad un tratto tosto con 20km su una stradina polverosa, sotto un solo cocente e senza trovare nulla ma proprio nulla per ripararsi, e per finire un paio di chilometri in salita.
4° TAPPA
La quarta tappa ha spinto Sergio ad una deviazione: lasciare il cammino
portoghese per intraprendere quello di Fatima e poi riprendere quello portoghese più avanti. Così il percorso segna 33 chilometri da Santarema Monsanto, percorsi in completa solitudine e tra immensi campi coltivati ad alberi da frutto: “ho raccolto fichi e susine ed ero davvero solipsismo. Peccato per il caldo che la fa da padrona, credo sia arrivato abbondantemente ai 40 gradi“ ha raccontato. Il viaggio in solitaria di questa tappa termina in un edificio molto simile ad un monastero con una torre campanaria, un alloggio per sei pellegrini dove Sergio è l’unico avventore.
5° TAPPA
Il settimo giorno è quello che chiude la prima parte di questo racconto. Da Monsanto la direzione è verso Fatima e i 26 chilometri iniziano con una salita decisamente impegnativa che ha richiesto l’uso di un bastone per supportare il passo. Ma il secondo tratto di strada, 15 chilometri, è stato forse il più proibitivo sotto un sole che non ha lasciato tregua rendendo tutto quasi insopportabile e ben oltre il 40 gradi. In procinto di arrivare al Santuario di Fatima Sergio si chiedeva se sarebbe rimasto deluso come a Pietralcina, dove tutto è trasformato in un gran bazar commerciale: “La delusione che mi aspettavo non è’ stata poi così forte -ha detto-La piazza (molto grande) dove c’è il luogo del l’apparizione e la cattedrale (per me troppo moderna) è’ esente da mercanti e mercanzia e la gente è’ molto composta. Certo che all’esterno della piazza è’ un fiorire di negozi, bar, hotel e super hotel….che con la religione c’entrano molto poco”.
Ora Sergio ha già ripreso il cammino portoghese vero e proprio, ma vi racconteremo la seconda parte domenica prossima 11 settembre. Intanto il brugherese saluta così: “Ritengo che sia una esperienza a portata di tutti e gli unici due consigli che mi sento di dare a chiunque voglia fare questa esperienza e’ quello di farlo da soli e possibilmente senza problemi di tempo. Il problema è’ che poi ti ammali di cammino e che devi camminare tutti i giorni per sentirti bene.“