Il gesto simbolico era partito dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, che dopo la barbara uccisione della giovane Sara Dipietrantoni a Roma, aveva appeso un drappo rosso fuori dal suo ufficio, monito contro la violenza di genere e il femminicidio: “Voglio lanciare un appello agli uomini consapevoli, che come noi hanno orrore per il femminicidio. Non lasciateci sole, uniamo le forze”, aveva detto Boldrini.
Vimodrone e Segrate sono stati i primi due comuni della Martesana a raccogliere a piene mani l’appello, replicando il gesto sulle facciate dei propri comuni (nella foto copertina Segrate a sinistra e Vimodrone a destra). Altri paesi pare porteranno in consiglio comunale questa proposta, che seppur simbolica, indica una presa di posizione chiara delle amministrazione aderenti, che vogliono esplicitamente metterci la faccia.
“Abbiamo aderito convintamente a questa iniziativa per sensibilizzare la nostra comunità sul tema delicatissimo del femminicidio –ha commentato l’assessora alle Pari Opportunità di Vimodrone, Osvalda Zanaboni– Per prevenire e contrastare la violenza di genere, diventa sempre più necessaria un’attenzione particolare e rinnovata da parte delle Istituzioni, con iniziative capaci di incidere sul retroterra culturale e valoriale che la genera, con il coinvolgimento soprattutto dei giovani, attraverso la promozione di una cultura di parità fra i generi. E’ fondamentale la prevenzione e l’istruzione delle ragazze e dei ragazzi, delle donne e degli uomini; la cultura del rispetto della persona, la sicurezza nelle città, norme a tutela delle donne vittime di violenza, centri di consulenza per le donne bisognose di aiuto”.
Vimodrone ha dunque detto sì, o meglio, il consiglio comunale riunito nella seduta del 13 giugno ha approvato all’unanimità dei presenti in aula, la proposta presentata dall’assessore Zanaboni, e così è stato a Segrate, dove l’amministrazione ha ragionato sui 59 omicidi con vittime donne, che da gennaio hanno già insanguinato il nostro paese per mano di uomini.
Anche qui è l’assessora alle Pari Opportunità Santina Bosco, a dar conto della scelta: “Come esseri umani dobbiamo condannare e deplorare ogni discriminazione contro le donne, dalla violenza al mancato riconoscimento della loro dignità come persone –ha commentato- Come cittadini di un paese civile dobbiamo indignarci tutte le volte che una donna viene violentata o uccisa perché non si è piegata a un uomo-padrone. Ma è violenza anche quando una donna viene discriminata nella vita di tutti i giorni: quando si prevede per le bambine solo una vita di madri di famiglia, quando una donna non viene assunta perché ha figli piccoli da accudire, quando a una donna non si riconoscono gli stessi diritti di un uomo. Le relazioni sociali tra i due sessi devono essere improntate al rispetto reciproco, a prescindere da ogni forma di diversità. E non saremo un paese civile finché questo non si sarà avverato”.
E’ forte l’urlo delle due assessore alle Pari Opportunità, e certo sarà seguito da altri esempi sul territorio.