Lo sciopero votato in assemblea prevede un pacchetto di 40 ore di protesta, ma se la situazione non si smuoverà dai binari che sembra aver preso, è plausibile che i lavoratori possano proseguire a braccia incrociate a oltranza dopo il grande corteo dello scorso 13 giugno, con assemblee e presidi che hanno avuto un’adesione quasi del 100% tra i dipendenti.
C’è tensione al civico 16 di Via Volta, dove ha sede il polo unico della Direct Line, azienda britannica che opera nel mercato delle assicurazioni dirette, acquisita nel 2015 dalla Mapfre che da tempo ha iniziato un processo riorganizzativo culminato lo scorso 10 giugno con la comunicazione di un’eccedenza di personale che consta di 200 posizioni in esubero spalmate su tutti i dipartimenti interni al colosso assicurativo, con un’incidenza maggiore sul Contact Service, che da solo conta quasi 500 dipendenti sul totale degli assunti.
200 dipendenti su 847 circa, al 90% donne con un’età media di 39 anni, figli a carico, un contratto a tempo indeterminato e un’anzianità maturata in azienda anche di 15 anni. E’ questo il ritratto generale del lavoratore che resterà a casa se il procedimento avviato dall compagnia non si arresterà; uomini anche, ma per lo più donne giovani, che non possono certo mirare al pre pensionamento, e che troveranno enormi difficoltà a riconvertirsi.
“Il percepito di chi lavora è quello di una doccia gelata, un fulmine a ciel sereno” ha dichiarato Massimiliano Laganà, rappresentante della RSA Direct Line per la Fisac CGIL. “Sino ad aprile l’azienda ha proseguito con i premi di produzione e non c’era nessuna avvisaglia nell’aria -hanno aggiunto due lavoratrici- al business meeting di febbraio inoltre, non ci hanno parlato di una situazione di tale portata, ma solo di un meno 3% rispetto agli obiettivi prefissati”.
Eppure la compagnia, nella lettera fatta pervenire ai sindacati il 10 giugno, dipinge un quadro preoccupante: una raccolta di premi sulle assicurazioni auto, in calo del 20%, con il 2015 come anno peggiore di sempre; l’impossibilità, in quanto assicurazione con un business diretto, di competere con le quote sempre più promozionali e commerciali di altri istituti assicurativi; costi fissi alti da sostenere; la diffusione degli aggregatori di offerte sul web inoltre, avrebbe portato a maggior trasparenza nel mercato assicurativo e i clienti avrebbero dirottato le proprie preferenze su polizze più basse di quelle proposte da Direct Line, che in 3 anni avrebbe perso 45.000 polizze, e tra il 2014 e il 2015 avrebbe visto calare il proprio utile da 17 milioni a poco meno di 3 milioni (risultato ante imposte).
Ecco dunque il quadro in cui la Direct line ha rilevato, come si legge nel comunicato, “la necessità urgente di adottare misure di riduzione delle eccedenze di personale e conseguente razionalizzazione ed efficentamento, finalizzate all’ottenimento di una struttura organizzativa aziendale competitiva ed efficiente”, che tradotto significa che 1 lavoratore su 4 resterà a casa, e c’è dell’altro. Dal 15 settembre infatti decadranno tutti gli accordi e i contratti collettivi aziendali, mentre dal 30 ottobre verrà ufficialmente disdetto anche il CIA, il contratto integrativo al Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro.
“Nel CIA sono contenute regolamentazioni relative al 30% degli stipendi oggi percepiti, che senza questo contratto integrativo dove finiscono ? Ci sono norme per la tutela dei turni, del piano ferie, del premio di produzione, della polizza sanitaria ad esempio. Così anche chi resta si troverà penalizzato e con uno stipendio ridotto all’osso“. Così hanno specificato le lavoratrici ancora in sciopero giovedì 16 giugno. “Effettivamente il contratto integrativo fa la differenza per chi lavora qui, perché maggior fattore distribuzione ricchezza prodotta. Dal punto di vista sindacale -prosegue Massimiliano Laganà– ci troviamo seduti ad un tavolo con una controparte che unendo discussione normativa ed economica, ci mette sotto ricatto occupazionale“.
Nel frattempo i vertici sindacali di Fisac CGIL, First CISL, F.N.A e Uilca, con una delegazione sindacale dell’ RSA Directline e alcuni lavoratori, si sono uniti in presidio il 16 giugno sotto la sede dell’ ANIA a Milano (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) per esprimere totale dissenso ad una situazione che giudicano “inaccettabile” e che va ad inquadrarsi con il tema del rinnovo del contratto nazionale di categoria: “E’ stata ribadita l’assoluta priorità della salvaguardia di tutti i posti di lavoro, nella consapevolezza che questa vertenza assume rilevanza per tutta la categoria, perché si configura come un attacco frontale al contratto nazionale -si legge nel comunicato a firma RSA fisica CGIL, F.N.A, First CGIL e Uilca U- Le Segreterie Nazionali hanno richiesto un intervento di ANIA, finalizzato a rendersi parte attiva nella gestione corretta dell’art. 16 come da prassi nel settore e contestualmente è stata anticipata la richiesta di incontro urgente all’AD, essendo presente in delegazione ANIA anche il direttore del personale Directline”.
Oggi 17 giugno è previsto un altro incontro con l’azienda, che nei 30 giorni successivi alla comunicazione degli esuberi, è tenuta ad un fitto colloquio con le parti, e nelle giornate di lunedì sono in programma le assemblee dei lavoratori.