“Guardi il tg scopri che hanno arrestato il Vicesindaco e dici: sei proprio di cologno!”
Le recenti vicende politiche sono entrate, con brillante auto-ironia e di forza, nella quotidianità di Facebook, anche in gruppi nati per parlare solo del passato e dei ricordi.
Noi continuando quindi il viaggio in questi gruppi social che propongono fughe nostalgia nel passato delle città.
Per Cologno un solo gruppo non era sufficiente evidentemente, e così sono nati si il classico “sei di cologno se…“, che un alternativo “non sei di Cologno se ...”. A guardare bene i due gruppi, una differenza sostanziale c’è: il primo è il classico contenitore di ricordi, di dolce malinconia, di foto e cartoline dal passato, dove forse l’età degli iscritti è medio alta. Il secondo invece, è una cosa diversa e particolare, cui fare attenzione comunque. “Non sei di Cologno se…” ha al suo interno una serie di leggende metropolitane, luoghi comuni auto-ironici, frasi che negli anni “90 soprattutto, caratterizzavano e delineavano un colognese. Questo gruppo conserva dunque quella che era l’immagine del colognese visto da fuori e, spesso, confermato dall’interno.
SEI DI COLOGNO SE
Il gruppo è nato dall’idea di Giuliana Pietropaolo, che in pochi giorni ha raccolto oltre 660 iscritti. Come accade per gli altri paesi, anche quì si viaggia sul filo della nostalgia, che si spinge sino ad anni per cui non esistono nemmeno foto a colori. C’è chi si ricorda le donne che lavavano al fontanile di Piazza Mentana, e chi non dimentica il tram che fermava in Via Roma. C’è chi riporta alla mente cinema Odeon che stava al posto dell’attuale Millepiedi, e chi ha ricordi più recenti come il Parco di Via Milano all’altezza di Viale Liguria, con un drago formato da copertoni, o il mitico bombolone mangiato alle 3.00 di notte alla Negrinelli. Compaiono foto delle scuole elementari, e qualcuno tenta di rintracciare vecchi compagni di classe, che si ritrovano spesso anche solo per un post che ricorda indimetnicabili professori delle elementari come la maestra Cassio e il maestro Dal Molin delle elementari di Via Manzoni. E poi compaiono nomi di personaggi che hanno costellato la storia di Cologno: Federico dice “Sei di Cologno se hai incontrato Serafino che ti chiedeva di accompagnarlo da qualche parte“, oppure Franco ricorda il mitico Nicola Strignano che “rimaneva bloccato nel sottopasso di Viale Lombardia con il suo motocarro a 3 ruote carico di ferrovecchio e diceva: “Guagliò, me la dai una spinta?“. E poi i ricordi del Maresciallo Del Noce e la sua Diane taroccata, o Don Gino Citterio e la sua bicicletta, e Suor Celestina di San Giuliano. I cortili, come quello del Puss Scur, il fontanile, il lago di San Maurizio, il Quartiere Stella ancora in costruzione… questi e molti altri sono i ricordi per parole e immagini che si recupernao in questo gruppo, e che hanno sorpreso non poco la fondatrice, alla quale un’iscritta che ora non abita più in città, dice: “Vorrei ringraziarla, perchè ho scoperto più cose su Cologno ora, che quando ci abitavo”.
NON SEI DI COLOGNO SE
In questo gruppo, come detto, si conserva più che altro l’immaginario comune del colognese, a volte troppo enfatizzato, a volte perfettamente credibile. Per molti anni gli abitanti di cologno erano i “tamarri“, poi diventati “zarri“, eccentrici nei vestiti, con l’andatura ciondolante. Per tantissimo tempo chi passava da Cologno controllava la macchina a vista e i parcheggi delle metropolitane erano terra di conquista per ladruncoli. Ebbene, in questo gruppo niente di tutto ciò viene sconfessato, anzi. “Non sei di Cologno se non facevi tutto il giro, metropolitane comprese, a mettere la carta nelle cabine telefoniche per ciurlare il resto alla gente“, scrive un ragazzo. Qualcuno addirittura mette un decalogo dei comandamenti del Colognese DOC, tra cui spiccano cose tipo: “Ruba allo Stato perché lo stato ti deruba” o “Fotti gli altri per primo, prima di essere fottuto dagli altri.” o ancora “i cadaveri nell’armadio nascondili bene bene“. Forse si scherza su quelle dicerie, che come dicevamo, hanno accompagnato Cologno per anni e anni. Ma qualcuno all’interno del gruppo stesso non ci sta, come Isabella, che scrive: “Siamo cresciuti e migliorati. Cosa c’è di bello nel ricordare di noi colognesi il peggio? Come il fatto di aver rubato o di essere stati violenti o scorretti e molte volte prepotenti! Se vogliamo ridere sul i nostri look tamarri ben venga… ” ma il resto proprio non lo condivide Isabella, e qualcuno come lei invece, ricorda il look e l’atteggiamento da “tamarro“. Massimiliano annota che “Non sei di cologno se non andavi in giro con il bomber con proiettili e fiammiferi nei taschini sulla spalla!” e Simona aggiunge uno stile inconfondibile: “La tipica camminata del colognese… piedi alle ore 10.10, braccia aperte e dondolamento continuo…. uè uajo com’è ?”. C’è spazio però anche quì per un paio di aneddotti e ricordi più nostalgici, come i vicini di casa di Antonella Ruggero ai tempi dei Matia Bazar, quando abitava in Via Einaudi e teneva svegli tutti mentre provava le canzoni. Oppure, c’è chi ha ricordato come “Non sei di Cologno se la mattina non aspettavi i tuoi amici alla metropolitana di Cologno Centro alle 7 e 15, per andare a scuola tutti insieme!!“. Dietro a questo gruppo c’è un ragazzo, Fabio Addario, che in poche settimane ha raccolto oltre 3700 adesioni.
ELEMENTO COMUNE
In entrambi i gruppi però, compare la stessa foto: una tigre in gabbia, che stava in una stazione di benzina in Via Milano, e che, insieme alla leonessa che “abitava” in gabbia in Via Roma, suscitava la curiosità e il terrore in ogni bambino.