Sono in fermento i lavoratori nel campo della sanità in Martesana che il 10 giugno scorso sono scesi in piazza. Alle tradizionali problematiche dell’ ASST Melegnano e della Martesana (Azienda Socio Sanitaria Territoriale, ovvero la ex Asl), legate per lo più al frequente cambio di dirigenza e all’ampia estensione del territorio che interessa, da qualche mese se n’è aggiunta una nuova, legata al personale infermieristico.
A seguito di una sanzione dell’Unione Europea, il 27 ottobre 2015 è stata introdotta nella sanità pubblica la legge 166 del 2014 che impone 11 ore tra un turno infermieristico e l’altro. Così a fine 2015 sono nate in tutte le Aziende Ospedaliere delle specifiche commissioni tecniche con il compito di valutare l’impatto della nuova legge sul sistema.
Lavoratori e sindacati: Per applicare la legge servono più infermieri
“Questo lavoro naturalmente è stato fatto anche nell’ASST Melegnano e della Martesana, relativamente alla quale è stato prodotto un documento che illustra punto per punto le azioni che la direzione dovrebbe mettere in atto per impostare i turni dei lavoratori secondo la nuova legge -spiega Emiliano Zambarbieri, coordinatore aziendale della CGIL e membro della RSU- Il risultato delle analisi ha mostrato che il provvedimento non può essere adottato con le risorse di infermieri al momento possedute: servirebbe del nuovo personale per colmare il gap. Il direttore del SITRA De Luca, cioè colui che è dotato della più alta carica dirigenziale per quanto riguarda gli infermieri, ha stimato la carenza di 60 unità”.
L’azienda la vede diversamente:
Dal primo gennaio è stato messo a capo dell’Azienda Socio Sanitaria un nuovo Direttore Generale, il Dottor Alparone, al quale la commissione tecnica ha presentato il documento prodotto. “In quella sede il Direttore ha negato la correttezza dell’analisi fatta, mostrando invece un’altra rilevazione che dimostra che il personale non è in carenza, bensì in esubero” spiega Zambarbieri. Le due stime risultano dunque diverse, se non addirittura incompatibili. “Le rilevazioni del direttore usano però vecchi sistemi di calcolo degli infermieri, ormai fuori dai parametri di qualità” aggiunge il rappresentante sindacale. E’ su questa distanza di vedute che i sindacati rompono il tavolo di trattativa e si rivolgono alla Prefettura, anche se con esito negativo dato che la conciliazione non è possibile. La questione centrale resta la necessità di nuovo personale per poter applicare le 11 ore tra un turno e l’altro, “esigenza impellente” secondo i rappresentanti dei lavoratori.
Quanti infermieri sono impiegati nell’ ASST Melegnano e Martesana ?
Nell’ampia ASST Melegnano e della Martesana, che comprende sei presidi ospedalieri (Vizzolo Predabissi, Cernusco sul Naviglio, Cassano d’Adda, Gorgonzola, Vaprio d’Adda e Melzo) e 10 distretti territoriali, lavorano 2600 dipendenti. Di questi, riporta Zambarbieri, 1100 sono infermieri dell’azienda, 710 dei quali impiegati direttamente nell’assistenza. Di questi 131 sono interinali, 579 sono infermieri strutturati, di cui 68 hanno la legge 104, e 153 hanno limitazioni di qualche tipo che invalidano in parte le loro capacità lavorative.
L’età media di questi 579 infermieri è di 47 anni. “La conclusione che possiamo trarne è che il personale non è sufficiente. Serve del nuovo personale, più giovane e idoneo -chiude Zambarbieri- La nostra battaglia punta a garantire ai cittadini la giusta assistenza sanitaria. Siamo molto preoccupati perché, mentre gli ospedali privati sembrano essere stati più favoriti in questi anni, sempre meno soldi sono stati drenati nelle casse di quelli pubblici”.
Cosa ne pensa la politica? L’opinione di Sara Valmaggi
È intervenuta sulla questione la Vicepresidente del Consiglio Regionale Sara Valmaggi, partecipando anche alla manifestazione dei lavoratori del 10 giugno scorso insieme al consigliere Onorio Rosati, entrambi del Partito Democratico. “Oltre ai temi storici legati all’ASST Melegnano e della Martesana, riguardanti l’individuazione delle precise identità relative all’erogazione dei servizi nei singoli presidi e alla notevole estensione del territorio gestito dall’azienda, i lavoratori hanno messo in evidenza nuove questioni, rispetto alle risorse umane per la gestione del servizio, insufficiente e non gestito in modo ottimale” spiega Valmaggi. In particolare la preoccupazione parrebbe rivolta a est, verso i presidi di Cernusco e Melzo. “In questi presidi, in caso del mancato impegno della direzione di intraprendere una strada precisa, c’è il rischio di un depauperamento delle specialità. In questa zona infatti c’è la presenza di un alto numero di servizi sanitari privati, quali il San Raffaele, che rendono concreto il rischio di un depauperamento del pubblico”.
Sia Valmaggi che Zambarbieri hanno confermato che per lunedì 20 giugno è prevista un’audizione dei lavoratori e dei sindacati in III commissione di Regione Lombardia, che si occupa di sanità e politiche sociali. “L’auspicio è che vengano accolte le richieste fatte dai lavoratori, facendo sì che l’ASST si impegni per presentare a cittadini, amministratori e parti sociali un programma chiaro di rilancio dell’azienda” conclude la Vicepresidente del Consiglio Regionale.