Haiti
è il paese più povero delle americhe, circondata dalla suggestiva cornice del Mar dei Caraibi, la sua storia e alcuni tratti della sua esistenza, sono tutt’altro che simili a patinate cartoline da rivista di viaggi. Una delle realtà che la riguardano, ad esempio, è quella dei “batey”, villaggi più simili a baraccopoli, situati all’interno della confinante Repubblica Dominicana, ma abitati da braccianti haitiani fuggiti per cercare una vita dignitosa e impiegati invece nelle piantagioni di canna da zucchero, costretti a vivere in baracche decadenti e spesso prive di servizi igienici, acqua o elettricità.
Su questa realtà, una delle più forti in termini di sfruttamento del lavoro e negazione dei diritti, è incentrato il libro che ColorEsperanza, associazione cernuschese di promozione sociale da tempo legata all’isola Hispaniola, presenterà domani 23 febbraio alle ore 21.00 presso la Libreria del Naviglio (Via Marcelline). Autore dell’opera è Raul Zecca Castel, antropologo e videomaker già autore di diversi documentari legati al Sudamerica, che racconterà ai presenti la sua esperienza di vita trascorsa per quattro mesi in un batey, raccogliendo testimonianze dirette delle condizioni di vita dei braccianti haitiani nelle piantagioni, che spesso sono in mano a grandi famiglie di possidenti.
Accanto a lui durante l’incontro, Roberto Codazzi, cernuschese cofondatore di ColorEsperanza, che da qualche anno vive stabilmente a Salcedo, in repubblica Dominicana, e che ha curato la redazione del libro “Haiti, l’isola che non c’era”. Per l’occasione sarà presente anche Silvia Pettrone, autrice della tesi di laurea in Diritti dell’Uomo e Cooperazione Internazionale “Tra Status Civitatis e Diritti Umani: l’inalienabile diritto alla cittadinanza e il caso della Repubblica Dominicana”.
Una serata in città, che consentirà di aprire i propri orizzonti conoscitivi, e gettare uno sguardo più ampio su come si vive in alcuni angoli del mondo dal nome affascinante, che nascondono però realtà già complesse.