L’avevamo lasciata entusiasta e in procinto di partire per l’ascesa alla 4° vetta più alta della terra, il Lhotse.
Ma la tragedia del 18 aprile, la valanga sull’Everest che ha ucciso 18 guide alpine, di cui molti Sherpa, ha avuto pesanti ripercussioni sulla società nepalese che lavora in alta quota, e così Annalisa Fioretti e la sua spedizione, sono rimasti fermi al campo base per alcuni giorni, in stallo completo, senza possibilità di proseguire la risalita.
L’Everest condivide con il Lhotse un campo base, ed è estremamente vicina alla cima che Annalisa avrebbe dovuto raggiungere. Gli Sherpa però hanno incrociato le braccia per ricordare i morti, ma non solo, per protestare ufficialmente contro il governo, chiedendo migliori condizioni lavorative e più sicurezza per le guide alpine professioniste. In tutto questo discorso che pare giustificato da ogni punto di vista, in realtà si nascondono dinamiche che sembrano essere più complesse e meno limpide e giustificabili, a partire dagli atteggiamenti tenuti dalle spedizioni commerciali, che forti di ingenti capitali, da giorni risalgono la montagna con elicotteri, mentre gli alpinisti professionisti vengono costretti a rinunciare: “Ho capito che qui il Governo non prende posizione -scrive Annalisa- i Doctors vogliono garanzie dal Governo e quindi fanno braccio di ferro rifiutandosi di salire, ma impediscono anche a chi vuole di farlo e soprattutto han convinto tutti gli sherpa a non salire. Proviamo a formulare un piano per salire solo noi due, ma le risposte sono chiare: sarebbe una specie di affronto agli sherpa! E li avremmo tutti contro.”
Quindi la spedizione sul Lhotse non sarà portata a termine, ma l’alpinista carugatese e il suo gruppo non demordono, e stanno pensando di spostare la destinazione verso una montagna della valle del Khumbu, una delle cime più affascinanti e belle esteticamente, l’Ama Dablam. Tutto però potrebbe essere vano a causa della ferrea burocrazia, che prevede permessi governativi per poter scalare, e loro al momento hanno solo il permesso per il Lhotse. Per tanto si attendono notizie da Annalisa per sapere se questo viaggio, frutto di duro allenamento e fatica, potrà tradursi in qualcosa di proficuo:
“Abbiamo le mani legate da una situazione sicuramente non corretta -conclude la carugatese- Perché salire potresti, ma di fatto non puoi, ma siccome ufficialmente il governo non ha chiuso la via della risalita, non ti cambiano nemmeno il permesso! Mesti ce ne torniamo al campo… io pensando ai miei sponsor, agli allenamenti, a tutto ciò che gira attorno a una spedizione… il Lhotse ci aspetta l’anno prossimo… manterranno la promessa?”