Questo quarto e ultimo itinerario propone un percorso inedito tra il Naviglio della Martesana e il Canale Villoresi, pedalando nel verde, tra parchi, cascine e campi coltivati. L’itinerario è comodamente raggiungibile anche da Milano in quanto inizia alla stazione M2 di Cassina De’Pecchi e finisce, dopo 15 km, a quella di Gessate. Ricordiamo che è possibile caricare la bicicletta in Metropolitana senza costi aggiuntivi.
Cassina De’Pecchi
Si parte dalla stazione M2 di Cassina De’Pecchi che sembra una lunga astronave di cemento atterrata sopra il Naviglio. Si proprio sopra. Basta infatti scendere da questa “astronave” per trovarsi subito sulla pista ciclabile che ci porterà nelle campagne della Martesana. Seguiamo il Naviglio in direzione Est per circa 500 metri e prima di arrivare al ponte del Colombirolo che conduce a Bussero, svoltiamo a destra seguendo un’altra pista ciclabile che ci porta in via Volta e via Dante. Sbucati da dietro un’alta siepe sulla Strada Padana Superiore, un semaforo a chiamata ci consentirà di attraversare in sicurezza.
La pista ciclabile prosegue per via Trieste fino a Cascina Casale, un complesso rurale ristrutturato e trasformato nella “Corte della cultura cassinese”. La corte ospita la Biblioteca Civica, il Piccolo Teatro della Martesana e la Scuola di Musica. Al centro, isolato e severo, si erge l’antico torrione (foto a lato) che dopo i recenti restauri ospita esposizioni, incontri e la sede del MAIO – Museo dell’Arte In Ostaggio. Un museo molto particolare nato dalla fantasia e dalla sensibilità del giornalista e scrittore Salvatore Giannella. Nel MAIO, con l’ausilio di strumenti multimediali, sono evocati i capolavori dell’arte italiana scomparsi durante il secondo conflitto mondiale e non ancora recuperati. Dalle capriate lignee pendono lunghi fogli con lunghissimi elenchi di opere che ancora mancano all’appello. Elenchi che per fortuna di anno in anno vanno riducendosi grazie all’instancabile lavoro dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Artistico e di chi, come questo museo, ne tiene vivo il ricordo.
Cascina Casale si trova al confine tra l’abitato di Cassina De’Pecchi e il Parco Agricolo Sud Milano, infatti seguendo la strada che gira dietro la Cascina (sul lato Sud) scopriamo che ben presto l’asfalto lascia il posto alla terra battuta di un sentiero che ci porta in aperta campagna. Dopo circa 1 km incontriamo i ruderi di Cascina Bindellera. I tetti sfondati e i muri scrostati infondono un profondo senso di abbandono o forse di fuga da una vita contadina troppo dura.
Il sentiero sfocia in via XXV Aprile a Sant’Agata. In questo piccolo borgo, frazione di Cassina De’Pecchi, ogni anno il 9 agosto si celebra la Festa di San Fermo, patrono insieme a Sant’Agata. La festa che mantiene il suo carattere devozionale, è scandita da solenni e partecipate cerimonie nella bella chiesa realizzata da Pellegrino Tibaldi nel 1572 per volere di San Carlo Borromeo. Le celebrazioni terminano con spettacolari fuochi d’artificio che ogni anno richiamano un gran numero di persone. Oltre la chiesa, verso sud si estendono i campi di fragole di Straberry, una azienda che che ha saputo unire agricoltura e produzione di energia pulita. Pannelli fotovoltaici coprono infatti le serre che producono le fragole vendute in tutta Milano da una capillare rete di Apecar (Per info: www.straberry.it).
Percorrendo via XXV Aprile in direzione Nord, verso il naviglio, incontriamo un’altra eccellenza di Sant’Agata: La Spilleria. Si tratta di un birrificio artigianale che in un ambiente accogliente coniuga la produzione di ottima birra con l’impegno sociale (per info: www.laspilleria.it). Poco più avanti, una roggia scaturita dal Naviglio divide dalla strada il Mulino Dugnani. L’edificio già documentato all’inizio del Settecento, viene definito “casa con mulino da grano e torchio da olio”. All’interno si trovano ancora gli antichi macchinari e un piccolo museo della civiltà contadina. In fondo alla via, un semaforo ci consente di superare nuovamente la Strada Padana e riprendere la pista ciclabile sull’alzaia del Naviglio in direzione di Gorgonzola.
