Manifestare in modo pacifico e perseverare nella lotta, sono azioni che alla Nokia Siemens (ex Jabil) certo non mancano.
Il nostro giornale ha seguito dall’inizio la vicenda della Jabil e ne ha parlato in più riprese. Non ci siamo persi dunque questo ultimo passo
“Martedì scorso, durante l’ennesimo incontro al tavolo sindacale aperto con la Prefettura e l’assessorato regionale alle attività produttive – ci ha spiegato l’RSU ex Jabill, Roberto Malanca- Nokia ha reso pubblica l’intenzione di vendere l’intera area dello stabilimento della contesa: 125.856 mq comprensivi di capannoni, uffici, laboratori e una torre di prova per le comunicazioni”.
Si parla di un’area industriale alle porte di Milano, strategica per la sua posizione compresa tra importanti vie di scorrimento dell’est milanese (la Padana Superiore, la Cassanese, la tangenziale est e l’autostrada A4), ma soprattutto un centro d’impresa in contiguità con grossi attori dell’high tech internazionale e con il mondo dell’indotto informatico.
Insomma, quella oggi in vendita è un’area incredibilmente appetibile ! Prezzo di mercato: 6 milioni di euro.
Il prezzo risulta interessante e infatti, come precisa Roberto Malanca: “Da quando il comunicato è stato reso pubblico e divulgato alla stampa, abbiamo già avviato una trattativa con un investitore e ricevuto visita allo stabilimento di due delegazioni di aziende che hanno voluto mantenere l’anonimato. Per noi -prosegue- è importante che in Jabil si mantengano attività industriali, anche di diversa natura, perché per noi il lavoro e l’occupazione restano prioritari. Da qui, dunque, la collaborazione di tutti i dipendenti nella trattativa e nel trovare un investitore che voglia fare industria e non speculazione”.
“Quanto alla trattativa fallita sebbene già avanzata -ci rende noto l’RSU– si è trattato di un’azienda elettromeccanica già in attività, che stava valutando l’ipotesi di trasferire la propria sede giusto appunto a Cassina de Pecchi. Purtroppo non è andata a buon fine per un problema strutturale legato ai macchinari in dotazione, non compatibili con lo svolgimento dell’attività industriale dell’azienda”.
In questo contesto tuttavia è d’obbligo procedere con le dovute cautele perché ci son tutte le condizioni per abusare di questa opportunità a fini speculativi. A tal proposito, la Regione e la Prefettura, a livello istituzionale, fanno da supervisori sulle proposte che pervengono.
Conclude Roberto Malanca: “Ci riteniamo soddisfatti del risultato ottenuto anche perché sono anni che lottiamo per far valere i nostri diritti di lavoratori. Auspichiamo che presto si trovi un investitore intenzionato ad investire in questa sede, creando occupazione, sviluppo e reintegro per le centinaia di lavoratori che da anni presidiano il capannone.”
In questi come in altri casi di difficoltà industriale e di crisi produttiva in Lombardia, vivere alla giornata e frenare gli animi è d’obbligo. E gli ex lavoratori della Jabill ne sanno qualcosa.
VERONICA CAMBRIA