La crisi è ufficiosa, ma se il sindaco non troverà un accordo con le assessore “dissidenti” di Fdi Tesauro e Landillo, e per esteso con tutto Fratelli d’Italia, allora potrebbe aprirsi ufficialmente il periodo più nero della Giunta Rocchi, da poco reduce dall’anno di vita e ora più che mai in bilico tra il proseguire e il chiudere qui la sua esperienza.
LA PREMESSA: LA DELIBERA DELL’ 8 GIUGNO – IL RITIRO DELLE DELEGHE
Nell’ultimo consiglio comunale convocato in due sedute, Fratelli d’Italia ha aperto pubblicamente la rottura con la maggioranza non presentandosi in consiglio (come anche la consigliera De Mastro) e sottoscrivendo per mano di Tesauro e Landillo con l’ex assessore Magro, un documento che accusa sindaco e segretaria comunale di falso in atto pubblico. Sostengono i tre che la delibera di giunta del 8 giugno sulla riorganizzazione delle posizioni amministrative del personale, in realtà non sia stata firmata all’unanimità come invece verbalizzato, e anzi, la seduta a loro dire fu anche sospesa. Dopo quella delibera, che c’è da capire se sia stata portata in Giunta dall’allora assessore al Personale o dal sindaco, arrivò il ritiro delle deleghe proprio per Pasquale Magro.
La Dottoressa Fazio, che ammette di sentirsi “capro espiatorio di una situazione politica complessa in un comune difficile”, ha spiegato in consiglio comunale come “durante la seduta dell’ 8 giugno con proposta di deliberazione numero 87, ho constatato che nessuno degli assessori presenti ha espresso voto contrario, e nemmeno ha motivato la propria astensione. Per tanto ho riportato nel verbale l’ approvazione all’unanimità”. Va detto che per la delibera si parla di “voto espresso” e per tanto un proverbiale chi tace acconsente non sarebbe contemplabile, ma dalla segreteria confermano la piena legittimità della delibera e la legalità dell’operato di tutte le parti.
Nessuna denuncia alla Procura della Repubblica è comunque partita da parte dei tre, che chiedono solo il ritiro della delibera, e allo stesso modo la segretaria pur definendo le accuse lesive della sua reputazione, si è difesa senza però procedere con querele o addurre alle vie legali. Accuse gravissime piovono da ambo i lati, eppure nessuno procede formalmente, come se entrambe le parti si stessero studiando per capire quanto margine c’è e quanto si può mettere sul tavolo per ricompattare lo schieramento.
FDI E MAGRO A CENA INSIEME DURANTE IL CONSIGLIO. ROCCHI: COLPIRE AL CUORE IL SISTEMA DEI TRAFFICONI
Nel frattempo che il consiglio comunale andava disertato in seconda seduta e quindi sospeso, in una pizzeria della città i “dissidenti” si ritrovavano a cena con l’ex assessore al Personale e i consiglieri di FdI, mentre in Municipio Angelo Rocchi parlava di “colpire al cuore il sistema dei trafficoni”. Ha detto il sindaco: “Non intendo essere ostaggio della politica colognese fatta di trafficoni che agiscono per destabilizzare gli equilibri e pretendere qualcosa in cambio. Mi avevano avvisato che a Cologno si arriva sempre a questo punto, ma io non sto ai ricatti, e insieme a quello che resta della Giunta lavoro per il bene della città. Ognuno ha operato nel massimo della legalità, per tanto in questi giorni incontrerò le assessore, perché non possono certo restare qui se convinte che ci sia stato un illecito; cercheremo per tanto di ricompattarci ed andare avanti per il bene della città”.
SILENZIO IN MAGGIORANZA. OPPOSIZIONE SCATENATA. IL PD VA IN PROCURA
Silenziosa la poca maggioranza in consiglio, che non prende parola contrariamente alla minoranza, con il PD che ha già fatto un esposto alla Procura della Repubblica di Monza affinché la Magistratura indaghi su quanto accaduto nella seduta di Giunta incriminata. “La responsabilità che avete ora è verso i cittadini. Due dei vostri assessori vi accusano di Falso in Atto Pubblico, qui in Consiglio non avete la maggioranza –ha tuonato il capogruppo Cocciro– A questo punto aprite la crisi perché quello che sta avvenendo è gravissimo e ancora non abbiamo capito se quella delibera, che da disposizioni in merito a posizioni amministrative, sia valida o meno”.
