Dopo che per anni hanno irrigato i campi della provincia milanese, dopo l’incontrollato inquinamento industriale degli anni ’60 e ’70 e dopo le polemiche, i disastri ambientali, le esondazioni e chi più ne ha più ne metta, finalmente Milano, e tutto l’hinterland, sembra aver riscoperto l’importanza delle sue vie d’acqua.
Dalla nuova Darsena passando per il Naviglio Grande e il Martesana fino ad arrivare al Lambro, sembra che i milanesi abbiano riscoperto la bellezza di convivere con l’acqua. Infatti, proprio quello che qualche lustro fa era considerato da molti uno dei fiumi più inquinati d’Italia (il Lambro appunto) sta cercando, non senza fatica, di ritornare quel corso d’acqua che Petrarca soprannominava “Limpidissimo fiume” (“Lambro” deriva infatti dal Latino “Lambrus” che significa lucente, limpido).
Proprio per questo i Consigli Comunali di Milano, Monza, Brugherio, Cologno Monzese e Sesto San Giovanni hanno approvato, ognuno nelle rispettive sedi, la “Convenzione per la promozione e gestione coordinata del Parco Media Valle Lambro”. Ora sarà possibile, da parte dei 5 Sindaci, sottoscrivere la Convenzione e inoltrare, alla Città Metropolitana di Milano e alla Provincia di Monza Brianza, la richiesta di riconoscimento del nuovo perimetro del Parco, con gli ampliamenti milanesi e monzesi.
Il nuovo parco si snoderà lungo il fiume a partire dai confini del capoluogo brianzolo fino a Cascina Gobba per un totale di 6,6 milioni di metri quadri, rendendolo uno dei parchi tra i più grandi d’Europa (qui tutte le info e le mappe). L’idea nella testa del Presidente Luca Ceccattini è quello di estenderlo a nord fino al canale Villoresi mentre a sud fino ai confini del Parco Agricolo Sud Milano.
L’acqua vista duqnue sempre più come elemento da salvaguardare e tutelare e non più soltanto come bene da sfruttare; sicuramente Expo e l’attenzione a tutto ciò che nutre noi e il pianeta ha portato a una maggiore sensibilizzazione sull’argomento e arrivati a questo punto la domanda sorge spontanea: che sia questa una delle eredità tangibili che l‘Esposizione Universale potrà lasciarci?
MATTEO OCCHIPINTI