Era il marzo del 1943, e i soldati inglesi di stanza in nordafrica catturarono i militari Italiani in ritirata da El Alamein, consegnandoli come prigionieri di guerra agli Americani, che di li a poco li avrebbero condotti nei campi di lavoro degli Stati Uniti. Erano 51.000 i nostri soldati, tra cui i membri del 321° battaglione ISU dei Bersaglieri. Tra di loro vi era Luigi Brescianini, padre di Antonio, oggi Sindaco di Vimodrone.
A 70 anni dal ritorno a casa, ora l’America vuole rendere onore ai soldati italiani, ospitando ad un evento commemorativo del 24 ottobre prossimo, i loro figli e parenti. “Così parto anch’io e sia chiaro, tutto a mie spese perché è una questione personale, e così farà chiunque parteciperà al viaggio -ha subito precisato il Sindaco- Sebbene quella che doveva essere una ricorrenza intima, sia diventata ormai un evento di portata internazionale e istituzionale“. Eh sì, perché tra coincidenze che stupiscono ed aneddoti che renderebbero felice uno sceneggiatore, ad essere coinvolti in questa ricorrenza sono ormai ben 36 comuni da tutta Italia, con circa una cinquantina di figli ed eredi dei militari di allora, accompagnati anche dal Consigliere Regionale Borghetti delegato a rappresentare appunto il Consiglio Regionale Lombardo. Partiranno domenica mattina 18 ottobre da Malpensa alla volta di Letterkenny, in Pennsylvania, dove lavorarono nel campo di prigionia circa 1200 italiani, costruendo all’interno anche una piccola chiesa, inaugurata allora dall’Arcivescovo Cicognani poi diventato Segretario di Stato con Papa Giovanni XXIII, diventata ora un monumento nazionale.
Il Sindaco di Vimodrone sarà il portavoce ufficiale della delegazione, e lui è stato quello che in questi mesi ha impiegato intere notti a ricercare numeri di telefono, sentire uffici anagrafe dei più disparati comuni, scandagliando le soffitte e i bauli dei ricordi di centinaia di famiglie, tutto per rintracciare quella lista di 50 nomi scritti a penna su un foglietto stropicciato, trovato nella soffitta di un’altra figlia di un militare italiano. Capita la portata storica dell’evento, sono arrivate le adesioni di amministrazioni da tutt’Italia, ognuna con la storia di un proprio concittadino fatto prigioniero in quegli anni, e in più le lettere di stima e appoggio di sindaci come Leoluca Orlando a Palermo e Tosi a Verona, tutti pronti ad inviare medaglie storiche celebrative, libri e gagliardetti, stemmi e ceramiche che una volta giunti in America, presumibilmente andranno a costituire un piccolo tesoro quasi da museo.
“Mio padre parlava fino allo sfinimento dell’America e degli Americani -ha spiegato il Sindaco tenendo tra le mani il vecchissimo diario del padre pieno di dediche di americani e commilitoni- aveva un’adorazione per loro perché in quei campi in realtà avevano firmato un contratto di cooperazione, e per tanto lavoravano con i civili locali, erano retribuiti, si relazionavano con le comunità italo americane, ed erano trattati dignitosamente e valorizzati nelle loro mansioni”. Luigi Brescianini nel campo lavorava, faticava, ma si prodigava anche per aggregare i suoi compagni. Dirigeva il coro durante le messe, e ogni sera alle 19.00 suonava la campanella tra le baracche per richiamare gli altri prigionieri alla recita del Rosario, e con loro edificò la chiesa che il prossimo 24 ottobre ospiterà suo figlio nella cerimonia di commemorazione che vedrà la partecipazione delle autorità massime dei Chambersburg, del Console Italiano a Philadelphia, e dei rappresentanti della Camera di Commercio locale che tanto ha spinto per l’organizzazione di questo storico evento.
Dietro le trafile burocratiche, le delibere da firmare, come quella di patrocinio non oneroso protocollata proprio dal Sindaco Brescianini, e le tabelle di marcia scandite dal programma americano, ci sono però le emozioni di uomini e donne che ricostruiscono le storie dei loro padri viste e ascoltate da chi li ha conosciuti quando loro non erano nemmeno nati. E così c’è chi da Roma scopre di avere un fratello in America e vuole ritrovarlo, senza sapere che quello stesso fratello ha lanciato un annuncio da un giornale locale americano, per ritrovare quel suo consanguineo italiano che mai ha visto. E poi c’è chi compose la musica da suonare nel 1945 all’arrivo dell’ Arcivescovo Cicognani al campo di Letterkenny, e poi una volta tornato in Italia l’ha ritrovata come colonna sonora di un filmone hollywoodiano, poiché il registra aveva trovato lo spartito abbandonato in una vecchia chiesa. Domenica prossima quell’aria verrà cantata in quella stessa chiesa da un tenore, nipote del prigioniero che cantò in quella funzione inaugurale del 1945.
“Ci sarebbero tante storie da raccontare, tante parole da riportare che hanno commosso me, come tutti i figli di prigionieri che sono riuscito a ricontattare -conclude il Sindaco Brescianini palesemente emozionato mentre sfoglia vecchie foto, lettere, e una Bibbia con dedica al padre da parte dell’Arcivescovo Cicognani- ognuno di noi è salito in soffitta e ha dato fondo ai ricordi, e ora a Roma uno storico come Flavio Conti, sta raccogliendo queste storie e ne farà un libro, collaborando con un insegnante americano, Alan Perry, docente di Italiano.”
Luigi Brescianini ritornò nel 1945 sbarcando a Napoli dopo due anni e cinque mesi nel campo di Letterkenny, si sposò ed ebbe due figli ai quali raccontò fino all’ultimo giorno della sua vita nel 1988, di quegli anni americani e di quei luoghi che ora suo figlio Antonio vedrà di persona.