VIMODRONE
CAOS A SAN REMIGIO: LA DIOCESI FA CHIUDERE. SCIOLTO IL CONSIGLIO E STOP ALLE ATTIVITA’. URGENTE UNA RIFLESSIONE

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“Contesto di grave tensione”.

Usa queste parole nella missiva datata 11 febbraio, il Vicario Episcopale Monsignor Piero Cresseri, per spiegare la scelta di chiudere l’oratorio di San Remigio e tutte le sue attività, dal 15 al 26 febbraio, imponendo una seria riflessione tra tutte le persone coinvolte, a partire dal Consiglio dell’Oratorio, che è stato sciolto e dovrà essere riformato da zero.

Ma come si è arrivati ad una decisione così perentoria che raramente si verifica se non in casi estremi ?
Alcuni attribuiscono la scelta ai recenti fatti vandalici, che hanno portato ignoti a lanciare uova contro la finestra di Don Alessio. In città si sono rincorse voci sull’accaduto; qualcuno ha attribuito il gesto ad alcuni animatori con i quali il Don aveva avuto pesanti screzi. Gli animatori stessi però, hanno non solo smentito le accuse, che per altro sono risultate prive di fondamento e prova, ma hanno rilanciato a loro volta un disagio, denunciando una situazione in cui si sono sentiti quasi allontanati dall’oratorio, o invitati ad allontanarsi e fare scelte radicali proprio dal Don stesso. E’ evidente però, che una situazione così non determina un intervento come quello arrivato dalla diocesi.

Una situazione non chiara, dove chi parla lo fa a mezze parole e con profonda amarezza, e tanto meno è semplice, ma di certo ha solo fatto traboccare il vaso, ammesso e non concesso che sia stata questa la proverbiale goccia. Vero è che sulle pagine del notiziario parrocchiale, e dal pulpito della chiesa, si sono inseguite sia le dichiarazioni di Don Alessio, che quelle di animatori che non si sentono più in sintonia con l’ambiente oratoriano. Ecco allora che l’ Arcidiocesi di Milano, e nel dettaglio la pastorale settima, pretende un momento di pausa, cui dovrà seguire “un serio confronto” tra catechisti, animatori, educatori, genitori, preti, chiunque abbia anche solo un semplice incarico all’interno della struttura, e i responsabili diocesani dell’oratorio e della pastorale giovanile “per giungere alla chiarificazione delle finalità, della bellezza, dell’alto valore educativo e aggregativo propri dell’oratorio”, si legge nella lettera.

Questa scelta, arrivata “dopo aver ascoltato diverse persone” come scrive il Vicario, è stata comunicata al termine delle funzioni religiose dello scorso weekend, e ha l’aria di una ferma volontà di “formattare” la situazione, ripulire e ricominciare; volontà questa che la diocesi non aveva troppo nascosto nemmeno in passato rispetto alla vicenda vimodronese, bisognosa di un controllo già negli anni addietro. Ecco che sul tavolo di Monsignor Cresseri, non sono arrivate solo le ultime vicende, ma una situazione che affonda radici nel passato, e che, come qualcuno ha ricordato anche dalle pagine Facebook in questi giorni, potrebbe coinvolgere personalismi e interessi individuali, talvolta anche economici. A proposito, se fosse vero, le parole del Papa sulla chiesa povera farebbero ancor più riflettere: “Questa povertà ci salva dal diventare organizzatori e imprenditori. Si devono portare avanti le opere della Chiesa, e alcune sono un po’ complesse, ma con cuore di povertà, non con cuore di investimento o di un imprenditore”.

Punto e a capo comunque, il Vicario ha posto lo stop a tutto, per una pausa di riflessione e ripresa delle attività, che radunino la comunità attorno a valori educativi che chiunque frequenti l’oratorio, soprattutto se rivestendone ruoli di gestione, o rappresentanza, deve proporsi come fine ultimo.