COLOGNO
UNA VENTINA AL PRESIDIO ANTI SFRATTO DI IERI MATTINA

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Mentre dalle 08.30 di ieri 17 luglio, Villa Casati era chiusa al pubblico e pattugliata da Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia Locale, sul prato di Via Mazzini i manifestanti del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio sono arrivati a partire dalle 09.10, formando in mezz’ora un capannello di una ventina di persone pronte a dirigersi all’ Ufficio Case di Via Petrarca.

Il presidio indetto dal gruppo milanese che da tempo porta avanti la battaglia contro gli sfratti nel comune di Milano, è stato organizzato a Cologno dopo i fatti dello scorso giovedì, quando una famiglia egiziana è stata sfrattata da un appartamento Via Toscana 15. A seguito dei fatti di quella mattina (il racconto qui), cui sono seguiti arresti e processo per direttissima al Tribunale di Monza, il Comitato è tornato a Cologno per ottenere dall’amministrazione, e in particolare dall’Assessore alla partita il Vicesindaco Cerioli, una soluzione per Ahmed, sua moglie e i tre figli.

Davanti agli uffici comunali di Via Petrarca sono arrivate le richieste: “Ahmed chiede di poter trovare una soluzione abitativa temporanea dove stare mentre trova un altro alloggio -hanno spiegato dal Comitatoo comunque un posto in cui riunirsi con la moglie e i tre figli, attualmente ospitati in una stanza d’albergo di fortuna che da oggi non sarà più disponibile”.

L’uomo egiziano con due attivisti del gruppo, ha cercato di recarsi negli uffici comunali per esporre le sue richieste o parlare con l’Assessore competente. Nonostante la struttura fosse aperta al pubblico ieri mattina, le Forze dell’Ordine hanno sbarrato l’accesso ai tre: “Assurdo, è una scena patetica questa -hanno detto i due rappresentanti del Comitato in colloquio in Via Petrarca con il Comandante della Polizia Locale Moiolinon permettete l’ingresso ai cittadini che chiedono di entrare in un luogo pubblico in orari di ufficio, è assurdo, e state impedendo anche al signor Ahmed di conferire con i responsabili”. 

presidio01Dalla sua il Comandante ha rilanciato consentendo l’accesso solamente all’uomo di origini egiziane coinvolto nella vicenda: “Peccato solo che lui voglia avere accanto qualcuno che gli spieghi bene e con calma tutto ciò che gli verrà detto -hanno continuato dal Comitato- da solo è inutile che entri”. 

Nulla di fatto in Via Petrarca dunque, dove il Comandante Moioli è rimasto fermo sulle sue posizioni: “Non si trattava di singoli cittadini arrivati qui per un’esigenza, ma di manifestanti riconosciutisi come tali, che per tanto non sono autorizzati ad entrare negli uffici comunali in orario di servizio a creare disordine -ha spiegato- se il Signor Ahmed avesse voluto entrare da solo, avrebbe potuto farlo perché l’ italiano lo parla e lo comprende bene”.

Ma il Comandante della Locale di Cologno non si ferma a questo, e ribadisce “l’ indifendibilità della situazione. Tre anni fa al signor Ahmed venne dato un alloggio temporaneo di 6 mesi poiché dove risiedeva non era più in grado di pagare l’affitto. Dopo quei sei mesi, visto che non trovava una soluzione alternativa, gli si propose un affitto agevolato a 300 euro al mese, che il signore rifiutò restando nell’appartamento per altri tre anni senza pagare. Gli fu proposto anche un anticipo per un futuro affitto qualora avesse trovato un’altra soluzione abitativa, ma anche questa possibilità svanì. Il Comune ha proceduto alle vie legali dunque, e dopo sei accessi dell’Ufficiale Giudiziario, il Tribunale di Monza ha reso esecutivo lo sfratto”

Anche il Comitato porta con sé la storia di Ahmed, della quale dicono: “Senza soldi alcuni, con una moglie e tre figli e nessun introito lavorativo, è impossibile accettare qualsiasi proposta o cercare soluzioni di alloggio -ribadiscono i manifestanti- Non si è trattato di rifiutare le offerte, ma di non avere i soldi nemmeno per sostenere quelle spese. Ora che il lavoro è tornato, vi era la possibilità concreta di accettare proposte alternative e queste stava chiedendo Ahmed”. 

Il presidio è rimasto vigile sino alle ore 12.00 in attesa di una risposta dell’Assessore Cerioli, distribuendo volantini e intervento da un megafono per illustrare le ragioni della protesta e spostandosi nuovamente nella sede ufficiale di Villa Casati: “Nessuno si è degnato di rivolgerci parola o di rispondere al telefono alle nostre chiamate -hanno concluso gli attivisti del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggiosiamo stati rimbalzati telefonicamente da un ufficio all’altro fino a quando qualcuno dall’altra parte riagganciava. Ora faremo di tutto per trovare una soluzione alternativa”. 

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