Per la giornata mondiale contro la pena di morte che ricorre oggi 30 novembre, il comune di Cassina De Pecchi, “Città per la vita” come si definisce, in collaborazione con Amnesty International invita i cittadini questa sera in Biblioteca Camerani alle ore 21.00, per una riflessione sul tema.
La data ricorda la prima abolizione della pena capitale avvenuta nel Granducato di Toscana appunto il 30 novembre 1786.
A spiegare come l’allarmante numero dei paesi viola il diritto internazionale con esecuzioni per reati legati alla droga, sarà Franco Mazzarella del gruppo Amnesty Monza Brianza.
Il percorso di Amnesty
Amnesty International si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele, disumana e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica, da più della metà dei paesi nel mondo. La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati è sinonimo di discriminazione e repressione.
Qualche dato sulla pena di morte ad oggi, nel mondo
Nel 2014 sono state registrate almeno 607 esecuzioni in 22 paesi, con una diminuzione di circa il 22 per cento rispetto al 2013, quando Amnesty International aveva registrato almeno 778 esecuzioni sempre in 22 paesi. Più di due terzi dei paesi al mondo ha abolito la pena di morte per legge o nella pratica; 140 sono i Paesi totalmente abolizionisti, che hanno cioè eliminato questa drastica soluzione della pena per tutti i reati.
Esistono poi 7 nazioni che hanno abolito la pena di morte, ma solo per i reati comuni, ma la mantengono per i reati commessi in tempo di guerra ad esempio: Brasile, Cile, El Salvador, Figi, Israele, Kazakhistan, Perù.
35 sono le nazioni che di fatto mantengono la pena di morte, ma nella pratica non la decretano né la applicano da almeno dieci anni, oppure hanno introdotto delle moratorie sulle esecuzioni: Algeria, Benin, Brunei, Burkina Faso, Camerun, Congo, Corea del Sud, Eritrea, Federazione Russa,Ghana, Kenya, Laos, Liberia, Madagascar, Malawi, Maldive, Mali, Mauritania, Mongolia, Marocco, Myanmar.
58 sono invece gli stati che tutt’ora mantengono in vigore la pena di morte e la applicano:
Afghanistan, Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Autorità Palestinese, Bahamas, Bahrain, Bangladesh, Barbados, Bielorussia, Belize, Botswana, Ciad, Cina, Comore, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Gambia, Guatemala, Guinea, Guinea Equatoriale, Guyana, India, Indonesia, Iran, Iraq, Giamaica, Giappone, Giordania, Kuwait, Lesotho, Libano, Libia, Malesia, Nigeria, Oman, Pakistan, Qatar, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Dominicana, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Singapore, Siria, Somalia, Stati Uniti d’America, Sudan, Sudan del Sud, Taiwan, Thailandia, Trinidad e Tobago, Uganda, Vietnam, Yemen, Zimbabwe.
FRANCA ANDREONI