Alte tre famiglie sgomberate dagli alloggi di Via Einaudi.
Questo è accaduto nella mattina di giovedì 10 aprile, quando su richiesta di INPS, proprietaria dello stabile, e dopo un’ordinanza del Tribunale di Milano, le forze dell’ordine hanno sgomberato tre appartamenti.
Le tre famiglie finite in strada, da anni occupavano abusivamente i locali in cui risiedevano, non si tratterebbe quindi di sfratti per morosità, ma di veri e propri sgomberi ordinati dai proprietari degli edifici.
LE FAMIGLIE SGOMBERATE
I nuclei famigliari finiti senza un tetto, vivono situazioni problematiche. Un uomo malato terminale, un altro con la necessità di continua ossigenazione, e una con tre minori per i quali la situazione sta diventando insopportabile. “Non avevamo altra possibilità che occupare. Abbiamo più e più volte chiesto di regolarizzare la nostra posizione, ma non ci sono mai arrivate risposte -avrebbero ripetuto più volte gli inquilini secondo quanto riportato da NordMilano24 – Adesso dove andremo?”
LA POSIZIONE DI UNIONE INQUILINI
In una nota, l’ Unione Inquilini ha commentato una vicenda che da tempo tormenta la città, puntando il dito sia contro l’amministrazione, sia contro la proprietà: “L’amministrazione non ha predisposto nessuna iniziativa per garantire un ricovero agli sgomberati, nonostante siano nelle condizioni previste dal Regolamento Regionale per ottenere un’assegnazione in deroga. Gli alloggi sono stati sgomberati senza un obiettivo di recupero e resteranno vuoti insieme ad altri venti inutilizzati da decenni”. Nella nota inoltre, l’ UI ribadisce la convinzione dell’inutilità dello sgombero: “La vertenza nazionale con l’Inps (ex Inpdap) prevede la regolarizzazione degli occupanti come soluzione per garantire certezza abitativa alle famiglie e per consentire alla proprietà il pagamento degli affitti commisurati al reddito e soprattutto delle spese condominiali che fino ad oggi l’Inps ex Inpdap ha pagato con soldi pubblici senza nessun corrispettivo. Allora perché lo sgombero?”
LA RISPOSTA DELL’ ASSESSORE AI SERVIZI SOCIALI GIOVANNI COCCIRO
L’assessore Cocciro risponde a tono alle critiche mosse, e ci tiene a fare chiarezza: “Innanzitutto ribadisco che l’amministrazione non può impedire una decisione del genere, perché non ha voce in capitolo. In secondo luogo tengo a ricordare che tutte le famiglie che si rivolgono ai servizi sociali del nostro paese, sfrattati perché con difficoltà economiche, o con rilevanti problemi sociali, vengono tutte, e dico tutte, sostenute e seguite. Delle tre famiglie in questione, solo una si è rivolta a noi negli anni per avere un sostegno che non abbiamo mai negato“. Giovanni Cocciro tiene a sottolineare la differenza tra sgomberi e sfratti: “Qui non si tratta di gente in ritardo con l’affitto, ma di persone che hanno occupato abusivamente una struttura. Ci sono situazioni simili a questa dove alcune famiglie da 37 anni non pagano per l’abitazione in cui risiedono illegalmente”. Rispetto ai criteri di assegnazione di un alloggio popolare, o alla regolarizzazione degli occupanti, Cocciro risponde così: “Ci sono leggi sulla privacy che mi impongono il riserbo sulle vicende famigliari delle persone, ma posso dire che un aspetto essenziale per ottener l’alloggio popolare, è il fatto di non avere altri possedimenti di immobili su territorio nazionale. Evidentemente questo fondamentale criterio è venuto meno. Inoltre, per gli abusivi, la legge prevede la possibilità di rimettersi in lista per un alloggio popolare, solo dopo 5 anni dalla data dell’occupazione abusiva”.
LA SITUAZIONE DAVANTI A VILLA CASATI
Al momento davanti alla sede comunale, Carabinieri e ambulanze hanno lasciato il posto alla Polizia Locale. Davanti ai cancelli sbarrati del palazzo, alcuni degli sgomberati restano accampati in attesa di parlare con qualcuno dell’amministrazione, in attesa di avere una soluzione abitativa, o un’accoglienza momentanea. Tende e brandine sono posizionate sull’asfalto, e intanto si sono uniti alla protesta, anche altri inquilini che hanno attraversato questa situazione, tra cui residenti di Via Pirandello.