PIOLTELLO ELEZIONI
UN CAFFE’ CON SIMON GAIOTTO

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Pioltello

è una città complessa: 35mila abitanti con un reddito medio pro capite di 12mila euro annui, il più basso dei comuni della Martesana. Il secondo comune con la più alta percentuale di Cittadini Stranieri nella Provincia di Milano.

Lo sa bene Saimon Gaiotto, trentaseienne candidato sindaco della coalizione di centrosinistra, fresco di vittoria alle primarie contro lo sfidante Rosario Berardi. Una vittoria schiacciante a fronte di una partecipazione altissima, superiore addirittura a quella delle primarie delll’8 dicembre scorso, quando in ballo c’era l’elezione del segretario del PD.

Numeri da capogiro che fanno dimenticare, almeno per un secondo, la ragione per cui Pioltello è stata chiamata alle urne con due anni di anticipo: l’arresto del sindaco Concas per una brutta storia di appalti truccati. Un sindaco apprezzato dai suoi concittadini, tanto da averlo riconfermato a furor di popolo tre anni fa in quello che dava tutta l’impressione di essere un avvicendamento inarrestabile di amministrazioni di centrosinistra, giunte ormai al ventesimo anno consecutivo di mandato.E che Pioltello abbia subito il fascino di un certo operaismo di sinistra, lo testimoniano la falce e il martello con cui qualche vandalo ha impregnato il piazzale color cotto della stazione.

E’ qui l’ appuntamento per un caffè con Saimon Gaiotto, giovane dai modi gentili e tanta voglia di ripartire dopo il brusco stop della scorsa consiliatura. Sposato, appassionato di libri con un amore per “Il Piccolo Principe”, poliglotta e con una formazione umanistica, da assessore ai Servizi Sociali della giunta Concas ha conosciuto le realtà più difficili e da queste ha voglia di ripartire come sindaco. “Usciremo con un manifesto delle cose da fare nei primi 100 giornispiega- Una delle primissime cose che voglio capire è la questione degli sfratti, delle famiglie in difficoltà, perchè conoscendo la mole di lavoro che interessa questo settore, so che cinque mesi di interruzione di gestione politica sono un bel peso”. Ma è da quello che vorrebbe fosse il primo atto da sindaco, che traspare tutto il dramma del passato recente: “Mi piacerebbe che Pioltello ritornasse a far parte di Avviso Pubblico, l‘associazione di enti locali che lavora per costruire un senso civico contro l’infiltrazione mafiosa. Noi, con l’arresto del sindaco, siamo stati sospesi e vogliamo chiedere immediatamente la riammissione per far capire da che parte stiamo. Chi pensa di prendere i voti attraverso l’illegalità, chi si muove in questo sottobosco, è nemico non solo del centrosinistra, ma di Pioltello.

Per capire come questo giovane sia arrivato dopo otto anni da assessore e cinque da consigliere ad aspirare alla poltrona di sindaco, bisogna partire da lontano. Da quando, ancora bambino, la sua famiglia si è trasferita da Sesto San Giovanni a Pioltello. Una famiglia di lavoratori attenti al sociale: “Mia madre era impegnata nella scuola –racconta- mio padre, invece, è stato uno dei fondatori della polisportiva dell’oratorio.” Ed è qui che comincia l’impegno del piccolo Saimon prima come catechista, educatore e poi nel consiglio pastorale della parrocchia di Seggiano. Un cattocomunista vecchia maniera, verrebbe da pensare. “Non so se si possa parlare di quello; ho preso la mia prima tessera di partito, il PDS, che avevo sedici anni e ancora facevo il liceo classico. Sono stato eletto per la prima volta in consiglio comunale, sempre col PDS, che di anni ne avevo ventuno. Ogni volta che mi sono candidato sono stato eletto… –gongola- Con la formazione che mi ha dato la parrocchia, l’impegno politico è venuto di conseguenza. Ho fatto cinque anni da consigliere che mi sono serviti per conoscere la macchina amministrativa e poi sono diventato assessore ai servizi sociali, delega importante e complicata in una città come Pioltello. E’ per questo che il mio partito, dopo il primo mandato, mi ha chiesto se non fosse il caso che mi prendessi una pausa, che continuassi a fare l’assessore, assumendo deleghe diverse. Sono io che ho insistito per continuare il percorso che avevo cominciato.

Un impegno che lo coinvolge profondamente, la conoscenza degli ultimi e dei loro bisogni come fulcro della sua amministrazione: “Se devo fare il sindaco per cinque anni, mi piacerebbe che ogni cittadino si sentisse rappresentato da una persona che guarda a lui e non alle proprietà dei terreni, ai metri cubi, alla gestione col bilancino degli interessi. Vorrei una città che si progetta non solo con gli architetti, ma con le persone secondo le loro esigenze . Il suo proposito è quello che a Pioltello siano gli stessi cittadini a valutare il livello di soddisfazione dei servizi comunali e dello stesso sindaco: “Vorrei chiamare delle persone da fuori, fuori dalla politica che guardino alla mia attività, al mio stile, se mi monto la testa perchè sono diventato una persona importante, e che annualmente facciano una relazione pubblica. Ho visto troppi sindaci montarsi la testa e perdere il contatto.


