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Ieri 9 marzo 2016 a Palazzo Lombardia, si è tenuta la prima giornata nazionale delle Regioni e degli Enti locali sul contrasto al gioco d’azzardo, conclusa con la firma da parte di Lombardia, Liguria, Veneto e Basilicata (Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Campania potrebbero firmare a breve) del Manifesto delle Regioni per la lotta alla ludopatia. Un’azione che ricorda moltissimo la campagna lanciata tempo fa da Terre di Mezzo, che invitava i comuni ad aderire ad un preciso progetto contro l’azzardo patologico (qui).
In Martesana come abbiamo più volte ricordato, i progetti sono avviati ormai da tempo grazie proprio ai contributi ricevuti dalla Regione per i bandi destinati alla prevenzione in materia. Nell’ambito del percorso “Gioco ma non mi azzardo”, che tocca i comuni del distretto 4 (Carugate come ente capofila, Cernusco, Bellinzago, Gessate, Gorgonzola, Pessano con Bornago, Bussero, Cambiago e Cassina de’Pecchi) sono stati incontrati circa 1000 ragazzi delle classi terze medie e primi anni di superiori, coinvolti dagli educatori del consorzio cooperative sociali Ex.it e dalla cooperativa sociale Milagro, in un approccio a cavallo tra l’informazione concreta, la prevenzione, la sensibilizzazione raggiunta attraverso la prova, il gioco, la riflessione, la simulazione e il risvolto quotidiano del calcolo probabilistico.
“Alle medie la percentuale di ragazzi che gioca è fortunatamente rasente allo zero, mentre nei primi anni di superiori già troviamo qualche giocatore, che spesso si approccia al gioco attraverso gli adulti della famiglia, nonostante sia illegale far giocare i minorenni -ha spiegato Nico Acampora, referente e promotore del progetto- Proprio sulla legalità abbiamo insistito con un tassello importante che ha affrontato la normativa in merito al gioco d’azzardo. Con un pubblico di ragazzi ancora marginalmente toccati dal fenomeno, si centra l’obiettivo concreto della prevenzione, affinché poi non si debba correre ai ripari”.
Sulla parola “prevenzione”, si sofferma anche Michele Bocale, l’assessore alle Politiche Giovanili del Comune di Carugate, ente capofila del progetto: “Prevenire è qualcosa che per definizione ci consente di evitare che un comportamento diventi concretamente un pericolo e un rischio, e solo così possiamo arginare un problema che si sta allargando a macchia d’olio negli ultimi anni, e che spesso tocca i più giovani direttamente attraverso l’esempio di nonni, zii o genitori già entrati in una dinamica patologica -ha spiegato- Noi possiamo lavorare sulle giovani generazioni che ancora sono lontane da questa realtà, facendo di tutto affinché comprendano il prima possibile il rischio di un atteggiamento dipendente dal gioco e dai suoi meccanismi”.
Proprio i meccanismi del gioco sono stati illustrati ai ragazzi di ITSOS e Argentia, le due scuole superiori interessate dal progetto, e ai ragazzini delle terze medie, anche attraverso un particolare momento che pare averli toccati nel profondo: “Sono stati coinvolti personalmente e messi davanti ad un reale compito in classe da svolgere, per il quale hanno dovuto prepararsi adeguatamente, fare fatica, impegnarsi -ha spiegato Simona Molon, operatrice della cooperativa Ex.it- Per questo abbiamo chiesto aiuto ai professori chiedendo che venissero tirate domande apposite. Al termine però, il giudizio dato ai ragazzi, è stato estratto a sorte da una boccia di vetro dove i bigliettini con voti positivi erano solamente 3 su oltre 200 e le probabilità di prendere un giudizio alto erano basse e non tenevano conto dell’impegno. Il senso di ingiustizia di questo meccanismo è stato subito percepito dai ragazzi, arrabbiati addirittura per vedere il riconoscimento del loro impegno affidato alla sorte, ma subito consapevoli di cosa significhi lasciare il proprio merito, le proprie capacità, e quindi la vita e anche i soldi, nelle mani di un colpo di fortuna e di scarse probabilità matematiche, esattamente come accade con il gioco d’azzardo”.
Ci immaginiamo la reazione dei ragazzi a questa cosa, e ci è facile capire quando debba averli convinti già da ora, ma oltre a questo geniale espediente, i giovanissimi hanno assistito alla proiezione di una serie di video realizzati per un progetto che ha visto coinvolti Città Metropolitana, AFOL Metropolitana e studio di progettazione sociale. It (in copertina o qui) sulla tematica del GAP (gioco azzardo patologico), e hanno potuto apprendere nozioni concrete sulle normative e le leggi che regolano il gioco. L’esperienza è stata quindi preventiva ma la contempo informativa, e non solo negli studenti ha scaturito reazioni. “Tutti si sono mostrati coinvolti, raccontando anche esperienze personali legate a parenti o conoscenti -ha concluso Simona- hanno quindi tematizzato e rielaborato alcune loro difficoltà legate proprio alla ludopatia. Oltre a loro poi, gli stessi professori si sono sentiti coinvolti e hanno mostrato una grandissima partecipazione agli interventi”.
Un altro tassello verso la prevenzione e il contenimento dei danni creati dal gioco d’azzardo patologico è stato messo dunque, e mentre a livello nazionale le adesioni delle regioni non sono ancora complete, in Martesana i comuni non sembrano avere il minimo dubbio su quale sia la strada da compiere.