Si è sviluppato nella tarda serata di ieri 4 gennaio e inizialmente ha fatto pensare ad una situazione drammatica con possibili vittime. All’arrivo dei Vigili del Fuoco però, l’incendio divampato alla Club House del Tennis Cigni di Via Papa Giovanni XXIII nella notte passata, si è rivelato senza conseguenze alle persone.
Poco si sa ancora sulla natura del rogo, ma c’è chi non si da pace, ed è Stefano Facchi, per oltre vent’anni gestore e amministratore unico della Società Cigni Sport S.r.l.: “Certo questa vicenda è il frutto della scelta scellerata del sindaco Mario Soldano di condannare quella struttura all’abbandono pur di realizzare la sua vendetta politica nei miei confronti“.
Parole forti dunque, che si spiegano facendo un passo indietro nel tempo.
La famiglia Facchi ha avuto storicamente la concessione di gestione del centro per una trentina d’anni sino al 2014, quando questa non fu rinnovata.
In concomitanza con questo, la città stava vivendo altri fatti politici ormai noti, e tempo fa proprio Stefano Facchi, che milita inoltre tra le file del PD, ci raccontava di come la lunga storia col tennis Cigni, sia andata rompendosi proprio quando sua sorella Ilde, dipendente comunale a Cologno, divenne volto chiave nell’indagine Clean City che portò agli arresti dell’ ex Vicesindaco Raffaele Cantalupo e dell’Assessore all’Edilizia Maurizio Diaco (qui).
Da qui il senso delle parole di oggi sulla “vendetta“.
Il 30 giugno scorso, dopo un braccio di ferro durato mesi, l’amministrazione è rientrata in possesso della struttura procedendo con lo sgombero e il cambio della serratura. Da allora, dopo una prima bocciatura del ricorso presentato dalla famiglia, si è ancora in attesa del parere definitivo del TAR e del dibattimento in merito a tutta la vicenda.
Nel frattempo, in attesa della riassegnazione del bando ad una nuova società, le proposte della famiglia Facchi per il centro non sono mancate.
Tempo fa, proprio Stefano propose di mettere a disposizione la struttura, sino d oggi ancora in disuso e senza una nuova gestione, per l’emergenza profughi, ma non solo: “Bisogna però che si sappia che abbiamo, protocollata, una lettera con la quale mesi fa comunicavamo al comune la nostra disponibilità a gestire gratuitamente l’impianto svolgendo la funzione di controllo e di guardianaggio fino a che non fosse assegnato il nuovo bando -ha sottolineato Facchi- Questo proprio per impedire che il centro sportivo scivolasse rapidamente nel degrado e nell’abbandono”.
Diverse sono state anche le denunce dei cittadini in merito allo stato cui si avviava il Tennis Cigni.
Sporcizia e ingressi divelti, facilità di accesso per chiunque di giorno e di notte, hanno fatto del centro un luogo perfetto per il riparo notturno dei senza tetto, trasformando il luogo in un rifugio diurno per chiunque, senza però regolamentazione e controlli, quindi distante dall’idea di accoglienza pensata da Facchi. Tempo fa i cittadini stessi avevano segnalato la presenza di persone e di cani all’interno, e proprio un animale fu sequestrato dai Carabinieri.
“Oggi siamo a questo punto -Ha concluso amaramente Stefano Facchi dopo l’incendio della scorsa notte- e credo che qualcuno debba assumersi le proprie responsabilità“.
Sempre a proposito di incendi, nelle notti precedenti sono state bruciate diverse auto sotto i palazzi di Via Pirandello.