Si è tenuto lunedì 14 aprile presso l’Auditorio del Centro Socioculturale Atrion di Carugate, l’incontro “Se son rose fioriranno”, fortemente voluto dalla consigliera comunale, ed ex assessore alle Pari Opportunità e Cultura, Wally Franceshin, per discutere la proposta di Sinistra Unita di istituire un “Registro delle unioni civili”.
Nell’occasione, a cui hanno partecipato in buon numero anche vari membri del consiglio comunale di Carugate, inclusi quelli di opposizione, sono intervenute Anita Sonego, Presidente della commissione Pari opportunità del comune di Milano, e Maria Rosaria Iardino, consigliera comunale meneghina e Presidente di Donne in Rete onlus.
LA PROPOSTA
“La proposta di SU -ha detto Wally Franceschin– è quella di aderire al cammino aperto dal Comune di Milano per far fonte ad una situazione che non vede ancora tutti i cittadini aventi eguali diritti. Il nostro nostro capoluogo infatti, seguendo gli esempi di Torino e Napoli, ha istituito il Registro nel luglio 2012″ Maria Rosaria Iardino sottolinea inoltre che: “Si tratta di un registro molto particolare, poiché frutto di una mediazione tra tutti i partiti politici, e solo nel primo anno di attività ha visto l’iscrizione di 800 cittadini, ed è ora in numero crescente”.
LE UNIONI CIVILI E IL REGISTRO
Ma che cos’è il Registro delle unioni civili?
Come recita il manifesto dell’iniziativa, “le unioni civili definiscono le forme di convivenza tra due persone, legate da vincoli affettivi ed economici, che non desiderano o sono impossibilitate ad accedere all’istituto giuridico del matrimonio”. Citando la delibera n. 30 del 26 luglio 2012 del Comune di Milano: “L’impegno che il Comune si assume è quello di tutelare e sostenere le unioni civili (sia omo che eterosessuali), al fine di superare situazioni di discriminazione e favorirne l’integrazione nel contesto sociale, culturale ed economico del territorio”.
DOVE INTERVIENE IL REGISTRO
Le aree tematiche entro le quali gli interventi sono da considerarsi prioritari sono:
casa, sanità e servizi sociali, politiche per i giovani, genitori e anziani, sport e tempo libero, formazione, scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione, ed infine trasporti.
Veniamo ora alle motivazioni che hanno spinto anche altri comuni lombardi ad avanzare questa proposta. Come spiega Anita Soneg: “Il punto di partenza non è ideologico, poiché già sottoscritto dal nostro stato con il Trattato di Lisbona, ma comporta una dato di fatto sulla situazione reale del nostro paese. Si tratta insomma di dare a chi non ha senza togliere niente a nessuno. È bene ricordare che l’Italia è l’unico Stato membro dell’UE a non avere ancora legiferato in merito ai diritti e doveri delle coppie di fatto, di fronte, dati Istat alla mano, a più di un milione di unioni di questa natura”.
Proprio nel merito dell’assenza di una legge nazionale, il Registro va incontro a dei limiti, ossia l’impossibilità di superare la capacità di delibera che né i comuni né le regioni sono in grado di estendere. Cosa, questa, che tra il pubblico ha destato l’idea che in fondo si tratti solo di un modo “per ottenere diritti nella sfera personale e privata invece che collettiva, come accade invece col matrimonio”. “Ma il Registro – ha risposto Iardino– è anche un modo per chiedere, partendo dal basso, la regolamentazione dei diritti e sopratutto dei doveri delle coppie di fatto”.
Per maggiori informazioni relative al Registro in vigore nel Comune di Milano, visitare la pagina web dedicata