Cologno
e Melzo per adesso sono le prime due città ad aver reso nota pubblicamente la loro adesione alla Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi, evento lanciato da personalità del mondo dello spettacolo, della cultura e del giornalismo, cui si sono aggregate via via, numerose altre associazioni e realtà della società civile italiana che si occupano dei diritti dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, tutti accomunati da un sentimento di solidarietà e da una prospettiva di pace e di convivenza.
Spi-Cgil, Consulta sociale, Anpi, Theao, Gruppo Aleimar, Le Formiche, Acli, Progettosettanta e Comunità pastorale S. Francesco sono i promotori della manifestazione che si terrà a Melzo in contemporanea con le città di Milano, Torino, Venezia l’ 11 settembre alle ore 20.15 davanti al palazzo comunale.
Acli, Anpi, Associazione Italia Cuba, Auser, Centro Islamico Italiano, Cgil, Cisl, Uil, Creare Primavera, Cologno Soldiale e Democratica, Partito Democratico, Sel e Sinistra Colognese, Tavolo per la Pace, sono invece le realtà che hanno organizzato la marcia a Cologno per sabato 12 settembre alle ore 15.30 in Piazza XI febbraio.
“E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare. Noi stiamo dalla parte degli uomini scalzi, di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere”. E’ questa parte dell’appello lanciato dalle città aderenti, che definiscono la marcia come “L’inizio di un percorso di cambiamento perché tutti capiscano che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti“.
E come è stata commovente e toccante la foto del bambino morto sulla spiaggia turca, altrettanto emblematiche sono rimaste le parole di un altro giovane profugo eritreo: “Non siamo stupidi, né pazzi. Siamo disperati e perseguitati. Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata e soprattutto voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta”.
Nell’appello si chiedono necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali: certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature; accoglienza degna e rispettosa per tutti; chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti; e infine la creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa “perché la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme” come recita in chiusura il documento.
FRANCA ANDREONI