RAGAZZI FUORI DAL COMUNE
ROBERTO POGGI, 32 ANNI, CUOCO BRUGHERESE NELLE CUCINE DEL MONDO

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Ero curioso di vedere dove altri passi in quella direzione mi avrebbero portato. Se non altro mi avrebbero indotto a fare, per un po’, una vita diversa da quella di sempre” scriveva il grande giornalista Tiziano Terzani nel suo libro “Un indovino mi disse”. I suoi scritti hanno ispirato tantissime persone, stimolandole a partire per la scoperta di nuovi paesi e diversi stili di vita. Una di queste è Roberto Poggi.

Roberto ha 32 anni, è originario di Brugherio e dopo aver studiato all’alberghiero di Monza ed essere diventato cuoco, ha deciso di lasciare l’Italia. Attualmente vive in Olanda da dove ci ha spedito le foto che vedete in copertina e sotto, ma questa non è stata la sua prima meta: “Non ho una vera e propria meta fissa, ho vissuto in Germania e in Australia e lavorato in Spagna e Grecia. La nazione dove mi sono davvero sentito a casa è l’Australia, è il mio paese ideale. Sono molto aperti di mentalità, veri cosmopoliti come me”.

Tutto è iniziato nel 2000, con dei  lavori stagionali in Italia– racconta RobertoA mano a mano che acquisivo esperienza nasceva in me il desiderio di provare anche qualche esperienza all’estero. All’inizio era solo per puro divertimento, anche se ben retribuito, per imparare nuove lingue, conoscere nuove culture”. Ed è così che arriva a Goes, nella regione della Zelanda olandese, che letteralmente significa “Terra di mare”, nota meta turistica situata nella zona sud-occidentale dei Paesi Bassi.

Come si è trovato un cuoco italiano nelle cucine del resto d’Europa?
Le cucine fuori dall’Italia sono molto limitate, si sa che il nostro modo di cucinare e di abbinare sapori è unico. Il fatto che io sia un cuoco italiano mi è servito moltissimo, ed è proprio questo che mi permette di poter lavorare ovunque. In realtà però non tutta la ricchezza della cucina italiana è conosciuta, infatti appena qualcuno scopre che sono italiano, mi chiede se cucino pasta e pizza, quando le ricette e le tipologie di pietanze sono infinite. In Germania però, sono molto informati sulla cucina italiana e di conseguenza sono anche esigenti”.

Purtroppo però Roberto ha anche dovuto affrontare dei problemi relativi al suo essere lavoratore straniero. 
L’Olanda è il paese dove ho sofferto più discriminazione in assoluto, ad essere sincero non me lo aspettavo, visto che è spesso descritto come un paese aperto e multiculturale. Ad esempio, un giorno sul lavoro ho chiesto spiegazioni per la mancata retribuzione di alcune ore in busta paga. Nonostante lavorassi in un’azienda con 300 dipendenti e una fatturato da 10 milioni l’anno, si è presentato il capo in persona che mi ha fatto capire di restare al mio posto senza lamentarmi troppo, perché venendo da fuori lo stipendio era così e basta.”

Essere un lavoratore straniero in un momento di crisi, è complesso anche per i nostri giovani migrati fuori confine:
“Ma in fondo tutto il mondo è paese
-continua Roberto- come in Italia puoi trovare persone aperte oppure ottuse nei confronti degli immigrati, così capita in ogni nazione. Comunque l’importante è che qui il mio lavoro mi permette di avere uno stipendio adeguato alla mia esperienza e continuità lavorativa, nonostante la crisi che ha colpito anche il settore della ristorazione”.

Insomma, alti e bassi che fanno parte del gioco. Un gioco che però non esclude del tutto il rientro a casa.
Quando lavoro all’estero sono appagato sotto molti aspetti, ma diciamo che l’idea di volermi costruire una vita in Italia non manca mai. Adoro viaggiare e vedere posti nuovi ma adoro ancora di più il mio Paese. So che per il momento tornare non è possibile, ma sono fiducioso che prima o poi le cose cambino”.

Ma lavorare all’estero e superare così la crisi che blocca i giovani nel nostro paese, non è l’unico scopo del 32enne brugherese, che coltiva anche un desiderio: “Nonostante i numerosi spostamenti in giro per il l’Europa, il mio sogno più grande resta ancora irrealizzato per il momento: un percorso di sei mesi senza prendere alcun aereo. Un po’ come fece nel 1993 Tiziano Terzani, i cui libri mi hanno molto stimolato”.

Tra lavoro e sogno, vedremo se Roberto resterà tra i fornelli olandesi o qualche altro nuovo paese lo attende…

Se vi siete persi i primi appuntamenti della rubrica sui nostri “ragazzi fuori dal comune”, potete trovarli qui:
la storia di Matteo, carugatese a Dubai, e di Iman, diciannovenne da Agrate a Londra.

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