E’ cronaca recente l’acutizzarsi in modo assai preoccupante della questione Ucraina, uno dei maggiori paesi fornitori, assieme all’Algeria, di idrocarburi, di cui si rifornisce anche l’Italia. Può sembrare una situazione lontana da noi, e soprattutto dalla Martesana, ma non è così. Vediamo perché assume sempre più rilevanza comprendere ciò che sta accadendo.
Dal 12 giugno 2013 la Regione Lombardia ha concesso all’industria americana MacOil Spa, un permesso di ricerca per l’estrazione di gas e idrocarburi sul nostro territorio, permesso valido fino al giugno 2019. La suddetta società ha tempo un anno dalla concessione del permesso per individuare due pozzi di trivellazione, e una volta individuati saranno solo due i comuni coinvolti.
Attualmente i comuni interessati nella ricerca solo in Lombardia sono 37, di 5 diverse province: Milano, Lodi, Monza, Bergamo, Cremona. L’area coinvolta tocca da vicino la nostra zona, perché va da Pessano con Bornago a Bussero, da Masate a Gessate, da Cernusco sul Naviglio a Pioltello, da Vignate a Melzo, da Trucazzano a Cassano d’Adda, da Rivolta a Cavenago, e contempla al suo interno anche parchi naturali come quello dell’Adda sud, non tutelato a livello legislativo per l’ambito della ricerca.
Da un punto di vista ambientale vi sarà una occupazione di suolo pari a circa 19000 metri se si considerano complessivamente le aree di parcheggio di autocarri, gli impianti di lavorazione e trasporto di gas, l’area che ospita la trivella e le vasche di smaltimento dei rifiuti petroliferi. Da valutare sarà inoltre il problema dell’inquinamento atmosferico, in quanto i fluidi e le acque reflue, consentono l’evaporazione nell’atmosfera di sostanze dannose come il torio il radio e l’uranio, che provocano danni alla salute a breve e a lungo termine. Oltre al consumo di suolo verranno indubbiamente impiegate anche molte risorse idriche per la rimozione di fanghi industriali e per mantenere fredda e lubrificata la testa di perforazione della trivella. In questa operazione preliminare di ricerca dei due pozzi non è prevista la valutazione dell’impatto ambientale. Da un punto di vista occupazionale questo tipo di attività necessità di operai specializzati quindi non accrescerà in modo incisivo il livello di impiego locale.
Le suddette problematiche, non trascurabili, sono state messe in primo piano da alcuni movimenti locali sorti per protestare contro l’avanzamento dei lavori. In particolare si sono dimostrati attivi i movimenti NoTriv e Martesana Libera, preoccupati dal forte impatto ambientale che già hanno avuto le infrastrutture della Tem e della BreBeMi. Entrambi i comitati stanno promuovendo una campagna di sensibilizzazione e informazione nei comuni limitrofi, organizzando assemblee pubbliche ed iniziative come quella che si terrà sabato 19 aprile alle 14,30 nella piazza del Millepiedi di Melzo, da cui partirà una biciclettata che attraverserà i terreni devastati per terminare davanti ad una trivella già attiva da anni nel comune di Settala.
Dopo una prima fase di ricerca se effettivamente dovessero trovarsi luoghi idonei all’estrazione seguirà la seconda fase, quella di concessione di coltivazione per giacimenti di idrocarburi. L’iter operativo è cadenzato da diversi step ma prevede nel suo procedere operazioni invasive e impattanti per l’ambiente. In Italia questa tipo di attività viene ulteriormente incentivata grazie alla franchigia che vige a livello tassativo per le industrie insediate, senza che il tutto venga bilanciato dall’obbligo di una compensazione ambientale.
Articolo di: Aurora Lanzi