Sono trascorsi 28 anni dal disastro nucleare che colpì la centrale di Chernobyl. Molti pensano che il fatto sia da consegnarsi alla storia, e alla cronaca del tempo.
Non è così, e per questo l’Associazione Progetto Chernobyl Carugate ha indetto e organizzato accuratamente per il 12 settembre, il 1° convegno nazionale dedicato alle famiglie ospitanti e ai comitati.
“Chi crede che i problemi siano finiti, purtroppo si sbaglia -ha dichiarato il Vicepresidente del Comitato carugatese Tiziano Peraboni– Questo incontro serve proprio a sensibilizzare famiglie e cittadini, a far comprendere loro come la situazione in quelle zone sia ancora critica e bisognosa di sostegno e azioni concrete. I bambini si ammalano quotidianamente e alcuni contraggono tubercolosi; le famiglie risentono ancora dei danni subiti dalla dispersione di radiazioni, e anche per questo il percorso di risanamento che i piccoli svolgono in Italia attraverso i comitati, diventa essenziale per loro“.
Eh già, le famiglie.
Le famiglie carugatesi e non, quelle che si mettono in gioco attraverso l’ospitalità dei piccoli bielorussi, e soprattutto quelle che vorrebbero iniziare farlo, troveranno materiale estremamente interessante e coinvolgente nel convegno di venerdì prossimo alle ore 21.00 presso l’Auditorio della BCC Carugate Inzago.
La Dottoressa Hatalskaya dell’ Università di Minsk, spiegherà l’importanza dei viaggi per il recupero salute di tutti questi bambini, mentre il Professor Comodo, della Facoltà di medicina all’Università degli Studi di Firenze, illustrerà la formazione sanitaria delle famiglie accoglienti, forse uno dei nodi cruciali di tutto il percorso. Importantissima sarà anche la testimonianza del Dottor Carrara, Dirigente di Fisica Medica all’Istituto dei Tumori di Milano, che racconterà la sua esperienza nel “sarcofago”, quella cupola di protezione del reattore 4 della centrale di Chernobyl, reattore che ancora rilascia sostanze tossiche, e che quindi comporta ancora rischi e malattie per la popolazione.
“Forse non basteranno altri cento anni per sistemare il problema di questa gente una volta per tutte, e chissà quante generazioni ancora avranno bisogno del sostegno dei comitati per percorsi di risanamento -ha commentato Triziano Peraboni– per questo è davvero fondamentale informarsi, prendere contatto con queste realtà e accettare la sfida importante di fare qualcosa per gli altri, per aiutare questi bambini che sonno il futuro del loro paese, a prendere in mano la loro vita come persone sane”.