Ad un anno dal primo annuncio sono stati riconfermati i 300 esuberi che la Candy, la multinazionale produttrice di elettrodomestici, ha previsto per lo stabilimento di Brugherio. Si continua dunque sulla strada della riorganizzazione, conseguenza delle scelte delocalizzative che hanno portato la Candy a spostare i volumi produttivi all’estero, in primis in Cina, Turchia e Russia, chiudendo già le sedi di Cortenuova, Erba e Santa Maria Hoè.
In seguito all’incontro avvenuto lunedì 11 luglio fra il Ceo Beppe Fumagalli e i sindacati, alla presenza del Ministero dello Sviluppo Economico e dei referenti di Regione Lombardia, i lavoratori e le lavoratrici hanno deciso di proclamare uno sciopero di due ore in accordo con RSU, prima davanti allo stabilimento, poi spostandosi nella rotonda vicina bloccando il traffico.
I lavoratori non ci stanno, e hanno intenzione di continuare la loro battaglia. “È inaccettabile che, nonostante ci siano risultati più che positivi su vendite e fatturato, nello stabilimento di Brugherio rimangano ancora sul tavolo circa 300 esuberi –ha commentato Paolo Mancini, delegato Candy della Fiom CGIL Monza e Brianza– Occorre riportare i volumi produttivi nel nostro stabilimento subito, per azzerare gli esuberi e per venire incontro ai bisogni di noi lavoratori, che da due anni vediamo uno stipendio più che dimezzato”.
Questa analisi si basa su dati importanti: gli esuberi ci saranno nonostante Candy abbia chiuso il 2015 con un fatturato di 952.3 milioni di euro, con una crescita del 12,4% rispetto all’anno precedente e un aumento della quota di mercato. Ma la scelta di delocalizzare, riducendo i costi e aumentando la produttività, sembra restare lo scopo della multinazionale.
I lavoratori, preoccupati per il proprio futuro, non hanno intenzione di arrendersi. “A settembre riprenderemo il confronto con la direzione di Candy – ha dichiarato il Segretario Generale della Fiom CGIL Monza e Brianza Angela Mondellini– Chiediamo che la Direzione aziendale faccia un passo in avanti nella vertenza prevedendo il rientro di produzioni e volumi nel nostro paese. Se così non sarà, continueremo le nostre mobilitazioni”.