Prosegue la campagna di delocalizzazione produttiva della Candy che, dopo aver deciso di spostare la gran parte della produzione in altri paesi (Cina e Repubblica Ceca in primis), ha annunciato un piano di riorganizzazione dello stabilimento di Brugherio.
Riorganizzazione che è sinonimo di esuberi; sono infatti 340 quelli previsti per l’impianto brugherese, l’ultimo ancora attivo in Italia dopo la chiusura, nell’ultimo decennio, degli stabilimenti di Cortenuova, Erba e Santa Maria Hoè.
Il Comune e l’RSU si sono da subito attivati per organizzare un primo incontro (svoltosi ai primi di Luglio) con i vertici dell’azienda, di proprietà della famiglia Fumagalli, e hanno cercato di mettersi in contatto con Roma affinché da subito il Governo potesse farsi carico della situazione. “Abbiamo quindi fissato un secondo incontro – ha dichiarato in una nota il Sindaco di Brugherio Marco Troiano – per venerdì 24 luglio, alle ore 17.00, presso la nostra sala consiliare per cercare di coinvolgere anche gli altri enti locali interessati. Abbiamo invitato l’Assessore Regionale alle Attività produttive, ricerca e innovazione Mario Melazzini, il Presidente della Provincia Gigi Ponti, l’Amministratore unico e il Direttore generale di AFOL Monza e Brianza e i 25 Sindaci dei Comuni che hanno almeno 5 concittadini che lavorano nello stabilimento di Brugherio. Sarà una nuova occasione per condividere un percorso di attenzione e sensibilizzazione, anche verso il Governo, in grado di scongiurare gli annunciati esuberi.”
Ma davvero produrre all’estero porta grandi vantaggi all’azienda? Secondo una ricerca del quotidiano l’Espresso, un elettrodomestico prodotto in Cina ed immesso nel mercato europeo costa all’azienda circa 20 euro in meno di uno prodotto in Italia; una cifra irrisoria visti i prezzi di vendita al dettaglio di lavatrici ed altri elettrodomestici, ma che diventa un guadagno importante per una azienda come la Candy che fattura quasi 900 milioni di euro all’anno.
MATTEO OCCHIPINTI