Che Vimodrone contempli la possibilità per i suoi cittadini di ricorrere al democratico strumento del referendum consultivo, era cosa già assodata nello Statuto Comunale del 1991, ma ancora non era stato creato un preciso regolamento a proposito, e per tanto non si era mai ricorsi alla consultazione popolare.
Nell’ultimo consiglio comunale, il regolamento è stato approvato dalla maggioranza, ed ora la possibilità di un referendum consultivo, sia esso di iniziativa popolare o consiliare, è una realtà concreta ed attuabile, all’interno però di uno schema ben preciso da rispettare, un iter piuttosto rigido che poco è piaciuto all’opposizione, tanto da portarla prima a presentare 25 emendamenti al regolamento, e a votare contro in ultima istanza. Vimodrone Futura era stata una delle principali richiedenti di questo importante passaggio, ma di fronte al documento presentato dalla maggioranza, ha ritenuto che i paletti imposti fossero troppo stringenti, limitando la reale possibilità di istituire comitati e portare avanti il percorso referendario, e riducendo al minimo le possibilità che la gente possa esprimere la propria contrarietà con un voto.
Il cuore del regolamento prevede che debbano esserci almeno 15 cittadini riuniti in comitato con almeno 100 firme raccolte relative al quesito da sottoporre a referendum. Solo così il tema della discussione potrà passare ad un comitato di garanti che ne valuterà o meno l’attendibilità, e in caso positivo darà l’ok a procedere. A quel punto spetterà al comitato raccogliere almeno il 10% delle firme degli aventi diritto al voto residenti a Vimodrone (circa 1400 / 1500 firme ), farle autenticare e portare quindi la questione in consiglio comunale, per poi arrivare all’approvazione del referendum e alle votazioni, dove il regolamento prevede un quorum del 40% più 1%.
“Questo è in sostanza il centro del regolamento -ha spiegato il funzionario comunale Rossetti, che insieme ad Andrea Citterio, Presidente della Commissione Statuto e Regolamenti, ha confezionato il documento- Abbiamo tenuto conto di diversi aspetti nella stesura, dal fatto che un referendum è un costo per il comune, al fatto che una commissione di garanti valuti l’ammissibilità o meno del quesito prima di mettere in moto tutta la macchina della raccolta firme per poi vanificarne magari il lavoro. Questo comitato garantirà equità in quanto formato da un Presidente esterno, un difensore civico regionale, un membro scelto dall’opposizione e uno dalla maggioranza, tutti con un’altissima competenza in materia amministrativa. Per contenere i costi inoltre, e non gravare sul calendario scolastico, abbiamo deciso inoltre di accorpare i seggi e lasciare fuori le scuole da questi”.
Questa è parte del ragionamento tecnico legato all’importante introduzione allo Statuto, che da un punto di vista politico assume valenze diverse. Essendo consultivo, il referendum è solamente un’ indicazione su cosa pensa la popolazione in merito ad una determinata questione, ma non vincola l’amministrazione ad un’azione politica coerente con il risultato, e inoltre, non tutti gli argomenti possono essere materia di voto. Per sviscerare tutte queste implicazioni, il lavoro in commissione è stato serrato e collaborativo quasi sino alla fine tra maggioranza e opposizione, fino a quando però la minoranza ha presentato i famosi 25 emendamenti.
Sbagliato il limite di 15 persone per formare un comitato, e troppo alto il numero delle 100 firme per portare il quesito al Comitato Garanti. Sono queste solo due delle obiezioni mosse dall’opposizione, che ha fermamente criticato anche il quorum del 40% più 1%, nonostante sia già più basso della media (50% più 1%), e ha espresso contrarietà relativamente alla calendarizzazione indicata nel regolamento, che lascia tre mesi per raccogliere le firme e impone il veto al referendum nell’anno delle elezioni amministrative.
“Tutte queste limitazioni sono fondamentali affinché la consultazione resti un vero e proprio strumento di democrazia nelle mani della cittadinanza e nell’interesse della cittadinanza tutta -ha spiegato Andrea Citterio– Un referendum è una cosa estremamente seria, che deve coinvolgere il numero maggiore possibile di cittadini, e deve portare alla discussione una problematica davvero di interesse pubblico; per questo abbiamo fatto in modo di tutelare questo aspetto, evitando la possibilità che si mobiliti una macchina referendaria, con costi collettivi, per questioni individualistiche o per interessi di pochi”. Il Presidente della commissione Statuto e Regolamenti, ha poi spesso rammarico per il voto contrario della minoranza, soprattutto a fronte di un lavoro d’insieme che era stato portato avanti proprio su richiesta dell’opposizione, e accolto di buon grado dalla maggioranza, convinta della necessità di normare la consultazione popolare come richiesto soprattutto da Vimodrone Futura.
Che lo si legga come estremamente rigido o meno, resta il fatto che il regolamento è ormai in vigore, e se mai in città si solleveranno grosse questioni, come in precedenza era stata quella dei parcheggi a pagamento, stavolta la voce della città avrà a disposizione una cassa di risonanza estremamente efficace per incidere sulle azioni dell’amministrazione, che seppur non vincolata a seguire il risultato di una consultazione popolare, dovrà comunque fare i conti con la propria città nel caso scegliesse di non tener conto della “voce del popolo”.