ALLA SCOPERTA DEL “CONFORT FOOD”
QUANDO CI COCCOLIAMO ATTRAVERSO IL GUSTO E IL RICORDO

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Il termine non è di quelli recentissimi, perché “Comfort food” fu un neologismo coniato in America dal Palm Beach Post nel 1966, che lo usò per definire quel tipo di pietanze che le persone adulte tendono a ricercare in particolare quando vivono periodi di grandi stress anche emotivi, e che solitamente hanno sempre a che fare con i cibi che preparavano le nonne o le mamme nel periodo dell’infanzia. 

Non esisterebbe quindi un preciso prototipo del confort food, e ognuno di noi può tranquillamente fare mente locale e scoprire il proprio: qual’è quel cibo che volete fortemente nei momenti di stanchezza o di stress ? Oppure quel cibo che in inverno, con il freddo, solo sentirne l’aroma vi fa sentire a casa ? O quello che in estate vi rimanda alle vostre vacanze da bambini e ragazzini ?

L’EVOLUZIONE DEL COMFORT FOOD TRA PIACERE E RISCHIO
Il significato di questo termine però, col tempo ha ampliato i suoi confini, e da cibo legato al ricordo di infanzia, a sentimenti di sicurezza legati al passato, è diventato in senso più generale, un alimento che riesce a placare un sentimento negativo, una frustrazione, o ad ampliare un momento di positività ed euforia. Insomma, il cibo che interviene a riequilibrare il nostro umore.

E non è una novità nemmeno questa, anzi, e non pochi sono i rischi di questa visione, tanto che legate al cibo si sono sviluppate alcune delle malattie più gravi e problematiche come l’obesità, o peggio anoressia e bulimia, dove il rapporto con l’alimentazione è fortemente legato a stress psicologico e disagio.

Quando si parla di Comfrot Food oggi dunque, si intende il concedersi delle coccole per il palato, una vera “consolazione” appunto, che senza esagerare ci consenta però di ritrovare un angolino di serenità attraverso il gusto, una cosa assolutamente importante e da non sottovalutare.

IL COMFORT FOOD NELLA LETTERATURA E NEL CINEMA
Nella letteratura la mente corre subito alle Madeleine di Marcel Proust, quei biscottini che nell’opera dell’autore francese “La ricerca del tempo perduto“, una madre offre a suo figlio dopo una pessima giornata insieme a del tè: “Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale”. Così l’autore descrive la sensazione scattata nel mangiare quei dolcetti sul finire di una giornata da buttare.

Nel cinema invece, gli esempi sarebbero davvero a bizzeffe, e il rapporto col cibo soprattutto in alcuni cartoni animati, è più che determinante, dagli spinaci di Braccio di Ferro agli spaghetti con polpette di Lilli e il Vagabondo. Ma quello che più ci ha colpito e che più è legato al Comfort Food è senza dubbio Ratatouille, e in particolare la scena in cui il terribile critico gastronomico Anton Egò assaggia la Ratatouille di Remì e si rivede bambino (vedi video di copertina o qui)

LO STUDIO DELLA CNN E LA RISPOSTA ITALIANA
Eva Sandoval giornalista della CNN, in un suo lavoro sul Confort Food nel mondo risalente però al 2012, aveva intervistato e analizzato anche un ampio campione della popolazione Italiana, e indovinate quale è risultato essere per gli italiani l’alimento più riconducibile al significato di Comfort Food ? La Nutella, ebbene sì, e leggete le intervistate in che termini hanno ricondotto la crema di nocciole della Ferrero a loro salva umore: “100 percent of women cited Nutella as their go-to comfort food after a fight with their boyfriend or a miserable afternoon dealing with the Italian train system”. Scrive la Sandoval dunque, che il 100% delle donne intervistate ha affermato di puntare alla Nutella dopo la rottura di una relazione o dopo un triste pomeriggio di viaggio in treno.

SPUNTI PER SCRIVERE…
E tu cosa mangiavi sempre da piccolo ? Qual’era il piatto che tua mamma ti cucinava quando voleva tirati su di morale ?“. Ecco un paio di domande in grado di aprire le classiche lunghe discussioni a ritroso nel tempo, quando ci si trova a tavola con amici o parenti e si inizia a raccontare. E’ da conversazioni come questa o da curiosità come quella che vi abbiamo descritto, che potete trovare spunti anche per scrivere un racconto proprio sul cibo, e chissà… magari spedirlo al concorso nazionale di scrittura Liberi di Scrivere