CARUGATE
FARMACIE: CON LA NUOVA GESTIONE NESSUNA TUTELA PER I LIBERI PROFESSIONISTI

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La polemica pareva essersi sopita con l’estate, ma a Carugate si torna ancora a parlare delle farmacie comunali, che l’Amministrazione Gravina ha scelto di dare in gestione ad un privato, precisamente alla Lissone Farmacie S.p.a. del gruppo Admenta Italia, che ha vinto il bando a Giugno (ve ne abbiamo parlato qui).

LA STORIA DI PALMINA ARCERI
A far discutere è ora la storia di Palmina Arcieri, 37 anni, laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche e residente a Carugate, che dopo tre

Palmina Arceri
Palmina Arceri

anni ha dovuto lasciare il suo lavoro nella farmacia comunale del suo paese. “Ho lavorato prima alla farmacia di via De Gasperi, successivamente in via Toti, da sempre senza contratto vero e proprio macon un tipo di collaborazione con partita IVA, come libera professionista -ha spiegato Palmina- Per i primi mesi ho lavorato in sostituzione di una malattia, poi era diventato un lavoro part time pomeridiano, in sostituzione di una maternità che non è mai rientrata”.

NESSUNA TUTELA PER LIBERI PROFESSIONISTI
Dopodiché arriva questa nuova gestione della Lissone Farmacie, in seguito al bando voluto dal comune. “Ancora non si capisce il motivo di questa nuova gestione privata, la farmacia era in utile -ha continuato la donna– I dipendenti, in accordo con i sindacati, hanno cercato di tutelarsi, ottenendo la tutela di due anni da spostamenti e licenziamenti. Di noi collaboratori liberi professionisti nessuno si è interessato, non siamo stati in alcun modo tutelati. Per questo ci aspettavamo quello che poi è successo, conoscendo anche la fama dei nuovi gestori”.

Allo scadere del suo contratto Palmina viene contattata dai nuovi gestori e le viene fatta una proposta. “A fine luglio mi hanno detto che, anche se non dovevano niente a noi liberi professionisti, capivano che dietro di noi c’erano delle famiglie e che quindi ci proponevano un’alternativa, un contratto part-time fino a dicembre, a 600-700 euro al mese, non più a Carugate, ma nelle farmacie di Milano, con almeno due domeniche a Famagosta. Prima di accettare, avremmo anche dovuto firmare una sorta di atto di conciliazione, con cui i gestori si liberavano di ogni responsabilità nei nostri confronti. Io non ho firmato, cosa che invece hanno fatto le due colleghe che si trovavano nella stessa mia situazione”.

A queste condizioni Palmina ha scelto di interrompere il rapporto lavorativo, mantenendo la sua occupazione nelle farmacie di Segrate dove attualmente lavora. È convinta che se la gestione fosse rimasta comunale le cose sarebbero andate diversamente. ”Con il direttore in pensione e la maternità mai rientrata, avrebbero dovuto bandire un concorso per l’assunzione di nuovo personale e avrei avuto qualche chance”.

IL TIMORE DEI DIPENDENTI
Anche da parte dei colleghi Palmina ha percepito un senso di incertezza per il futuro. “C’è un certo timore, si sentono abbandonati a loro stessi e abbattuti per le metodiche del nuovo gestore. Oltre al programma gestionale nuovo che ha portato, pare infatti che sia famoso per la sua tendenza a risparmiare sul personale”. Il dito è quindi puntato contro l’Amministrazione. “Mi sono sentita abbandonata dal Comune, anche il Sindaco a suo tempo aveva detto che noi liberi professionisti non eravamo un problema suo”.

IL COMMENTO DEL VICE SINDACO GRIMOLDI
Ha commentato questa vicenda il Vice Sindaco Paolo Grimoldi, anche lui libero professionista. “So bene che la tutela che abbiamo è legata al tipo di contratto che c’è. È successo che in attesa di un concorso per l’assunzione la signora abbia accettato di lavorare come libera professionista, ma è normale che quando la prestazione non è più richiesta il legame lavorativo arrivi ad una fine. Il nuovo gestore ha già del personale dipendente del quale si servirà per coprire le ore di apertura delle farmacie comunali di Carugate che vengono assicurare ai cittadini”.

Il Comune in questo caso quindi poteva fare ben poco– continua Grimoldi– Quando ci sono questi accordi il libero professionista non può essere tutelato, perché il tipo di contratto che ha non prevede tutele. Quando scade il contratto, come è successo in questo caso, viene proposta un’alternativa e mi spiace che sia stata rifiutata. L’Amministrazione ha avuto già altre difficoltà nel tutelare due figure dell’Azienda che erano assunte ma non come farmacisti, cioè un commesso e una persona che si occupava dei servizi sociali, e non potevamo farlo per tutti”.