Il 26 ottobre scorso, la IARC, Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro che è parte dell’OMS, Organizzazione mondiale della Sanità, ha emesso un verdetto che per molti ha avuto dell’incredibile. L’Agenzia ha di fatto inserito nella lista delle sostanze potenzialmente cancerogene (gruppo 2A) la carne rossa (manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra) e ha classificato invece come sicuramente cancerogene per l’uomo (Gruppo 1) le carni rosse lavorate (tutti gli insaccati, carni lavorate, essiccate, affumicate, trattate etc…)
Mai più attuale potrebbe essere l’incontro previsto a Cologno Monzese questo mercoledì 25 novembre alle ore 21.00 presso la Sala Pertini di Villa Casati: “Allarme rosso, consumo di carne, salute e prevenzione: tra verità scientifiche e leggende metropolitane”. Durante la serata curata dalla Onlus La Lampada di Aladino, interverranno esperti in materia, tra cui il giornalista Riccardo Perrone Presidente di ALP Onlus, l’ Oncologo Dottor Davide Toniolo e la Dott.ssa Elena Saglia entrambi dell’associazione Lampada di Aladino, con la presenza di Davide Petruzzelli, Direttore del centro P.A.R.O.L.A., come moderatore della discussione.
La ricerca dell’ IARC
Sul sito della IARC è depositato lo studio internazionale effettuato da un gruppo di 22 esperti provenienti da 10 nazioni, riuniti sotto l’egida dell’ Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro per stilare l’ormai nota monografia che ha sconvolto i consumatori. Il consumo di carni rosse è classificato solo tra quelli “potenzialmente cancerogeni”, perché sono limitate le prove che attestino il legame diretto tra questo e la formazione di cancro negli esseri umani, sebbene pare esista un’evidenza meccanicistica a sostegno di questo pensiero soprattutto legata alla formazione del tumore del colon-retto, ma anche alla formazione del tumore al pancreas e del cancro alla prostata.
Sempre dal documento presente sul sito dell’ IARC, si legge che il consumo di carni trattate, sulla base di evidenti prove può causare cancro al colon-rettale. Le persone che mangiano carne rossa variano di Nazione in Nazione a seconda del quantitativo e dello stile di vita delle persone, da 1-2% fino al 100%, percentuale che vale anche per le carni lavorate. In conclusione, gli esperti dichiarano che ogni 50 grammi di porzione di carni lavorate, mangiati ogni giorno, aumenta il rischio di cancro del colon-retto del 18%.
“Per un individuo, il rischio di sviluppare il cancro del colon-retto a causa del loro consumo di carne lavorata rimane piccolo, ma questo rischio aumenta con la quantità di carne consumata –ha spiegato in un’intervista riportata sul sito dell’IARC, il Dottor Kurt Straif, Responsabile del Programma Monografie- In considerazione del gran numero di persone che consumano carne lavorata, l’impatto globale sulla incidenza del cancro è di enorme importanza per la salute pubblica”.
La prova più influente è venuta dai grandi studi prospettici condotti negli ultimi 20 anni, quindi un orizzonte temporale di notevole portata, ma sono gli stessi esperti a mettere dei puntini sulle “i” limitando il panico, e a riportarlo è stato il sito del Corriere della Sera, Corriere.it, che pubblica la seguente dichiarazione degli esperti di AIRC: “La carne rossa contiene anche proteine e micronutrienti importanti (come la vitamina B, il ferro e lo zinco). Inoltre il contenuto di grassi dipende dalla specie dell’animale, dall’età, dal sesso, da come è stato allevato e nutrito. E, infine, dal taglio della carne. Inoltre, anche per quanto riguarda la cottura, è bene fare delle differenze e ricordare che l’essicazione o l’affumicamento di tutti i cibi (dunque carne inclusa) possono portare alla formazione di agenti chimici a loro volta cancerogeni. Fritture, barbecue, grigliate sono generalmente più pericolosi per le sostanze che si possono sprigionare rispetto ad altri metodi di preparazione”.
GABRIELE ROSSI