Novità riguardo alla travagliata storia dell’ex Sisas.
Il Comune di Pioltello ha deciso di costituirsi parte civile nel processo, la cui prossima udienza si terrà oggi, 15 Luglio, presso il Tribunale di Milano.
“A pochi giorni dal mio insediamento è partito il processo che ci auguriamo possa chiarire le responsabilità dei singoli– ha dichiarato il sindaco Cristina Carrer – Ora siamo a fianco della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Ambiente, amministrazioni erariali, Regione Lombardia, Greenpeace e del proprietario di un immobile che sorge a pochi metri da una delle discariche in cui sarebbero stati depositati i rifiuti pericolosi in arrivo dalla ex Sisas”.
L’INCHIESTA
L’inchiesta, portata avanti sin dal 2010 dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, ha visto accusati Luigi Pelaggi, ex commissario straordinario della bonifica dell’area, l’amministratore unico della Daneco Impianti Bernardino Filipponi, l’ingegnere Claudio Tedesi, Francesco Colucci, presidente del gruppo a capo della bonifica, Fausto Melli e Luciano Capobianco, ex responsabili della direzione dei lavori, tutti imputati per truffa, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi e gestione illecita di tonnellate di rifiuti non pericolosi.
LA STORIA
La delicata questione riguarda appunto l’ex Sisas di Pioltello Rodano, grande polo chimico industriale di 330 mila metri quadrati, uno dei luoghi più inquinati d’Italia. La zona, con le sue 80mila tonnellate di rifiuti industriali, tra cui 50mila terribili tonnellate di nerofumo, dal 2001 richiedeva un intervento di bonifica e si fece quindi una gara d’appalto con l’intento di mettere in sicurezza la salute dei cittadini e del suolo.
Dopo un primo appalto finito male, nel 2010 l’allora premier Silvio Berlusconi decise di decretare lo stato d’emergenza.
Luigi Pelaggi, capo della segreteria tecnica dell’allora ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, venne nominato commissario straordinario. Secondo le indagini della Procura di Milano, Bernardino Filipponi avrebbe consegnato a Pelaggi 700 mila euro per agevolare lo smaltimento dei rifiuti tossici.
Arrivavano gli ottimistici risultati della bonifica, a quanto pare portata avanti con virtuosismo: in realtà, cambiando le etichette dei rifiuti pericolosi, questi erano stati classificati come rifiuti “meno pesanti”, e quindi portati a smaltire in impianti non adatti e non autorizzati, meccanismo che permetteva alla Daneco di guadagnarci, mentre a rimetterci era la salute ambientale.
“E’ evidente che la questione è di carattere nazionale– ha concluso il sindaco di Pioltello– ma è nostro dovere porci in condizione di tutela, soprattutto per quanto riguarda l’ambiente e la salute dei cittadini, beni preziosi che intendiamo difendere in ogni sede”.
SARA MOLTENI