L’opposizione ha garantito con la sua presenza lo svolgimento della prima seduta di consiglio, ma in seconda convocazione nessuno della minoranza si è presentato tra i banchi, e la maggioranza senza numero legale è stata costretta a rinviare la seduta, non prima che il sindaco incontrasse tutti i capigruppo di minoranza e maggioranza in una riunione privata che però non ha sortito l’esito sperato di vedere i consiglieri al loro posto.
Affonda il coltello Salvatore Capodici, che nel suo intervento chiede conto al primo cittadino e alla segretaria senza mezzi termini, di quanto sta accadendo: “Non è sufficiente che lei ci dica che ha ritirato le deleghe per fiducia venuta meno, deve rendere conto in consiglio del dato amministrativo che l’ha fatta mancare –ha detto rivolto a Rocchi nella prima seduta- Rispetto alla delibera, esisterà un verbale che tenga traccia delle espressioni di voto giusto ? Potete farcelo vedere ? Esiste questa legalità ? C’è o non c’è ? Senza aspettare la magistratura fateci vedere questo verbale, perché ad ora state ancora tenendo in stallo l’attività amministrativa, governate male, scontentate tutti e non offrite servizi alla gente”.
Ancora più esplicita Monica Motta: “La crisi che hanno al loro interno è più grave del previsto viste le assenze in consiglio. Parlano di legalità e ancora non abbiamo capito se questa delibera abbia valore legale o meno. Per il bene della città, o sono ancora in grado di andare avanti, o facciano un passo indietro e si torni al voto. Siamo entrati in prima seduta come atto di responsabilità, ma ora se non hanno la maggioranza che affrontino il problema al loro interno”.
Sulla stessa linea anche Cetrullo e D’Erchie del PD, che chiedono di risolvere velocemente i problemi interni senza bloccare l’attività politica e senza ricercare colpe nella minoranza. Alessandro Del Corno invece, sottolinea come le promesse di un nuovo corso in campagna elettorale, dopo un anno si siano “inceppate clamorosamente”.
Loredana Verzino di Cologno Solidale Democratica, dopo aver forzato una risposta della segretaria in merito alla delibera dell’ 8 giugno, attacca l’idea di cambiamento portata avanti dalla maggioranza: “Quello che vediamo sono le solite vecchie logiche politiche dei partiti che chiedono qualcosa in cambio, come stanno facendo ora gli assenti, che minacciano il rimando del consiglio comunale, che hanno fatto slittare anche una conferenza capigruppo per tenere in ostaggio l’amministrazione. Alla fine un accordo lo troveranno, ma intanto tutto è in balia di questi eventi.”
TUTTO BENE IN MINORANZA ? FORSE
Una minoranza compatta ? Così sembrerebbe, anche se più di una voce vorrebbe il Movimento Sansalone pronto ad appoggiare la Giunta in caso ce ne fosse bisogno, e a passare dall’altra parte. Su questo però, è lo stesso Sansalone ad aver pubblicamente messo la parola fine alle chiacchiere davanti ai cittadini dai banchi del consiglio: “Non siamo mai stati contro a prescindere a questa maggioranza, che però dall’inizio ha dimostrato una debolezza strutturale enorme. Però ha vinto, legalmente, e noi no, per tanto non ci spostiamo dal posto che occupiamo se non a seguito di un passaggio elettorale. Non essere d’accordo con alcuni, non significa necessariamente essere d’accordo con altri, quindi restiamo dove siamo e cerchiamo di rappresentare al meglio la società Colognese”. Una presa di posizione dalla quale pare difficile ritornare indietro quella del capogruppo Sansalone, che in prima convocazione è stato affiancato dalla new entry Simone Lannino in sostituzione della dimissionaria Francesca Arosio, dopo che anche Simona Milan ha declinato l’incarico.
Se la scorsa estate si era chiusa con al polemica relativa al bilancio da approvare ad Agosto, questa volta la situazione è ben più grave. Da quando la civica Dì Cologno dell’assessora Tesauro, è confluita in Fratelli d’Italia, gli equilibri in Giunta si sono radicalmente modificati; le posizioni di forza sono cambiate e a quanto pare anche le richieste avanzate da taluni. La questione ora è chiusa nelle stanze della politica, anche fuori dai tavoli colognesi, e i vertici dei due partiti maggiormente coinvolti sul campo, Lega e FdI, dovranno per forza sedersi ad un tavolo per evitare l’ipotesi commissariamento, soluzione che pare inorridire maggioranza e opposizione allo stesso modo.