Per quale ragione crede che i cittadini pioltellesi dovrebbero tornare a dare fiducia al centrosinistra, dopo quello che è successo con Concas?. “Questo è l’oggetto della nostra campagna elettorale: far ritornare la fiducia in noi a chi giustamente potrebbe averla persa. Non appena ho saputo quello che era successo, sia chiaro, anche io sono volato dalla sedia

Si immagina ci fosse un rapporto molto personale tra lei e Concas…
Assolutamente e non lo nego. Chi nega le amicizie è un mezzo uomo. Se penso alla quantità di cose che abbiamo messo in campo in questi anni, al modo in cui abbiamo cambiato la città: 40 km di pista ciclabile, due scuole materne, la raccolta differenziata al 40%, la caserma, il cinema, il polo sanitario, siamo tra i 100 comuni più virtuosi d’Italia, nonostante le enormi difficoltà della nostra città..i nostri diciassette anni sono lì che parlano.

Quindi nessuna umiltà, nessuna autocritica?
Intanto abbiamo scelto il nostro candidato sindaco attraverso le primarie e la partecipazione è stata altissima perchè si sa che, e anche la magistratura lo segnala, quello di Concas è stato il gravissimo errore di un singolo.”

Però qualcosa dev’essersi rotto, dev’essere andato storto, se si è arrivati a questo punto..
L’ex sindaco ha fatto un errore gravissimo, forse ancor più grave del fatto di essersi preso dei soldi, ossia superare il limite nel rapporto con gli imprenditori, con alcuni interessi. I soldi pubblici valgono doppio dei soldi privati, perchè vengono tolti a qualcuno. I fornitori, quindi, quando incontrano me devono sapere che non sono inseribile in nessun libro paga.”

E che garanzia può dare ai suoi concittadini in questo senso?
“Io mi sono sposato da poco, qui ho casa e ho deciso di far crescere i miei figli. Quello che posso dire è che voglio lasciare una città migliore per loro, che possano anche avere un papà che ha governato male ma che lo ha sempre fatto in modo corretto e trasparente.”

Ha ambizioni politiche per il suo futuro?
 “Anzitutto voglio fare il sindaco per un mandato. Poi ragioneremo con tutte le forze politiche se sarà il caso di farne un altro. Considero cinque anni un periodo sufficiente per dimostrare se si è in grado o meno di fare le cose, tra cinque anni vedremo. Se penso a un mio incarico superiore, penso a quello di papà che poi è un vero doppio incarico. Spero di diventarlo presto..”

 


Parliamo ora di politica nazionale. A pochi minuti da qui, a Cernusco, c’è un sindaco, Eugenio Comincini, dichiaratamente renziano. Lei ha prima sostenuto Bersani e poi Cuperlo e rappresenta l’altra ala del Pd. Come giudica quello che sta accadendo in questa fase politica?
Sapevo di perdere quando ho sostenuto Cuperlo, ma sono forte di una mia coerenza che è una garanzia anche per chi mi guarda dall’esterno. Io però sono iscritto al Partito Democratico e un secondo dopo che finisce una fase congressuale io tifo per chi ha vinto e in questo caso ha vinto Matteo Renzi. Quindi sostengo il segretario nazionale e sostengo anche il segretario provinciale, Bussolati, che non avevo sostenuto al congresso. Mi pare di aver ricevuto sempre lo stesso sostegno da parte di tutti.”

Quale errore crede che abbia fatto il PD di Bersani, forse non ha cercato di affrontare sfide nuove? Forse si è rivolto troppo all’esistente?
Chiunque nella tornata elettorale dello scorso anno, tra Grillo e Berlusconi, sapeva che l’alternativa migliore per governare il paese fosse Bersani. L’errore di quella classe dirigente lì forse è stato quello di credersi troppo autosufficiente nei nuovi inserimenti.

Saimon Gaiotto non ama la rottamazione, lo dice chiaramente. Non apprezza il personalismo incarnato dall’idea dell‘uomo solo al comando, ma non nasconde una certa ammirazione per il piglio innovatore di Renzi. “Quando ho visto Berluconi venire nella sede del Pd per discutere della riforma della legge elettorale ho provato un’irrefrenabile goduria. Non l’ha incontrato ad Arcore o a Palazzo Grazioli, ma l’ha fatto venire nella sede del Pd a discutere con noi. E gli ha fatto prendere anche un bel po’ di fischi…”

Sembra molto più vicino a Renzi di molti Renziani di stretta osservanza: “Forse avrebbe dovuto studiare meglio le modalità istituzionali con cui si è arrivati alla formazione del suo governo; il cambio di passo era necessario ma si poteva fare senza trattare le istituzioni come la camera da letto del Pd. Questi modi e metodi mi allontanano da Renzi, la sua personalizzazione del dibattito politico. Renzi è comunque un’occasione che non va sprecata e per questo va sostenuto con forza e convinzione.