Gorgonzola
Dopo aver superato con un ponte canale il torrente Molgora che scorre sotto il Naviglio, arriviamo ad un semaforo, qui abbandoniamo la ciclabile e attraversiamo il ponte di via Milano che conduce nel centro storico di Gorgonzola. In via Italia, dopo il Municipio, svoltiamo a sinistra in via Montegrappa, in fondo ci appare la facciata del Santuario di Santa Maria dell’Aiuto, una chiesa del XV secolo che un tempo apparteneva al vicino convento delle Umiliate. Possiamo trovare altre tracce del convento entrando nella Corte dei Ciosi (foto sopra), in via Piave 12. In fondo al cortile scorgiamo un inatteso e pittoresco angolo dell’antico chiostro costruito in ciottoli di fiume e cotto. L’edificio risalente al XIII secolo è aperto in basso da quattro archi ogivali sorretti da solidi pilasti in mattoni. Via Piave è a senso unico e senza pista ciclabile, procediamo quindi con bici a mano fino a via IV Novembre dove sopra l’ingresso di un cortile campeggia la scritta “Latteria sociale Gorgonzola” (foto sotto). La scritta è sbiadita, ma il ricordo della tradizione casearia che ha reso celebre il nome di Gorgonzola in tutto il mondo è ancora vivo. Una tradizione che, ogni anno il terzo fine settimana di settembre, rivive nella Sagra Nazionale del Gorgonzola (per info: www.prolocogorgonzola.it).
Giunti in via Argentia, giriamo a destra e dopo poche centinaia di metri a sinistra in via Verdi, in direzione delle scuole superiori. Dopo il semaforo, saliamo sul ponte che supera la Metropolitana e in fondo alla discesa giriamo a destra in via Adda. Al termine della via, una strada stretta e asfaltata porta a Cascina Vergani, dove l’azienda agricola Colombo produce e vende i suoi formaggi di capra. Ma il nostro percorso qui gira a sinistra e imbocca il sentiero in terra battuta che porta a Cascina Novellana. Il sentiero si snoda per circa 2 km in aperta campagna, a destra e a sinistra campi coltivati, prati e alberi lungo i fossi. Un paesaggio vivo, che in ogni stagione si trasforma e ci regala nuovi colori e nuovi odori, la terra arata in autunno, l’erba tagliata in primavera o “l’odore di concio sotto la vampa d’agosto”. Immagini e odori che vanno diritti al cervello e aprono cassetti dimenticati. Mi torna alla mente la poesia “Nel paese di mia madre” di Ada Negri:
[…] e ronzano mosche lucenti, ghiotte, intorno a un ammasso di concio.
Possanza di morte, possanza di vita, nell’odore del concio: ne gode
la terra dall’humus profondo, sotto la vampa d’agosto che immobile sta. […]
Giunti a Cascina Novellana, il sentiero sbuca su una piccola strada asfaltata che percorriamo verso sinistra per un centinaio di metri per poi girare a destra in direzione Cascina del Bosco. Qui la strada ritorna in terra battuta e si inoltra nuovamente tra il verde dei campi. Ma improvvisamente l’idillio si interrompe quando incrociamo la nuova Strada Provinciale 216 che porta da Pessano e Gessate. La strada, rifatta da poco insieme al lavori della TEEM, ci si presenta con l’asfalto nero, il guard rail lucido e le macchine sfreccianti sotto l’occhio vigile delle telecamere… ma neanche un attraversamento. Attenzione quindi, questo è un punto pericoloso! Mettere in sicurezza il passaggio significherebbe rendere veramente fruibile al pubblico questo itinerario che non solo consente di godere delle bellezze del paesaggio (e delle bontà dei prodotti a km0 delle cascine) ma anche di collegare due ciclovie strategiche per la mobilità sostenibile in Martesana: la frequentatissima ciclovia del Naviglio che in 38 km unisce i territori dell’Adda a Milano e la nuova ciclovia del Villoresi. Quest’ultima, in via di completamento, sarà lunga 86 km e taglierà tutta la pianura a nord di Milano, dal Ticino all’Adda, passando per Monza. Con spirito pionieristico e la speranza nel cuore, proseguiamo quindi la nostra pedalata sul sentiero per Cascina Bragosa e Cascina Castiona.
