Il 10 febbraio in tutta Italia si celebra il “Giorno del ricordo” a memoria dei cinquemila italiani massacrati in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia tra il 1943 e il 1945.
La data a cui si riferisce è quella del 10 febbraio 1947, quando entrò in vigore il trattato di pace con cui le province di Pola, Fiume, Zara e parte delle zone di Gorizia e di Trieste, passarono alla Jugoslavia.
Cernusco la commemora sabato 7 febbraio alle 16.00 in biblioteca con la conferenza: “Profughi d’Europa alla fine della guerra mondiale”, tenuta da Luigi Gananpini, già ordinario di Storia Contemporanea all’ Università di Bologna, direttore della Fondazione dell’Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea. In quest’occasione saranno ricordate le vittime del massacro delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata.
Il “Giorno del ricordo” non è solo dedicato alle vittime delle foibe, ma anche alla grande tragedia dei profughi giuliani: 350 mila costretti all’esodo, a lasciare case e ogni bene per fuggire con ogni mezzo in Italia dove furono malamente accolti.
Nel 1996 è stato Luciano Violante del Pci, all’epoca Presidente della Camera a infrangere il muro del silenzio e a invitare a una rilettura storica degli avvenimenti. Appello ripreso dal leader della destra Gianfranco Fini e poi dal presidente della Repubblica Ciampi.
E’ stato poi un altro ex Pci, Giorgio Napolitano, a firmare la legge con cui nel 2004 il Parlamento istituiva una giornata commemorativa per le vittime dei titini, allo stesso modo delle celebrazioni per l’Olocausto degli ebrei.
FRANCA ANDREONI