Sono state due serate con grande affluenza di pubblico, ma di sicuro quella di venerdì sera, all’insegna del confronto tra genitori e psicologi, ha lasciato il segno con la testimonianza di Bruno Pizzul, ospite d’eccezione dal mondo del giornalismo sportivo.
LO SPORT NON E’ EDUCATIVO DI PER SE’
A introdurre la serata è stato Don Simone Arosio, Vicario Parrocchiale che da quattro anni si occupa dell’Oratorio di Carugate, che ha detto ai presenti : “La pratica sportiva ha sempre più un ruolo preponderante nella vita dei ragazzi. Non è importante solo per motivi di salute fisica, ma anche per motivi educativi. Purtroppo, lo sport non è educativo di per sé, esistono anche molti comportamenti scorretti e diseducativi, anche da parte dei genitori.”
LA PERFEZIONE CHE NON C’E’
Su questa linea di pensiero è intervenuto il Dottor Pinuccio Sgrò, psicologo dello sport, che ha evidenziato i diversi approcci del genitore allo sport: il “super-protettivo“, terrorizzato che il figlio si faccia male; il “coach” che dispensa mille indicazioni tecniche; quello pieno di troppe aspettative, “Ma soprattutto -ha sottolineato Sgrò- c’è un’altra categoria di genitore: il genitore perfetto. Ed è quello che non esiste. L’errore più grande comunque, è quello di rivedere nel proprio figlio se stessi, comportamento che può essere estremamente dannoso per i ragazzi”.
L’INTERVENTO DI BRUNO PIZZUL
Il noto giornalista sportivo ha voluto mettere a disposizione i suoi quasi sessant’anni di frequentazione del mondo del calcio per condividere con i genitori alcune riflessioni. Riflessioni sì di un professionista, ma anche di un genitore e nonno, che ha posto l’accento su come sia importante non perdere di vista la dimensione di gioco e di divertimento, “La regola numero uno è la seguente: il ragazzo che inizia a fare sport ha il diritto di non diventare un campione“. Troppo spesso, secondo Pizzul, le scuole calcio e i media propongono lo sport super professionistico come unico modello di riferimento. Pizzul ha ricordato come i campioni nostrani siano sempre meno: “A differenza di quando i talenti erano liberi di crescere e sviluppare il proprio talento giocando in mezzo alla strada o negli oratori, senza nessun tipo di ansia da prestazione”.
COMPITI A CASA (FACOLTATIVI)
E’ toccato a Roberto Mauri, psicologo e autore del libro che ha dato l’ispirazione alla serata, chiudere l’incontro e assegnare i compiti a casa. “Lunedì scorso, nell’incontro con i coach, ho affidato loro un compito: cambiare gesto. Passare dal gesto del dito puntato, alla mano tesa e aperta, in segno di disponibilità. A voi genitori dico: bisogna sapere vincere, sapere perdere, sapere lottare, sapere controllarsi, sapere aspettare, sapere cogliere l’essenziale. Cosa vi colpisce di più di queste sei azioni? Sceglietene una e lavorateci sopra, fatela vostra.”.
articolo di: VALERIA MANTEGAZZA