COLOGNO
DOPO LO SFRATTO DI GIOVEDI’ SCORSO, PROBABILE PRESIDIO QUESTO VENERDI’

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Nella mattinata di giovedì 9 luglio, la famiglia del signor Ahmed, migrante egiziano, è stata sfrattata dalle Forze dell’Ordine di Cologno e Sesto San Giovanni intervenute insieme all’ Ufficiale Giudiziario nell’appartamento di Via Toscana 15 dove viveva con moglie e tre figli. Davanti ai cancelli dell’appartamento, quella mattina era stato organizzato un picchetto anti sfratto da militanti milanesi del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio. Sei di loro sono poi stati arrestati, e due denunciati a piede libero per resistenza.

Questi sono i dati incontrovertibili assegnati alla cronaca.
Ciò che è accaduto in quella concitata mattinata però, ciò che riguarda la situazione economica della famiglia egiziana, e ciò che ha portato agli arresti, è tutto oggetto di più interpretazioni in queste ore, dove a fronte di una prima ricostruzione mandata in stampa anche dal quotidiano nazionale “Il Corriere della Sera“, sono arrivati comunicati da parte degli arrestati che gettano luce diversa sull’accaduto.

LO SFRATTO
Rispetto allo sfratto in sé, il primo cittadino Angelo Rocchi riassume la vicenda spiegando: “In questo caso le Forze dell’ Ordine hanno solo applicato la legge ed eseguito l’intervento come atto dovuto -ha detto- Questa famiglia occupava abusivamente da oltre 4 anni una casa comunale, senza aver mai pagato nulla nonostante gli siano state date possibilità, e si sia usato nel tempo anche pazienza e buon senso senza che gli stessi dessero un segnale diverso. Il padre ha un reddito ufficiale e regolare di cui è possibile avere informazioni chiedendo agli uffici comunali competenti, quindi non aveva nessun titolo di occupare abusivamente una casa che ora sarà assegnata ad altri secondo legge.”  Fa appello quindi a documenti comunali ufficiali e alla legge il Sindaco, respingendo ogni strumentalizzazione “come quella messa una otto dai manifestanti. Sono comunque situazioni spiacevoli perché ci sono di mezzo famiglie e bambini, ma il rispetto della legalità resta una priorità“.

Dalla loro, i membri del Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio, arrivati a Cologno perché a conoscenza diretta della vicenda di Ahmed, iscritto da tempo a SiCobas, hanno precisato: “La sua storia è la storia di migliaia di persone, che perdono il lavoro e non riescono più a pagare l’affitto -si legge nel comunicato- Ahmed era riuscito a ritrovare un lavoro ed era quindi disposto a trovare un accordo per il pagamento rateale del suo debito ed ottenere un contratto nuovo basato sul suo nuovo reddito. Ma il comune di Cologno Monzese, così come moltissimi altri, fa orecchie di mercante e ha deciso che lo sfratto sarebbe stato eseguito, senza possibilità di appello”. Per il Comitato si tratterebbe quindi di morosità incolpevole, e non abusivismo prolungato negli anni. 

Il punto su cui insistono particolarmente, è il tentativo di trovare e proporre un accordo con le autorità comunali, tentativo che si sarebbe messo in atto cercando di raggiungere la sede del Comune dopo un picchetto organizzato che ha fatto slittare lo sfratto di due ore.

GLI ARRESTI
E’ a questo punto che divergono completamente le versioni riportate da “Il Corriere della Sera” nell’articolo del 10 luglio 2015 (qui) e quella emessa in un comunicato ufficiale dal Comitato milanese. Stando alla ricostruzione riportata da quotidiano, che è poi quella maggiormente circolata in paese, i militari sarebbero stati aggrediti in Via Toscana dai manifestanti, che a seguito della rissa sarebbero stati arrestati.

“Non condivido chi strumentalizza questi fatti -ha ribadito Angelo Rocchicome coloro che erano a manifestare e cercavano di vanificare il lavoro difficile delle Forze dell’ Ordine e dei nostri uffici, che ringrazio. So che otto manifestanti sono stati fermati dai Carabinieri, e probabilmente ci saranno dei validi motivi”.

Ciò che è stato testimoniato dai diretti interessati, arrestati per resistenza e lesioni e poi processati dal Tribunale di Monza, e rilasciati con obbligo di firma giornaliero, è una realtà che non diverge solo nei fatti ma anche nei luoghi e nelle modalità. “Avevamo deciso di recarci direttamente in comune, a fare pressione ed imporre che dopo lo sfratto si trovassero delle soluzioni concrete per Ahmed e la sua famiglia -hanno raccontato- lungo la strada per il comune una delle auto viene fermata, e con un pretesto i Carabinieri aggrediscono verbalmente e fisicamente i solidali, provocando e decidendo di fermare otto persone e portarle in caserma senza un chiaro motivo. Non c’è stata nessuna rissa ma la precisa volontà delle Forze dell’Ordine di costruire ad arte un episodio su cui ricamare sopra arresti e denunce”. Va detto che, diversamente da quanto emerso inizialmente in città, non vi era nessun giovane colognese presente al presidio o tra gli arrestati.

LA MANIFESTAZIONE DI VENERDI’ 17
Lo scorso anno, ci fu il caso eclatante della famiglia italiana sfrattata in Via Einaudi, che si mise a protestare davanti ai cancelli del Comune, presidiando con brandine per giorni il piazzale davanti a Villa Casati. La situazione trovò nelle prime ore una solidarietà indiscussa nei colognesi, che si adoperarono per trovare una soluzione. Poi si scoprì che vi era una situazione diversa alle spalle dello sfratto e che la famiglia era possidente di più di un’abitazione su suolo italiano.

La sede comunale di Via Mazzini 9, sarà teatro di un’altra manifestazione, organizzata appunto dal Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio, che per venerdì 17 luglio alle ore 09.00 hanno indetto un presidio “per esigere che venga data a Ahmed e la sua famiglia una soluzione reale”.

Le procedure comunali sono comunque state portate avanti, e forte di alcune documentazioni legali che avvallerebbero la scelta dello sfratto secondo la legge, l’amministrazione guarda vanti: “Rintracciando un fatto positivo, c’è da dire che avremo un’abitazione in più per la nostra gente” ha concluso Angelo Rocchi.