Si sa, l’arte non si discute, il gusto è personale, e si fa prima a criticare che a fare. Tutto questo è vero, come è vero che poche cose sono state sulla bocca dei carugatesi ultimamente, come lo è stato l’Albero delle Luci, da poco restaurato e inaugurato sabato 4 luglio nel corso della Notte Bianca (qui).
Come “opera unica nel suo genere, antesignana a molte altre realizzate negli anni a venire in molti comuni italiani, in Francia e in Germania“, il cedro del Libano reso oggetto d’arte dall’ Architetto Claudio Onorato, è stato da poco inserito nel circuito delle opere artistiche di EXPO 2015, e per questo le sue luci si coloreranno di giallo e verde proprio per richiamare l’alimentazione e l’energia per al vita, centrali nell’ambito dell’Esposizione Universale.
Ma com’è nata l’idea di questa opera ? Tutto iniziò con l’amministrazione di Carlo Zorloni: “La pensata di questo albero ci è venuta in fase di ristrutturazione del complesso del municipio -ha spiegato l’ex sindaco durante l’inaugurazione del 4 luglio- In una foto ho visto la foto di questo cedro morto nei lavori di rifacimento, così ho pensato di trasformarlo in qualcosa che durasse nel tempo, mettendo l’arte e la cultura al entro della nostra storia, anche se con un minimo di spesa. Sono orgoglioso che sia andata così”.
E proprio la spesa, quella di ristrutturazione in questo caso, è stata al centro di molte polemiche sollevate da cittadini e opposizione. “Rimettere a nuovo un’opera importante e di livello come questa, che dopo 15 anni stava presentando diversi problemi così come accade proprio alla materia viva, si era reso necessario e ha richiesto un impegno economico proporzionale alla portata dell’opera così com’era stata concepita all’inizio -ha spiegato il Sindaco Gravina– ma i conti fatti dalle opposizioni non sono esattamente fedeli al vero. In totale abbiamo speso 30.000 euro, almeno 8.000 euro in meno rispetto a quanto sostiene la Lega, e non è poco”.
Se sulle spese si possono aprire discussioni, sul effettivo valore artistico ogni parola è puramente opinione. Salvador Dalì non era particolarmente apprezzato ai suoi tempi e Van Ghog vendette più da morto che da vivo.
Al momento, ciò che si conosce dell’effettiva caratura estetica dell’ Albero delle Luci, è contenuto sia nel suo valore simbolico di oggetto architettonico, scultoreo e di design, che conserva la memoria di 150 di storia carugatese (tanti ne aveva l’albero quando è morto, il che lo fa risalire ai tempi delle Ville Patrizie come quella del Municipio appunto), sia nei procedimenti di ristrutturazione avvenuti con tecniche mutuate da millenarie tradizioni giapponesi, che utilizzano l’oro liquido per saldare i frammenti di metallo o la ceramica.
“La pratica nasce dall’idea che dall’imperfezione e da una ferita possa nascere una forma nuova di perfezione estetica -hanno spiegato dall’ Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Milano- Nel nostro caso specifico sono state rivestite di foglia d’oro tutte le ghiere metalliche, che erano completamente arrugginite, e le parti del tronco o delle branche ammaloratesi nel tempo, a sottolineare che l’intervento in oggetto è un intervento di ordine funzionale estetico filosofico”.
Nel processo di ristrutturazione che ha coinvolto circa 40 addetti ai lavori, oltre alle ghiere metalliche è stato rimesso a punto l’intero impianto luci, che ora mostra lampadine colorate e a led che con una durata superiore rispetto a quelle tradizionali (circa 50.000 ore) consentirà un notevole risparmio energetico e un abbattimento dei costi di manutenzione.
Forse ciò non basterà per placare il disappunto di alcuni, ma dal punto di vista della ricchezza culturale e artistica, i riconoscimenti verso l’opera iniziano ad arrivare anche oltre confine.