“Il dramma di coloro che, per cause di svariata natura, vengono sfrattati e si ritrovano senza un tetto sulla testa, è una delle realtà più drammatiche per la nostra città, soprattutto quando vi sono coinvolte persone con disabilità. Sino ad ora l’unica alternativa temporanea che potevano offrire, era una stanza a prezzo contenuto in un albergo convenzionato per un massimo di venti giorni. Troppo poco, e troppe le famiglie in questa condizione che si ritrovano dopo alcuni giorni in mezzo alla strada. Dovevamo dare una risposta subito, e da qui è nata l’idea di qualcosa di più concreto”.
Ha spiegato così il Vicesindaco Gianfranco Cerioli, Assessore alle Politiche Sociali, il progetto che l’amministrazione ha pensato per l’ex area Gervasoni di Via Mozart che, risistemata dall’ ASL, doveva inizialmente ospitare cittadini con disagio mentale, ed è ora indirizzata ad una parziale conversione d’uso che la renderà una struttura di accoglienza temporanea per famiglie in emergenza abitativa con un componente affetto da disabilità. La richiesta presentata dal comune è già stata approvata dal Dottor Locatelli, responsabile del progetto per quanto riguarda ASL, e ora non resta che rinnovare la convenzione tra l’ente, l’ASL stessa e Regione Lombardia, per poi procedere con delle piccole modifiche all’interno della struttura, per renderla confortevole ad ospitare circa 15 nuclei familiari.
In sostanza è previsto l’allestimento di stanze adeguatamente capienti per ospitare un’intera famiglia da due a 5 persone, che divideranno con gli altri ospiti della residenza, sia i bagni che la cucina che le aree di condivisione, come il grande giardino o il salottino interno. “Non è un dormitorio poiché i nuclei familiari non verranno divisi ma resteranno uniti -ha sottolineato il Vicesindaco- Certamente la condivisione dell’intimità familiare non è una soluzione che può perdurare nel tempo, e infatti questa si configura come una soluzione temporanea in attesa che gli ospitati possano concorrere per l’assegnazione di case ERP, o in attesa di altre sistemazioni a trattativa privata”. L’accoglienza dunque sarà a termine, e quasi sicuramente sarà riservata a cittadini residenti a Cologno da almeno cinque anni, con un preciso iter segnalato dai servizi sociali, ma su questo il comune sta ancora lavorando ai dettagli per muoversi all’interno della normativa.
“Il fatto che si sia scelto questa riconversione d’uso, è un preciso segnale politico -ha commentato il Primo Cittadino Angelo Rocchi– Qui accanto a Cologno abbiamo il Fate Bene Fratelli, uno dei centri più autorevoli e all’avanguardia nel prendersi cura dei pazienti con disagio mentale, una struttura che è in grado assolutamente di accogliere anche la nostra utenza qualora ve ne fosse bisogno. La vera emergenza a Cologno ora sono le famiglie che restano per strada e non hanno un luogo dove stare mentre cercano una soluzione alternativa, e ne ho a decine che vengono alla porta del comune. L’ex area Gervasoni è un luogo dignitoso con un grande parco verde attorno e ampi spazi che consentiranno alle persone di sfruttare un momento di emergenza come possibilità di non sentirsi sole, ed è una bellissima notizia che il Dottor Locatelli abbia accettato la nostra proposta a sostegno delle famiglie colognesi”.
Ma quella di Via Mozart potrebbe non essere l’unica soluzione destinata ai nuclei familiari in emergenza abitativa. Essendo il progetto dell’ ex area Gervasoni riservato alle sole famiglie con un componente disabile, è quasi certo che il Comune opererà anche su alcuni spazi di Via Neruda, da destinare anche a tutte le altre famiglie indigenti. “In totale, da tutte e due le strutture potremo ricavare ospitalità per circa 25 o 30 famiglie -ha proseguito il Vicesindaco Cerioli- e potremmo operare utilizzando per l’housing sociale l’eredità avuta per la riqualificazione di Cascina Burni, per la quale però necessitiamo di altri fondi che a quanto pare non sono assolutamente previsti nel breve termine, mentre da subito abbiamo un’esigenza da affrontare, e ci sembra corretto investire in questo”. Stando alle prime stime effettuate dall’amministrazione, ci vorranno circa 200.000 euro per completare la sistemazione di entrambe le soluzioni di accoglienza, ex area Gervasoni e locali di Via Neruda, che verranno presi quindi proprio da quel milione e duecentomila euro inizialmente destinate a Cascina Burni.
“Essendo tutto soggetto ai tempi della burocrazia italiana -ha concluso il Sindaco Angelo Rocchi– non so dire se già in primavera si riuscirà ad inaugurare lo spazio, ma anche se fosse estate poco cambierebbe. Preciso però, che questa struttura sarà a totale appannaggio dei cittadini di Cologno, e che questo progetto non dovrà trasformare quei locali in un rifugio per chiunque, e tantomeno la Prefettura dovrà pensare di individuarlo per altre esigenze. E’ un progetto per le famiglie colognesi, e tale deve restare”.