Auditorium affollato quello dell’Atrio di Carugate, per l’incontro di sabato con il romanziere pisano Marco Malvaldi, che ha parlato del suo ultimo libro “Argentovivo”, e di molto altro. A mediare l’incontro, come sempre, il bibliotecario cittadino Corrado Alberti.
Introducendosi, Malvaldi si è scherzosamente definito, “l’Hakan Sukur della Sellerio”, in paragone con Andrea Camilleri, poiché come lui utilizza il dialetto per caratterizzare i personaggi dei suoi libri.
Si comincia parlando dei vecchietti “investigatori” del BarLume. Dopo la lettura di un brano ad opera del gruppo Teatro-tempo, la prima domanda fatta all’autore è sulla’ ispirazione che ha generato questi personaggi. “Due dei cinque vecchietti sono presi da un libro della commedia dell’arte, e rappresentano il cinico e lo sputa sentenze. Gli altri tre sono ripresi da figure realmente esistite. Ampelio, ritratto edulcorato di mio nonno Varisello, completamente sincero, non ipocrita. Il secondo è Aldo, un augurio, ovvero come spero di essere io a 80 anni. Mentre il terzo, Massimo Viviani, è il ritratto di un barista che ho incontrato”.
Dai racconti del BarLume è stata tratta una fiction per Sky, di cui Malvaldi non sembra pienamente soddisfatto. “Purtroppo non è riuscita come mi sarei aspettato. Da una parte la malattia dell’attore Carlo Moni ha un po’ funestato le riprese; dall’altra la sceneggiatura, anche a causa della mia inesperienza, è uscita forse un po’ fiacca”.
Si è passati quindi ad “Argento vivo“. “La trama è incentrata sul furto dell’ultimo romanzo di uno scrittore famoso, che non ha salvato nemmeno una copia. Un informatico trova in un portatile rubato e dal manoscritto riconosce chi è l’autore, ma non piacendogli ciò che ha letto inizia a fargli telefonate anonime”.
“A dir la verità la trama è opera di mia moglie -prosegue- che ha approfittato di un fatto accadutomi davvero: mio figlio ha rotto il pc con cui scrivo. All’editore è piaciuta”. Nel libro vi è anche una sotto trama, il racconto di un matematico che ricerca la bellezza nella musica, e rappresenta la dignità della ricerca delle scienze pure.
Dopo aver parlato del ruolo fondamentale dell’ editor all’interno delle case editrici, si è arrivati infine alle domande selezionate dal gruppo di lettura IncrociARTI, dalle quali è emersa una verità legata al successo di Malvaldi nelle lettere: la scelta di trasferirsi a vivere in campagna. Proprio questo cambio di vita, pare infatti aver aiutato l’autore nella scrittura. “Lì si è più tranquilli. Però la privacy non esiste ed è normale incontrare personaggi fuori dall’ordinario. Inoltre è più facile vedere come si relazionano le persone. Tipica è la situazione del bar, dove le informazioni seppur in maniera superficiale riescono ad arrivare ovunque”.