Mai come in questo caso, il dibattito sulla libertà d’espressione, di satira e di pensiero, si cala direttamente da una dimensione mondiale ad una locale.
La recente immagine della Giunta colognese che posava con il cartello “Je Suis Charlie” (io sono Charlie; ve ne abbiamo parlato qui), in solidarietà alla strage di Parigi del 7 gennaio, è stata modificata con programmi di fotoritocco, e diffusa su Facebook in più di una variante mirata a criticare l’operato di Sindaco e Assessori a mo di sberleffo.
“E’ stata pubblicata sui social network con l’intento palesemente denigratorio, sia nei confronti delle persone che delle rispettive forze politiche di appartenenza -ha dichiarato Sinistra Colognese in un Comunicato Stampa Ufficiale– Questa squallida iniziativa, ripresa da alcuni movimenti politiche e politicanti locali, che ha palesemente l’obiettivo di irridere e denigrare gli attuali amministratori, rappresenta unicamente il basso livello culturale e politico di coloro che l’hanno prodotta”.
Il fotoritocco ha riguardato proprio la scritta sul cartello tra le mani della Giunta, dove subito a seguito della frase “Je Suis” (Io sono), la parte successiva è stata cancellata e sostituita da frasi come “ipocrita”, o ancora, “quello che tagliato 200 tigli”, mentre sul petto di assessori e primo cittadino, è stato aggiunta la specifica sul partito di appartenenza.
Siamo in quell’ormai celebre campo della libertà di espressione, nel pieno del dibattito attuale che si chiede:
“ha un limite tale libertà ? Deve stare entro certi confini di rispetto?” o come ha detto più recentemente Papa Francesco: “Non deve prendersi scherno delle religioni“, e a questo punto, chiediamo noi: “E delle persone?“.
Nel nostro piccolo, ci va di pensare convinti che limiti non debbano essercene, ma che forzando la mano alla provocazione, si debba accettare a propria volta che altri se ne risentano, disapprovino, manifestino la loro contrarietà anche pubblicamente.
Ovviamente, non c’è bisogno di dirlo, con lo stesso strumento della penna e della parola, o con eclatanti pubbliche proteste pacifiche, ben lontano da forme di violenza di qualsivoglia genere.
E così ha fatto la Sinistra Colognese, che a seguito della diffusione delle immagini diventate virali su Facebook, ha commentato:
“Forse i promotori di questa iniziativa tentano di mascherare la loro incapacità di produrre analisi e proposte in ambito amministrativo locale, affidandosi a messaggi sensazionali, denigratori, palesemente infondati, con l’obiettivo di trarne qualche misero consenso elettorale -ha spiegato Stefano della Torre, portavoce di Sinistra Colognese– Si tratta di piccoli uomini e piccole donne che non si sono, forse, nemmeno resi conto che oltre che offendere quelli che reputano nemici (e non semplici avversari) hanno offeso anche la stragrande maggioranza dei cittadini colognesi che si sono riconosciuti nel gesto della Giunta e, soprattutto, i morti di Parigi, ma anche quelli (di cui troppo poco si parla) della Nigeria“.
Le elezioni saranno in primavera, e questo pare essere il clima nel quale si appresta ad entrare la campagna elettorale.
“Prendiamo atto con viva preoccupazione dell’imbarbarimento e dell’immiserimento dell’azione politica di alcuni movimenti e partiti e delle relazioni tra singoli e forze politiche” sottolinea Sinistra Colognese, che esprimendo solidarietà alla Giunta conclude: “dichiariamo piena disponibilità al confronto serrato su tutte le problematiche politiche amministrative, possibilmente senza l’uso strumentale e sensazionale derivante da tragedie come quelle di Parigi”.
In conclusione ci va di ricordare queste parole:
“Non sono d’accordo con quello che dici, ma mi batterò sino alla morte affinché tu abbia piena libertà di poterlo dire”.
Questa è una frase spesso attribuita a Voltaire, ma più probabilmente scritta da un’autrice britannica in un libro che proprio di Voltaire trattava, e che illustra bene il pensiero di chi vi sta scrivendo.
La libertà di pensiero deve essere “senza se e senza ma“, come recitava un motto contro la guerra di qualche anno fa, ciò non toglie che alcune realizzazioni di questa libertà, così come ogni parola che pronunciamo, ogni frase che scriviamo su Facebook, ogni pensiero e presa di posizione che esprimiamo nella quotidianità, possa risultare di cattivo gusto per qualcuno in certe occasioni, suscitare sdegno e offesa, o allo stesso modo incontrare approvazione e plausi.
Accettando la libertà d’espressione, accettiamo implicitamente la libertà di critica. Ed entrambe hanno diritto di essere.