Immagine di copertina presa da Sky TG24 che ne detiene tutti i diritti
“Siam scampati a 2 valanghe scese da Pumori e Nutse dopo 1 scossa di terremoto forte. Stiam bene, stanchi e ammaccati ma bene..il campo fa paura. Ci son 200 persone bloccate al c1 e c2. Oggi qualche elicottero è volato ma non abbastanza. C’è una striscia bianca dove la valanga ha spazzato. Noi siam dei miracolati, c’è materiale sparato ovunque lontano centinaia di metri. Tende distrutte, tavolini distrutti lanciati sui seracchi e la terra continua a tremare. Ogni rumore ci fa saltare. Oggi son stati evacuati i feriti e il campo è pieno di cadaveri che abbiamo impacchettato o coperto… Un disastro”
Lo scriveva ieri 26 aprile Annalisa Fioretti, l’alpinista e pneumologa carugatese partita con la Lhotse Expedition 2015 per il Nepal lo scorso 6 Aprile (qui), per tentare di raggiungere la vetta del Lhotse e lanciare le basi di un progetto medico e solidale, e ora bloccata in un campo base a 5830 metri di quota, a seguito del terribile sisma che ha sconvolto e distrutto la regione nepalese.
Stando alle sue ultime notizie, risalenti alle ore 4.00 italiane di oggi 27 aprile, altre scosse più lievi hanno colpito la zona, ma lei e i compagni si stanno preparando comunque per provare a scendere.
Sabato mattina 25 aprile, quando il terremoto più forte degli ultimi 80 anni ha colpito la regione con scosse del 7.9° grado della scala Richter, provocando sino ad ora almeno 3200 morti e 6500 feriti (fonte CNN del 27 aprile 2015), Annalisa si trovava al campo base dell’ Everest da dove parte il sentiero per l’ Ice Fall diretto al c1, una delle zone più devastate dal sisma. Le sue tende erano però in un punto particolarmente riparato, e per questo lei e i compagni di spedizione sono rimasti colpiti solo di striscio.
Ciò che si è parato davanti agli occhi della carugatese una volta uscita dalla tenda, è stato però uno spettacolo di devastazione e morte: “L’ho sentita subito la mattina, mi ha rassicurato -ha dichiarato Luca Guzzi, il marito della Fioretti– ma ha parlato di tende e attrezzature spezzate e lanciate a centinaia di metri di distanza, e di molti più cadaveri di quanto non avessi sentito io dalle news, compresi alcuni sherpa e alpinisti rimasti travolti nella seraccata che conduce dal campo base al c1.”
In quanto medico, Annalisa ha cercato di prendere parte ai soccorsi immediati sul campo, sebbene inizialmente vani senza l’arrivo degli elicotteri, poi sopraggiunti nella giornata di ieri a recuperare i feriti più gravi.
“Difficile dimenticare chi ti chiede di aiutarlo col cervello che cola… E tu gli fai un sorriso, lo bendi e vai avanti perché attorno ne hai altri 10 che ti chiamano…” ha detto Annalisa, che siamo riusciti a sentire di sfuggita poco fa tramite social.
La situazione resta gravissima e tesa nella regione nepalese, dove il sisma con epicentro a 80 chilometri dalla capitale Kathmandu, sta continuando a mettere paura. Anche per questo Annalisa, con i compagni di spedizione, in queste ore sta tentando di ridiscendere a Periche o Thiengboche e via via prepararsi per il rientro nella capitale, dato che la risalita pare essere definitivamente compromessa.
Ancora non si sa quando potrà tornare in Italia, e molto dipenderà dalla situazione che troverà scendendo verso Kathmandu, gravemente distrutta e colpita anche nel suo cuore culturale oltre che umano, con il crollo di alcuni dei siti patrimonio dell’UNESCO più importanti al mondo. Il Tribhuvan International Airport di Kathmandu intanto, è ancora chiuso.
Anche lo scorso anno Annalisa aveva rinunciato alla vetta del Lhotse a seguito di uno sciopero degli Sherpa seguito alla morte di alcuni di loro (qui), e l’amarezza al rientro era stata tanta, così tanta da convincerla a ritentarci quest’anno e a riempire questa missione con un progetto umanitario, assistenziale e medico di vitale importanza per quella valle: riaprire il piccolo dispensario e renderlo operativo formando infermieri locali e rifornendolo di medicine, creando anche una sorta di tenda medica itinerante che raggiungesse i punti più isolati della zona.
Ora quella zona è stata salvata dal disastro, ma il resto del paese è lacerato in ogni suo fianco.
Se abbiamo imparato a conoscere davvero Annalisa e la sua forza, siamo sicuri che una volta tornata tra le braccia della sua famiglia, e nel paese che la sta aspettando con affetto, il suo pensiero non sarà distante da una popolazione così provata, e che il suo progetto umanitario forse cambierà obbiettivo, ma probabilmente sarà ancora più centrale per quella regione alla quale non mancherà di far arrivare il suo sostegno anche a distanza.
Chiunque voglia seguire le notizie su Annalisa e restare aggiornati sulla situazione, può fare riferimento alla pagina Facebook ufficiale della spedizione “A 8000 metri e oltre.”
Qui sotto un video postato su youtube, che mostra in presa diretta una valanga abbattutasi sul campo base dell’ Everest il 25 aprile