Il Villoresi
A 10 km esatti dalla partenza, incrociamo il Villoresi, (foto a lato e sotto) il secondo canale artificiale più lungo d’Italia. Prende il nome dall’ingegner Eugenio Villoresi che lo progettò alla fine dell’Ottocento. Osservando una mappa idrografica possiamo notare che tutti i corsi d’acqua che solcano la nostra pianura scorrono da nord verso sud-est, seguendo la naturale inclinazione del suolo. Il Naviglio e il Villoresi invece la attraversano perpendicolarmente, il primo scorre verso ovest portando l’acqua dell’Adda a Milano, mentre il secondo scorre dalla parte opposta portando l’acqua del Ticino verso l’Adda. Entrambi i canali alimentano un’immensa rete di fossi che copre tutta la campagna. Siamo nel cuore di un ciclopico lavoro di ingegneria idraulica che nel corso dei secoli ha modellato il territorio e trasformato la pianura asciutta in fertile pianura irrigua. Forse oggi abbiamo un po’ perso la consapevolezza del valore di questo grande patrimonio e questo itinerario ci invita a riscoprirlo e valorizzarlo, anche turisticamente. Basta leggere le parole che scrisse nel 1844 Carlo Cattaneo in Notizie Naturali e civili su la Lombardia per rendersi conto di quello che abbiamo sotto gli occhi e a volte non vediamo
[…]Noi possiamo mostrare agli stranieri la nostra pianura tutta smossa e quasi rifatta dalle nostre mani; sicché il botanico si lagna dell’agricoltura, che trasfigurò ogni vestigio della vegetazione primitiva. Abbiamo preso le acque dagli alvei profondi dei fiumi e dagli avvallamenti palustri, e le abbiamo diffuse sulle aride lande. La metà della nostra pianura, più di quattro mila chilometri, è dotata d’irrigazione; e vi si dirama per canali artefatti un volume d’acqua che si valuta a più di trenta milioni di metri cubici ogni giorno. Una parte del piano, per arte ch’è tutta nostra, verdeggia anche nel verno, quando all’intorno ogni cosa è neve e gelo. […]
Gessate
La ciclovia del canale Villoresi, a differenza di quella del Naviglio che attraversa diversi centri abitati, corre in aperta campagna alimentando innumerevoli rogge. Dopo circa 3 km la pista ciclabile incrocia la strada che porta a Gessate, la attraversiamo utilizzando un semaforo a chiamata. Qui lasciamo il Villoresi e girando a destra percorriamo la pista ciclabile che punta diritta verso il campanile della chiesa di Gessate. Entrati in paese la ciclabile ci abbandona, sulle vie del centro si aprono vecchi cortili rurali ancora abitati. In Piazza Roma, sulla sinistra, una grande Magnolia precede la Villa Beccaria. Nascosto nell’ombra della pianta sta la statua in pietra di Cesare Beccaria che nel 1764 scrisse, in parte anche in questa villa, “Dei delitti e delle pene”, il saggio che ha cambiato le leggi di tutto il mondo. La villa ospitò anche Alessandro Manzoni, Cesare Cantù e Massimo d’Azeglio.
Superato l’incrocio presidiato dalla vecchia chiesa barocca, proseguiamo fino alla chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, edificata nel 1916 e caratterizzata da un aguzzo campanile. Di fronte alla chiesa, in via Badia 44 si apre il cancello di Villa Daccò (foto a lato), oggi di proprietà comunale. L’edificio costruito nel 1835 conserva ancora i ricchi saloni affrescati e un ampio giardino al’inglese. Entriamo e giriamo attorno alla villa, alle sue spalle nel parco una collinetta alberata nasconde l’antica ghiacciaia. Nel parco è possibile concedersi una pausa al “Caffè della villa”… in fondo siamo quasi alla fine del nostro percorso. Usciti dal cancello della villa imbocchiamo la via che costeggia il lato sinistro della chiesa, allo stop giriamo a sinistra in Via Montello e dopo pochi metri entriamo nel cancello in ferro al civico 27. Qui inizia una nuova ciclabile che seguendo il torrente Trobbia costeggia l’abitato fino alla stazione M2 di Gessate.
Chi volesse ritornare al luogo di partenza in bicicletta, può riprendere la ciclovia del Naviglio (foto sotto) che scorre li vicino. Purtroppo al momento sono in corso dei lavori sulla viabilità che ci costringono a destreggiarci nel traffico per alcune centinaia di metri prima di raggiungere l’alzaia all’altezza di Villa Fornaci. Ma qui inizia un’altra storia…. Se vuoi restare aggiornato sulle proposte della Martesana seguici su www.inmartesana.org
Rubrica a cura di:
Stefano Barlassina